la Repubblica, 6 maggio 2018
Nobel, parla la prima molestata
Di che cosa stiamo parlando In autunno di 18 donne denunciano per molestie il fotografo Jean-Claude Arnault, marito della poetessa Katarina Frostenson, membro dell’Accademia svedese che assegna il Nobel per la letteratura. Lo scandalo porta alle dimissioni di sei accademici. Due giorni fa la decisione di non assegnare il Nobel 2018. Ieri, in un’intervista esclusiva a Repubblica Per Wästberg, presidente del Comitato del Nobel, ha chiesto scusa per quanto accaduto Dalla nostra inviata STOCCOLMA «Le scuse arrivano molto tardi e non sono abbastanza. Non bastano a risarcirci delle conseguenze di un silenzio durato decenni. Conseguenze molto gravi per molte di noi». Anna-Karin Bylund è la donna da cui tutto è partito, la donna che 20 anni fa scrisse una lettera all’Accademia di Svezia per denunciare le molestie di Jean-Claude Arnault, il fotografo presunto molestatore che ha precipitato il Nobel per la Letteratura in un pozzo nero. La sua denuncia cadde nel vuoto, inghiottita dal silenzio dei compassati accademici. Ieri nell’intervista a Repubblica il presidente del comitato del Premio Nobel Per Wästberg ha ricordato quella storia chiedendo scusa a nome dell’Accademia: «Mi dispiace». Ed è chiaro che un’ammissione del genere pronunciata dal responsabile del comitato assume il valore di un mea culpa dell’Accademia intera. «Troppo tardi», dice Anna-Karin, che ha raccontato la vicenda per la prima volta a novembre a Matilda Gustavsson del quotidiano Dagen Nyheter. A quella denuncia se ne sono aggiunte altre 17, tutte di donne importunate da Arnault. Oggi insieme stanno facendo tremare il forziere della Svenska Akademien, costretta a cancellare il premio Nobel per la letteratura e a rimandarlo al prossimo anno. Ai tempi dei fattacci Anna-Karin era un’artista ventinovenne, che aveva vinto una borsa di studio all’università: «Il mio sogno era fare una mostra. Lavoravo con i tessuti. Contattai Arnault, che gestiva una galleria d’arte, per presentargli il progetto. Lo trovò interessante e mi disse che si poteva organizzare un’esposizione. Mi invitò a casa sua e cucinò una cena deliziosa. Parlammo della mostra. Poi mi molestò». Questi i fatti, che Anna-Karin racconta con voce emozionata. Oggi è una cinquantenne, fa l’insegnante e l’artista. Di quella lettera, mandata all’Accademia perché sapeva che Arnault era il marito di un suo membro, la poetessa Katarina Frostenson, dice: «Vi raccontavo le molestie subite senza scendere nei dettagli. C’era però il mio numero di telefono e specificavo che avrebbero potuto chiamarmi per saperne di più». Allora il segretario generale dell’Accademia era Sture Allén. «Avevo sentito altre storie simili alla mia che riguardavano Arnault e volevo informare quei signori della sua bassa condotta». Anne-Karin racconta di un Arnault iroso e sarcastico di fronte alla preda che gli sfuggiva: «Mi chiamò pussy artist, per dire che la mia era un’arte da femminucce». Strano il destino, però, che a volte ribalta tutto. Oggi la protesta delle donne svedesi contro il maschilismo accademico le ha viste indossare la camicia con fiocco annodato al collo in inglese chiamata “pussybow blouse”. È la stessa amata da Sara Danius, la segretaria del Nobel costretta alle dimissioni perchè non condivideva la gestione troppo morbida dello scandalo, diventata per molte donne un simbolo di protesta. Dopo l’intervista di ieri a Repubblica, le reazioni non fanno immaginare una tregua. Quattro accademici dimissionari (la stessa Danius, Kjell Espmark, Klas Östergren e Peter Englund) hanno chiesto alla Fondazione Nobel di istituire una commissione di inchiesta per fare chiarezza su quello che è successo. Il grande interrogativo all’indomani dell’espiazione pubblica è quanto ancora debba fare l’accademia per ritrovare la credibilità. Ieri Wästberg rassicurava sul fatto che il gruppetto dei dieci accademici rimasti è già sulla pista buona per tre nuove nomine. Ma la domanda che circola nei dibattiti sui media svedesi è: ci sarà davvero qualcuno che accetterà di far parte di un’Accademia così screditata?