Il Messaggero, 6 maggio 2018
Macron, ironia e scontri per il primo anno all’Eliseo Popolarità giù di 19 punti `
Domani Emmanuel Macron compie il suo primo anno all’Eliseo, ma i francesi ribelli, quelli che non ci stanno, i sindacalisti, i ferrotranvieri, gli studenti, i delusi e gli arrabbiati, la festa gliel’hanno voluta fare in anticipo, ieri: in 40 mila (gli organizzatori della festa dicono molti di più, almeno 160 mila) hanno sfilato dall’Opera alla Bastiglia, celebrando in una specie di Carnevale, con tanto di carri, il presidente Re, il presidente Zeus e il presidente dei Ricchi: «Tout le monde deteste le macronisme!» hanno cominciato a scandire in testa al corteo, tutti odiano il macronismo!, dietro a un carro (in realtà una camionetta ricoperta di carta dorata) su cui troneggiava una corona e il pupazzo di Macron re. Seguivano Macron Napoleone, Macron vampiro, Macron dietro le sbarre.
LO SCONTRO
La Francia all’opposizione ha voluto farsi sentire cinque giorni dopo il corteo del primo maggio preso in ostaggio dai black bloc e finito in guerriglia urbana. Ieri c’è stata sì qualche intemperanza, un poliziotto è stato ferito da un proiettile (non è in pericolo), otto persone sono state fermate, qualche lacrimogeno tirato, ma alla fine ha vinto la festa come una sagra di paese che volevano gli organizzatori. Sono stati François Ruffin, deputato della France Insoumise, e l’economista Frédéric Lordon, già ispiratore delle notti bianche alternative di Nuit Début, a invitare i francesi all’opposizione a scendere in piazza per la Fête à Macron. Cortei di contro-celebrazione ci sono stati anche a Tolosa, Bordeaux, Strasburgo, Rennes. In piedi su un carro, il leader della France Insoumise ed ex candidato alle presidenziali Jean-Luc Mélenchon: «Questo è solo l’inizio», ha gridato, dando appuntamento a tutti a un nuovo corteo di protesta per il 26 maggio, promettendo «una marea umana che cambierà la storia». «Condanniamo la violenza, e prima di tutto la violenza verbale dei potenti – ha dichiarato Mélenchon – siamo qui per fare coraggio ai ferrovieri, al personale della sanità, a tutti i lavoratori». La festa è finita alla Bastiglia con le parole di Lordon: «Dov’è la legittimità? Dalla parte di chi lavora, e soffre. Dalla parte di chi resiste».
Macron ha seguito la festa da lontano, dalla Nuova Caledonia, dove ha concluso una visita in Oceania. Il suo primo anno da presidente conta già molte riforme fatte economia, scuola, lavoro, istituzioni – anche se i risultati sono ancora tutti da verificare; una forte ambizione europea, contrariata però dalle preoccupazioni interne degli alleati più forti, primi fra tutti Germania e Italia, e infine un attivismo diplomatico tanto energico nei discorsi e nelle strette di mano, quanto vago, almeno per ora, negli effetti. In un anno Macron ha perso 19 punti di popolarità, un calo fisiologico che avrebbe potuto essere anche più drastico: nello stesso periodo Hollande aveva perso 27 punti e Sarkozy 25.
GLI SCIOPERI
Fuori il clima sociale è teso, anche se le sue riforme non hanno provocato l’insurrezione che alcuni si aspettavano. I ferrovieri entrano nel secondo mese di sciopero contro la riforma dello statuto speciale, ma le proteste non hanno paralizzato il paese: dal 3 aprile e fino al 28 giugno, treni e metro regionali funzionano a singhiozzo due giorni su cinque. In ebollizione anche il mondo studentesco: a 50 anni dal ’68, continua l’occupazione di svariate facoltà per protestare contro l’introduzione della selezione per l’accesso all’università. Negli ospedali, il personale sanitario allerta su condizioni di lavoro sempre più degradate. Macron e il governo di Edouard Philippe hanno già avvisato: per vedere i primi effetti delle riforme bisognerà aspettare almeno 18 mesi. La maggioranza resta salda, anche se le prime crepe si sono viste al momento di approvare la nuova legge su Immigrazione e Asilo, considerata poco in accordo con la Francia dell’accoglienza e dei diritti umani. Macron non sembra stanco. Per niente. In una recente intervista ha promesso di continuare a riformare «allo stesso ritmo», sicuro che soltanto i risultati che arriveranno, ne è certo – convinceranno i francesi che ancora resistono al (suo) cambiamento.