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 2018  maggio 06 Domenica calendario

I funerali di Pamela Mastropietro

I funerali di Pamela Mastropietro, ieri a Roma, ci hanno a un tratto ripiombati nel clima di febbraio, quando si avvicinavano le elezioni e il caso Mastropietro, col successivo caso Traini, divennero una specie di spartiacque della campagna elettorale. Si erano fatti certi discorsi, prima dei casi Mastropietro-Traini, si fecero discorsi completamente diversi dopo il caso Mastropietro-Traini. Il caso Mastropietro-Traini ci indusse infatti a discutere in modo diverso, rispetto a prima, di italiani e migranti, di fascismo e antifascismo, di Lega e Partito democratico e Movimernto 5 stelle. Tutto dimenticato, poi, e sepolto nei cinquanta giorni di chiacchiera serviti per non formare un governo. Fino alle esequie di ieri, avvenute a più di tre mesi dai fatti e alla presenza della destra schierata più Stefano Fassina (stavolta le autorità non si sono viste), con i fiori mandati da Traini ai Mastropietro, e bene accettati dalla famiglia, e con messaggi da parte della comunità nigeriana, rinforzati dalla presenza dell’ambasciatore di quel Paese, accettati anche loro, anche se è impossibile sapere con quali sentimenti nel cuore.  

Mi ricordo e non mi ricordo, quello che di sicuro ho dimenticato è il cosiddetto clima determinato dai due fatti. Furono in definitiva due fattacci di cronaca nera, orrendi quanto si vuole, ma perché ricamarci sopra?
Il primo fatto fu il ritrovamento a Macerata di Pamela Mastropietro, 18 anni, fatta a pezzi, e con i pezzi del corpo nascosti nei suoi due trolley. A questo seguì l’arresto dei tre nigeriani e la scoperta del rituale orrendo con cui avevano sezionato il cadavere. Seguì poco dopo l’impresa di Luca Traini, 28 anni, fascista e leghista, che , sempre a Macerata, si mise a sparare dalla sua automobile sulla gente di colore che passava per strada, ferendo sei persone e diventando, per tanti italiani, una specie di eroe nazionale. Poiché si trattava di un tizio con trascorsi fascisti, si organizzarono varie manifestazioni, a Macerata e a Roma, immergendo l’assassinio di Pamela e la reazione del Traini, nel liquido indifferenziato della polemica tra fascismo e antifascismo, arnesi vecchi che non sono per definizione in grado di spiegare né gli orientamenti autentici della società attuale - il sentiment
, come dicono i colti - né i comportamenti dei vari protagonisti della vicenda, non solo Traini, ma anche quello di Pamela e quello dei nigeriani.  

Dobbiamo capire anche il comportamento dei nigeriani? Che c’è di speciale, a parte l’orrore della fine, nella fuga di Pamela dalla comunità dove doveva disintossicarsi?
Su Pamela: la droga fa ormai parte delle nostre abitudini quotidiane, la droga è un elemento della ricreazione perenne nella quale viviamo. Sui nigeriani che ieri hanno portato questo messaggio: «Preghiamo che questo atto barbarico non si ripeta e possa riposare in pace l’anima di Pamela. Siamo molto addolorati per quanto accaduto e preghiamo perchè Dio conforti la famiglia di Pamela e le dia la forza per sopportare questa irreparabile perdita». I nigeriani, cioè i disperati del sub Sahara, sono l’ultima delle quattro ondate migratorie che hanno colpito l’Italia a partire dal 1990. La prima fu quella degli albanesi, tra il 1991 e il 1993. Ricorda? La mafia albanese, il contrabbando albanese... Che fine ha fatto quella migrazione? Non esiste praticamente più, perché è cambiata l’Albania, anche col nostro contributo. Si potrebbe dir lo stesso con l’ondata successiva, quella dei rumeni. Anche di loro si parla sempre meno, anche loro risultano sempre meno pericolosi. Significa, direi, che mentre si ragiona intorno all’accoglienza nei luoghi dell’arrivo bisogna lavorare soprattutto sul luogo delle partenze. Pamela, Traini, scontano le differenze da cui il mondo è travagliato, il lusso e la ricchezza nostre, la fame e la miseria loro.  

I due casi hanno poi fatto vedere che l’Italia non è più quella che credevamo, no? Il partito che avrebbe raccolto il meglio della vecchia Dc e del vecchio Pci, cioè il Partito democratico, ridotto al 18%...
Una società allo sbando, si direbbe, simile alla testa dell’infelice Traini, un Paese che non sa darsi una guida e che sembra non possedere più gli strumenti per capire quello che le capita.  

Chi c’era al funerale?
La sindaca Raggi e il sindaco di Macerata Carancini con una delegazione della città, a Macerata è stato proclamato il lutto cittadino. I politici Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, Domenico Gramazio e Stefano Fassina. Nessun rappresentante del governo. Il prete, don Francesco, ha detto: «Pamela è tornata a casa e ora voglio stringerla in un forte abbraccio spirituale, in questo abbraccio misericordioso di Dio. Siamo in un tempo in cui gli adulti non sognano più e non sanno quindi dare speranza. Ma i nostri giovani non possono avere sogni di speranza se non ci sono coloro che li sostengono e accompagnano. Vorrei fosse questo il senso di questa celebrazione». Bara bianca, come a voler alludere all’innocenza di quella poveretta, serbata forse davvero in mezzo all’orrore che l’ha contaminata.   La madre?
«Mi manchi da morire, è un male atroce. Ci sarà giustizia, ci sarà».