Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  maggio 05 Sabato calendario

Adesso Bollorè può fare i soldi

Una vittoria del mercato? Macché, esplode lo staff di Vivendi dopo il ko all’assemblea Telecom. «La vittoria di Elliott», commenta Simon Gillham, direttore della Comunicazione di Vivendi, «è stata decisa dal fatto che la Cdp, controllata dal governo, ha votato per un hedge fund americano invece che per un socio industriale a lungo termine». «Ci domandiamo», rincara la dose il manager, «come un azionista controllato dal governo con soldi pubblici possa votare per un hedge fund americano che fa una copertura a breve del suo investimento». La risposta, probabilmente, sta nella lunga lista di conflitti con le autorità, dall’Agcom alla Consob, e con il governo che ha segnato finora l’esperienza italiana di Vivendi. Oppure, come dice un analista, nell’aver «usato Telecom come una clava per piegare Mediaset» piuttosto che come una società da gestire nell’interesse dei soci. Ma adesso? Esaurita rabbia e delusione, come agirà il gruppo francese per uscire da un cul-de-sac che minaccia di recare nuove delusioni miliardarie? La prima reazione è quella dell’arrocco. Forte del suo 24%, la quota di maggioranza relativa che garantisce al gruppo francese un rilevante potere di controllo (se non di blocco) sulla gestione, Vivendi ha subito fatto sapere che sarà vigile ed attenta «per preservare il valore di Telecom ed evitare il suo smantellamento». Tutti in trincea, insomma, ma senza perdere il contatto con Genish, l’unico punto di riferimento rimasto in Telecom dopo una sconfitta che, a giudicare dalla reazione della Borsa parigina, non è vissuta da tutti come un dramma. Il titolo Vivendi, infatti ha messo a segno un rialzo dell’1,7%, del tutto impermeabile ai rovesci italiani. Il motivo? La sensazione è che molti investitori guardino con favore alla fine dei sogni di grandeur di monsieur Bolloré, oggi alle prese con i guai giudiziari parigini. Al figlio Yannick, nuovo presidente del gruppo, toccherà inseguire un doppio obiettivo: trovare, innanzitutto, una via d’uscita dalla partecipazione in Mediaset, un investimento ormai privo di valore strategico dopo l’ingresso nella partita della rivale Sky. E, naturalmente, valorizzare l’investimento in Telecom, oggi in carico a Vivendi a 1,03 euro per azione contro un prezzo di Borsa di 0,83 euro. Cosa che potrebbe avvenire anche rimanendo in disparte e partecipando ai guadagni che Elliott tenterà di ottenere dalla società. Per carità, la strategia di Vivendi continua a farla monsieur Bollò, uno che non è abituato a tirarsi indietro. Ma Yannick potrebbe esser la carta giusta per disinnescare una partita che rischia di provocare altri grossi guai al gruppo francese, alle prese con una complicata partita giudiziaria. Sul futuro di Telecom la palla ormai è nel campo di Elliott da cui sono arrivati segnali di vario genere, non tutti coerenti con i messaggi iniziali. Sul fronte della rete, in particolare, la cessione del controllo non è più scontata ma da sottoporre alla “riflessione” del consiglio capitanato da Genish, favorevole allo scorporo ma non alla cessione. Insomma, una rivoluzione dimezzata rispetto alle prime dichiarazioni, cosa che lascia spazio ad una governance almeno in parte condivisa. Nonostante i rovesci in Italia ed i guai africani, del resto, i quattrini a Vivendi non mancano: il colosso ha messo in cantiere la quotazione di Universal, la major musicale che nel 2017 ha realizzato utili record (860 milioni): sarà “Despacito” a consolare Bolloré dei dolori italiani.