Libero, 5 maggio 2018
I guai dell’esercito tedesco
BERLINO nnnNel 2017 la Germania ha perso 19 piloti di elicottero. Per fortuna degli stessi, non si tratta di caduti in azioni militari condotte su qualche teatro estero di guerra o su qualche confine bollente. I 19 elicotteristi – su un totale di 129 – della Bundeswehr hanno più semplicemente perso il loro brevetto per non aver volato un numero sufficiente di ore nel 2017 come prescritto dagli standard internazionali. A lasciarli a terra non è stata la pigrizia ma causa di forza maggiore: un gran numero di elicotteri sono fuori uso o comunque inadatti a volare. È stato lo stesso ministero tedesco della Difesa a svelare il dato poco lusinghiero, rispondendo a un’interrogazione parlamentare della deputata verde Agnieszka Brugger. Lo stesso era successo nel 2016, con 12 piloti su 135 rimasti a terra: nel 2017 il fenomeno è semplicemente peggiorato. Non è certo la prima volta che, in anni recenti, le carenze strutturali delle forze armate tedesche fanno notizia: nella Germania postbellica si è via via diffuso un sentimento antimilitarista sfociato negli anni Sessanta e Settanta in pacifismo. La Repubblica federale tedesca è dotata di forze armate ridotte e solo in anni recenti Berlino ha cominciato a partecipare alle missioni internazionali di peace-keeping accanto agli altri Paesi europei e della Nato. Un conto è però avere forze armate contenute, un altro è averle arrugginite. Secondo Brugger, il ministro della Difesa Ursula von der Leyen «non ha ben chiara la gravità della situazione». A onor del vero, la Von der Leyen è, fra i politici tedeschi, quella da anni più impegnata nel rilancio della Bundeswehr, le cui performance sui teatri internazionali sono ben al di sotto degli standard richiesti a un gigante economico come la Germania. Non è solo una questione di prestigio: forze armate più efficienti sono necessarie quando ci si autocandida, come più volte la Germania ha fatto, a diventare il sesto membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Una scelta politica priva però di basi quando si dà una sbirciata dentro agli hangar o alle caserme della Bundeswehr. Anche l’avvicinarsi dell’instabilità politica ai propri confini, vedi alla voce Ucraina, imporrebbe ai tedeschi di dotarsi di forze armate degne di questo nome. CARRI DISARMATI Per Brugger, invece, «neppure un terzo dei nostri elicotteri più importanti è in grado di entrare in servizio». Lo scorso febbraio la stessa Bundeswehr ha ammesso di che 16 dei 72 elicotteri da trasporto CH53 e 13 su 72 della serie NH90 non possono alzarsi in volo. E c’è di peggio: mentre dall’altra parte dell’Atlantico Donald Trump chiedeva agli alleati Nato di portare le proprie spese militari al tetto concordato del 2%, Die Welt faceva circolare un documento interno delle forze armate secondo cui la Bundeswehr, chiamata nel 2019 a dirigere la VJTF (ossia l’avanguardia della NATO Response Force), non avrebbe sufficienti carri armati per le esercitazioni. Più in dettaglio, solo 9 dei 44 Leopard 2 promessi e solo 3 dei 14 Marder (mezzi della fanteria) promessi alla VJTF sarebbero disponibili. Una doppia deficienza dovuta alla mancanza di pezzi di ricambio, di mezzi economici per la manutenzione, all’assenza di equipaggiamento per la visione notturna, di abbigliamento invernale per i carristi e così via. LUFTWAFFE SENZA ALI A magra consolazione della Bundeswehr giunge la sempre peggiore dotazione della Luftwaffe. Secondo quanto diffuso in queste ore dallo Spiegel, in caso di emergenza l’aviazione tedesca disporrebbe di soli quattro Eurofighter pronti a entrare in azione, in palese violazione degli obblighi della Germania quale membro Nato. In teoria, scrive lo Spiegel, gli Eurofighter disponibili dovrebbero essere 82. Invece di noleggiare gli elicotteri dell’Adac (il soccorso stradale tedesco) per permettere ai piloti militari di accumulare ore di volo, la Von der Leyen dovrà battere cassa, e pesantemente, al ministro delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz.