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 2018  maggio 05 Sabato calendario

Morte di Ninalee, celebre per una foto

Addio alla ragazza diventata un’icona nel 1951 Jinx aveva perdonato tutti, anzi condonato tutti con un sorriso, fin da principio. Compreso «quel poveretto» che vedendosela sfilare davanti, quel monumento di ragazza, si era portato la mano giù all’inguine, «per controllare i gioielli di famiglia», dicendole qualcosa che la fotografia, per fortuna, non poté registrare. Ninalee Allen Craig detta Jinx se n’è andata il 2 maggio dopo novant’anni di vita felice, come felice era quel giorno, il 22 agosto del 1951, in cui passeggiando all’angolo di piazza della Repubblica a Firenze entrò nell’inquadratura di una delle più celebri fotografie del mondo. In verità, quella fotografia, Una ragazza americana in Italia di Ruth Orkin, è stata assai poco lusinghiera per noi italiani. Per decenni ha diffuso nel mondo il cliché del galletto nazionale, il latin-lover arrapato fischiatore da marciapiede. Gli sguardi di quindici maschi quasi tutti concentrici sull’andatura andatura maestosa dell’unica donna, la bella ameri’hana, con la sua gonna ondeggiante, i suoi sandali aperti, la sua sciarpa arancione comprata in Messico; le battute di due ragazzi in scooter, l’attonimento di un anziano, e quel gesto indiscutibilmente sconcio. Ma non per lei: «Non è affatto il simbolo della molestia sessuale, è l’immagine di una ragazza che si sta divertendo un sacco!». Ed era vero. Aveva 23 anni, era una ragazza libera, vagamente artista, arrivata da New York con un biglietto di terza classe e un budget ridicolo, per farsi il suo grand tour europeo prima di tornare a fare la maestra di scuola. Se ne andava in giro da sola, bighellonava per musei chiese e mercatini, dormiva in un alberghetto molto economico sull’Arno. Dove incontrò una come lei. Ruth Orkin, di Hollywood, era quasi coetanea, ma fotografa già navigata. Di ritorno da un reportage in Israele per Life, cercava qualche storia un po’ più leggera da vendere ai magazine americani. Consapevole che il mercato chiedeva non solo grandi storie ma, soprattutto dall’Europa, piccole conferme di luoghi comuni divertenti che raccontassero il ritorno alla normalità dopo gli orrori ancora freschi della guerra. L’anno prima, proprio Life aveva chiesto a Robert Doisneau di mostrare agli americani pudibondi la curiosa tendenza dei fidanzati parigini a baciarsi per strada: ne venne fuori la cartolina più venduta della storia. Per l’Italia, il cliché atteso era meno romantico e più ruspante. «Sei mai stata molestata dagli italiani?», chiese Ruth a Ninalee. «No, solo qualche situazione imbarazzante...». Be’, ecco l’idea. Gettare la «luminosa bellezza» di Jinx, ragazzona alta un metro e ottantatré dall’andatura altera come la Beatrice di Dante, come esca nel mare dei maschi latini. Fu facile. Bastarono due scatti. Sì, in realtà quello che vediamo è il secondo ciak, molto più vivace del primo. Ruth chiese all’amica di passare due volte. Insomma, diciamolo, una foto provocata, se non proprio inscenata, dove tutti i presenti sono consapevoli che c’è una fotografa al lavoro. La figlia di Orkin, curatrice del suo archivio, raccontò che i due maschi italici in motorino furono «pregati di non guardare in macchina». Così si lavorava allora per questo genere di foto. Doisneau, ormai è noto, aveva addirittura pagato la sua coppietta. In ogni caso, l’obiettivo era costruire una piccola photo- story e cavarne una quindicina di dollari, vendendola a qualche giornale americano diffuso anche in Italia, come l’Herald Tribune, che non la volle. Apparve invece su Cosmopolitan, un anno dopo, a corredo di un’inchiesta su «com’è, per una ragazza, viaggiare da sola». Il successo di quello scatto però fu così travolgente che due anni dopo un fotografo italiano, Mario De Biasi, pensò bene di farne un remake, utilizzando questa volta come carta moschicida la sontuosa ondivaga silhouette di Moira Orfei. E un anno dopo ancora Alberto Lattuada, grande e finissimo voyeur, ci fece un episodio di un film collettivo, col titolo Gli italiani si voltano. Ma la foto di Ninalee era stata amputata. Cosmopolitan la pubblicò con un taglio sulla sinistra per eliminare il gesto osceno. Dieci anni dopo, in un libro sull’Italia, Time- Life sgommò via quella manina sconcia con l’aerografo. Fu rimossa dalla parete di un ristorante di Filadelfia per le proteste dei clienti benpensanti. Di recente la foto è stata ripescata per la pubblicità di un dopobarba “tipicamente italiano”, ma sempre in versione censurata. Insomma, proprio così innocente quella molestia gestuale non era. Ma niente, per la luminosa Ninalee non ci fu mai problema di sessismo, «era un gesto scaramantico, non c’era nessun pericolo e ci divertivamo tutti». Nonna di dieci nipoti e bisnonna di sette, di quel giorno ricordò sempre solo la felicità. «Ho sempre amato gli italiani», disse quando la foto tornò celebre e fece di lei una piccola star. Li amò così tanto che ne sposò uno, di italiani, Achille Passi, un nobile veneziano vedovo, e ogni anno tornava a trovare i suoi parenti a Treviso. «L’Italia ha tutto e la gente è adorabile». Certo, allora come oggi gli italiani si voltavano. Qualcuno si toccava. Ma #MeToo era lontano.