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 2018  maggio 03 Giovedì calendario

Quando Celati inventò il romanzo di generazione

«Caro pensatore, dacci un taglio di fare il cretino, prova anche tu a farti delle storie e vedrai che questa è la sputtanata verità».
Così si chiude Lunario del paradiso di Gianni Celati, suo quarto libro, scritto nei mesi del sequestro Moro e uscito giusto quarant’anni fa alla fine di quell’estate presso Einaudi. Il pensatore è una sorta di Super Io che nel finale del romanzo veste i panni del sindaco di Bologna d’allora, Renato Zangheri: travestito da suora di clausura su un sidecar esce per le strade per spiare cosa fanno i compagni e riferire a domineddio nell’alto dei cieli. Con quel libro, che sarà celebrato domani in un convegno all’Università di Bergamo, si apre la stagione della narrativa giovanile in Italia segnata da Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli,
Boccalone di Enrico Palandri e Casa di nessuno di Claudio Piersanti. Tre dei suoi allievi al Dams di Bologna, narratori usciti da quel libro – Palandri e Piersanti, saranno a Bergamo – e dal seminario di Alice disambientata inventato da Celati con i suoi studenti durante l’occupazione dell’università di Bologna (tra gli altri: Freak Antoni e Andrea Pazienza), pubblicato allora da Elvio Fachinelli (ora si legge da Le Lettere).
Nel Lunario il quarantenne scrittore ferrarese, mentore di Calvino negli anni Settanta, raccontava le avventure di ventenne ad Amburgo alla ricerca di Antj, giovane ragazza tedesca di cui è innamorato. Scritto in un linguaggio tutto accensioni, è una lunga slapstick commedy che inventa uno degli aspetti salienti degli anni Ottanta: la sentimentalità, ovvero il sentimento con la coscienza di viverlo; senza non ci sarebbero i romanzi giovanili dei trent’anni seguenti.
Celati, irrequieto camminatore, lunatico e volitivo come il suo protagonista, non è mai stato contento di quel libro intriso di linguaggio giovanilistico, come l’ha definito in seguito; l’ha riscritto, unico tra i suoi libri, per due volte. Oggi non si trova più in commercio nella versione originale del 1978; costoso all’usato, è scomparso nelle biblioteche.
Chi avrà la ventura di leggerlo, anche in fotocopia, scoprirà il papà involontario di gran parte della narrativa anni degli anni Ottanta e Novanta. Lunario del paradiso è una storia raccontata da un giovanotto del movimento del Settantasette, appassionato di Alice di Carroll, di Bob Dylan e di Deleuze, il vero sovversivo delle nostre Belle lettere, che vive da anni fuori dai nostri confini, a Brighton, isolato e indomito come sempre.