Il Messaggero, 3 maggio 2018
Embrioni artificiali
ROMA Per la prima volta al mondo è stata creata in laboratorio una struttura cellulare molto simile a quella di un embrione artificiale a partire da cellule staminali. Non è un «simil-embrione» umano, ma di topo. Non per questo meno eccezionale, visto che per nascere non è stato necessario far incontrare un ovulo e uno spermatozoo, come Madre Natura insegna. A riuscire nell’impresa è stato un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Medicina rigenerativa dell’Università di Maastricht, in Olanda. I risultati, descritti sulla rivista Nature, consentiranno di comprendere meglio i segreti della gravidanza e potenzialmente di trovare nuove soluzioni ai problemi di infertilità. Anche se c’è chi ritiene rappresenti un passo verso la creazione di esseri viventi progettati in laboratorio.
LA RICERCATecnicamente quello che hanno creato i ricercatori olandesi si chiama blastoide, una struttura molto simile alle blastocisti, che sono uno stadio evolutivo dell’embrione nelle sue prime fasi di sviluppo, intorno ai 3-5 giorni dal concepimento. Per farlo sono partiti da due distinte linee di cellule staminali di topo, quelle che danno origine alla placenta e quelle da cui si forma l’organismo. Una volta in provetta, le cellule hanno formato quella straordinaria sferetta fatta di tanti strati sottili, ovvero il «simil-embrione». Il blastoide di topo non si è dimostrato in grado di maturare, quindi non è in grado di portare alla vita. Almeno non per il momento. I timori che questo possa accadere, infatti, sono tanti. «La prospettiva di poter un giorno arrivare alla creazione interamente in laboratorio di un uomo artificiale, desta molti dubbi in merito a quale possa essere, ammesso che sia, la reale finalità a fin di bene dell’uomo artificiale», dice il presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica (Cnb) Francesco D’Agostino. «Mi chiedo se abbia senso creare un uomo artificiale. Il rischio è - aggiunge - che possa alla fine rivelarsi un essere umano di laboratorio pensato come sottoposto o schiavo o prodotto, ad esempio, al fine di fornire organi da trapiantare. Il che sarebbe inaccettabile». Tuttavia, gli scienziati sono scettici riguardo a questa possibilità. «In realtà, quello che gli embrioni artificiali potranno fare è di aiutarci a svelare i segreti della gravidanza e, in particolare, il ruolo dell’organo più prezioso e fondamentale per lo sviluppo di un essere vivente: la placenta», dice il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata. «L’esperimento - continua - serve a capire come le cellule in questa fase dello sviluppo dialogano tra loro. Capire questo è importante perché permette di comprendere i meccanismi dell’infertilità che nasce da un difetto nell’impianto dell’embrione. Ad esempio la placenta previa è un problema in 5 gravidanze su 100, il distacco della placenta riguarda l’1% delle gravidanze e un difetto di vascolarizzazione del quale non si sa nulla è all’origine di molti parti prematuri».
Valentina Arcovio