la Repubblica, 3 maggio 2018
Parla il cuoco degli Obama
Sam Kass, ex chef della Casa Bianca: “Con loro è cambiata la cultura del cibo” di S am Kass è un bel cinquantenne nato e cresciuto a Chicago, niente capelli e modi gentili, ex ragazzo con la passione del baseball e della cucina. Ha girato il mondo facendo il cuoco, Italia compresa, per poi tornare in patria e continuare il suo lavoro, prima in un eccellente ristorante della sua città, poi come impresario di sé stesso. Soprattutto, nel 2009 Kass è diventato il braccio gastronomicamente armato della Casa Bianca, scelto dalla famiglia Obama per trasformare in realtà il sogno di un paese con una miglior cultura alimentare. Oggi lavora come consulente, tiene conferenze, supporta campagne di educazione alimentare legate alla nutrizione e all’agricoltura sostenibile. Sarà lui stesso a raccontare la sua visione e i suoi progetti la prossima settimana sul palco di “Seeds&Chips”, lo stesso che l’anno scorso lo vide dialogare sui temi del progresso alimentare con Barack Obama. Lei è stato una star dell’edizione 2017. Contento di tornare a Milano? «Mi fa molto piacere, perché conosco il vostro amore per la buona cucina. Io stesso ho imparato molto quand’ero ragazzo, lavorando in un ristorante italo- americano che si chiamava 3- 2- 1. Anche se purtroppo non ho avuto una nonna da cui imparare a fare gli gnocchi». La sua è comunque una passione radicata nell’infanzia. «Sì e no. Sono cresciuto in una famiglia a suo modo atipica, perché abbiamo sempre cenato tutti insieme, a tavola e con la televisione spenta. Mia madre non faceva grandi piatti, non avevamo una particolare tradizione culinaria, però cucinava cose semplici e buone. Niente fast food, take away e pasti al ristorante pur di non cucinare. Anche lo sport è stato importante. Essere un atleta ti obbliga a occuparti di come ti nutri, a fare attenzione alle cose che mangi, a capire quale alimentazione sia quella giusta per migliorare le tue performance. Un approccio che mi è servito e mi ha aiutato negli anni a seguire». È stato quello il suo punto di partenza? Voleva davvero diventare uno chef? «È stato un caso della vita, più che una scelta predeterminata. Volevo imparare a cucinare, quello sì, perché ero curioso e perché fin da ragazzo mi erano chiari i legami tra la salubrità del cibo e la salute del corpo e della mente. Negli anni questa convinzione è cresciuta fino a diventare il punto di partenza di tutti i miei ragionamenti sul cibo». Il suo monologo a TED Talks Live 2015, infarcito di dati sul rapporto fra pasti con i nutrienti giusti, sviluppo psicofisico e risultati scolastici, è diventato virale, così come i video di Let’s Move! ( il programma di promozione dell’attività fisica legata alla sana alimentazione ideato insieme a Michelle Obama, ndr). L’America del cibo sta realmente diventando un paese migliore? «Difficile rispondere, siamo un paese talmente grande e le differenze tra Nord e Sud continuano a essere molte... Però l’attenzione verso ciò che si mangia è aumentata tantissimo. Le coltivazioni biologiche si stanno diffondendo insieme alla sensibilità verso le produzioni ecocompatibili. Anche l’apporto di altre culture alimentari è importante. Confrontarsi, aprirsi ai cibi del mondo, variare l’alimentazione, serve a far crescere la consapevolezza. Non è un caso che oggi in America ci siano tanti grandi cuochi. Anche la loro influenza è importante. Penso alla televisione. Certo, lì si fa più intrattenimento che educazione, ma intanto si tiene l’occhio puntato sull’argomento e anche l’industria alimentare è costretta a lavorare con più attenzione». Lei è attivo su molti fronti. «Le mie parole d’ordine sono: miglior nutrizione per tutti e produzione ecosostenibile. Cerco di tradurle in progetti, consulenze, attività di supporto. Ho appena pubblicato un libro di ricette con questo approccio. E ogni volta che me lo chiedono, vado a raccontare in giro la cose che ho imparato i questi anni». La presidenza Trump non sembra andare nella direzione di una maggior cultura alimentare. «Sono ottimista di natura, ma credo realmente che sia impossibile tornare indietro. Le consapevolezze acquisite rimangono, indipendentemente dalle scelte politiche del momento. Gran parte del lavoro fatto durante la presidenza Obama è destinato a rimanere ancorato alle nostre vite... Il periodo vissuto alla Casa Bianca è stato il più bello della mia vita anche per questo impegno comune. La gente legge della famiglia Obama, li vede in tv, li ascolta, si chiede se sono davvero così. Glielo posso assicurare, sono esattamente quella famiglia meravigliosa che sembrano: generosi, perbene, uniti, gentili. Sarò loro grato per sempre».