la Repubblica, 3 maggio 2018
Viaggio dentro il premio Nobel
STOCCOLMA Mentre gli accademici si accapigliano tra loro, sembra che Stoccolma stia venendo giù un pezzetto alla volta, insieme al prestigioso Nobel della letteratura travolto da uno scandalo senza precedenti. Il Forum, il centro culturale di cui tutti da giorni parlano, il cuore della vita intellettuale cittadina, il club elitario proprietà del fotografo accusato di molestie Jean-Claude Arnault, sembra un negozietto abbandonato: porta chiusa, vetri sporchi, vernice scrostata. Ci affacciamo per vedere dalla vetrina che dà sulla strada se dentro sia rimasto qualcosa dei recenti fasti (quelli che trapelavano dalle descrizioni dei giornali), ma niente. Smantellato. La stanza a piano terra è vuota, dismessa. Viene il dubbio che non possa essere il Forum, visto che lì s’incontrava il Bel Mondo svedese. A fianco c’è un teatro off, si chiama Stockholms Improvisationsteater, ed è un bugigattolo colorato e alternativo che quelli del Forum non avranno neanche notato. Dentro tre ragazze stanno chiacchierando su un divano, una si alza e quando chiediamo che ne sia stato del Forum dice senza troppo trasporto: «È stato chiuso subito dopo lo scandalo, a dicembre già non esisteva più». Lo scandalo si deve a uno scoop del quotidiano Dagens Nyheter e risale a novembre. Sono bastati un paio di mesi a trasformare il covo dorato di Arnault e di sua moglie Katarina Frostenson, accademica al seggio n.18, in un garage impolverato. A Stoccolma il centro è piccolo, ci si muove a piedi, ma il club di Arnault è leggermente fuori mano, una ventina di minuti dall’Accademia svedese e dalla bella piazza Stortorget. Ieri anche l’Accademia sembrava grigia. Porte chiuse, nessun curioso in giro. Via Kallargrand, dove è l’entrata principale, vuota. Ma forse l’atmosfera mesta dipendeva solo dal fatto che qui la primavera non è ancora esplosa e la gente va ancora in giro con i cappotti. L’appuntamento con Ingrid Carlberg, una scrittrice e giornalista che sta scrivendo un libro sul premio e le sue origini è in un bar lì vicino: «Il libro racconterà la storia di Alfred Nobel, a partire dal testamento con il quale l’inventore della dinamite lasciò detto che il suo lascito economico doveva essere usato per istituire sei premi che contribuissero al progresso dell’umanità». Ma soprattutto Ingrid spiega perché oggi la faida vera non sia interna all’Accademia, ma riguardi una contrapposizione durissima tra la stessa Accademia e la Fondazione Nobel, che finanzia il premio: «Stanno litigando tra loro vivacemente. In ballo c’è la decisione di rimandare o meno il prossimo Nobel. C’è anche chi vorrebbe togliere il premio all’Accademia per darlo ad altre istituzioni, puntando sul fatto che Alfred Nobel nel suo testamento parla solo di una generica “Accademia a Stoccolma”». Il che spalanca la porta a nuove tempeste. Si è infatti già fatta avanti l’Accademia delle Belle Lettere, il cui presidente Anders Culherd si è detto disposto ad accettare l’incarico. Non lontano dal covo dei giurati, Ingrid mostra la casa dove è nato Alfred Nobel. Il vecchio edificio non c’è più e al suo posto si alza un anonimo palazzo grigio che stride con l’eleganza della via. Le liti, le faide tra gli accademici, sembrano impressionare più di ogni cosa. Quello dell’accademia svedese era stato considerato fino ad oggi il mondo del riserbo. Un castello dei misteri. Ora all’improvviso tutto è deflagrato. «Ogni giovedì gli accademici cenano insieme in quel ristorante dice Ingrid – indicandone l’entrata». Da due settimane però non si sono fatti più vedere al Gylden Freden. Nel frattempo arriva una mail. È di un accademico che sceglie di parlare solo via mail. Il suo nome è Per Wastberg ed è uno scrittore tra i più apprezzati qui, membro dell’Accademia dal 1997. Nella mail racconta qualcosa che è forse quello che non riusciamo a vedere. Ad esempio cosa sta succedendo dentro questi palazzi: «Per l’intero mercoledì pomeriggio (la giornata di ieri) – scrive Wastberg – Fondazione e Accademia si incontreranno per discutere su cosa fare». Wastberg aggiunge un particolare di non poco conto. Dice che nello stesso giorno lui andrà a Palazzo Reale per un incontro con il re in persona, Carlo XVI Gustavo di Svezia. Dunque potremmo anche aspettarci entro venerdì un cambiamento dello Statuto? Sappiamo che l’unico che può proporlo è il re e questo incontro con Wastberg potrebbe forse preludere a ulteriori sviluppi. Se così fosse, venerdì non sapremo solo quale sarà il destino del prossimo Nobel per la letteratura ma anche se le regole potranno cambiare rendendo i giurati sostituibili e cancellando la carica a vita. Ora, dopo la serie di dimissioni a catena, sono passati da 18 a 10 e l’Accademia potrebbe collassare per implosione. Ma a spiegarci meglio chi è Wastberg e quali e quante rivalità e intrighi si nascondano dietro la facciata compassata della più prestigiosa istituzione culturale mondiale, è Björn Wiman, redattore culturale del Dagens Nyheter, che ha sede al piano terra di una alta torre grigia disegnata dall’architetto Paul Hedqvist. La redazione è raggiungibile solo in taxi ed è in una parte nuova della città. Wiman va subito al sodo: «Dentro l’Accademia ormai c’è una spaccatura profonda. Dopo le dimissioni della segretaria Sara Danius, la maggioranza dei giurati rimasti non l’hanno sostenuta. Danius aveva manifestato l’intenzione di voler riformare l’Accademia, di voler investigare su quanto successo e volerla rendere più moderna e questo, in un ambiente tanto conservatore, non è facile da digerire. Se vogliamo parlare per numeri, diciamo che dei dieci accademici rimasti nei loro seggi otto sono contro Sara». Le due fazioni, una più corposa, l’altra ridotta a una coppia di utopisti, hanno come punte di diamante due personaggi di grasso calibro: uno è proprio Wastberg, che è dalla parte quella di Sara Danius. L’altro è Horace Engdahl, che parlando di Danius in un’intervista l’ha definita «il peggior segretario che l’Accademia abbia mai avuto». Dunque l’ago della bilancia sarà proprio la Fondazione Nobel. Domani sotto l’Accademia tornerà per un giorno il caos. La stampa è allertata e sarà difficile entrare durante la riunione. Le porte d’ingresso sono più di una e c’è chi parla – ma sembrano davvero leggende da favola medievale – di passaggi segreti e tunnel che potrebbero essere usati dai giurati per entrare evitando i giornalisti. Due settimane fa in quella stessa piazza le donne protestavano in sostegno della dimissionaria Sara e contro l’accusato di molestie Arnault. Avevano tutte una camicia con un fiocco annodato al collo, uguale a quella della segretaria. Chissà che domani non torni in campo la protesta “Pussybows”, che guarda caso è la stessa camicia che ama indossare anche Melania Trump. A Matilda Gustavsson, giornalista trentunenne del Dagens Nyheter per far crollare il Palazzo è bastato Facebook: «Ho trovato sui social la testimonianza di una donna contro Arnault e da lì l’ho contattata e sono riuscita a scovare 18 casi – spiega –. A permettere questo è stato il movimento #MeToo che ha dato il coraggio a quella donna e alle altre di uscire allo scoperto e denunciare il nostro Weinstein». Fuori, la sera Stoccolma va a letto presto. Al telegiornale delle 20 hanno dato la notizia del grande annuncio di venerdì mattina. Non ci sarà pare una conferenza stampa, ma l’Accademia diffonderà un semplice comunicato. Chissà se le bocche cucite dei giurati che in queste ore sibillano mezze verità solo via mail torneranno dopo a parlare.