Il Messaggero, 1 maggio 2018
I flussi elettorali del voto in Friuli
ROMA Anche se ha raggiunto dimensioni da colossal la vittoria del centrodestra in Friuli era data per scontata. Dunque, agli occhi degli osservatori il fenomeno più importante emerso da queste regionali è senz’altro l’inabissamento dell’elettorato M5S.
La performance friulana dei pentastellati è stata obiettivamente clamorosa: in percentuale la lista è passata dal quasi 25% delle politiche al 7%, in assoluto da quasi 170.000 voti a meno di 30.000. Gettando altro sale sulla ferita va ricordato che alle regionali del 2013 la lista dei grillini friulani ottenne il 13,7% dei consensi ovvero il doppio di quanto ha avuto l’altro ieri. Probabilmente per la prima volta nella storia del Movimento i posti assegnati agli eletti diminuiscono e i consiglieri regionali scendono da cinque a quattro.
Quali sono le ragioni di questa sconfitta? Per capirlo va sottolineato che il modesto dato friulano non è isolato: da tempo il M5S alle amministrative funziona molto peggio rispetto alle politiche. Già alle comunali del giugno 2017 non entrò in nessuno dei 20 ballottaggi dei capoluoghi; poi la lista grillina alle regionali siciliane raggiunse il 26% (contro il 35% del candidato presidente) cioè quattro punti meno di quanto ottennero, sommandoli, i partiti del centrosinistra e della sinistra; poi ancora M5S è arrivato terzo alle regionali del Lazio anche se si votò lo stesso giorno delle trionfali politiche; infine il 22 aprile in Molise i pentastellati sono scesi dal 44% delle politiche a quota 32% consegnando la Regione al centrodestra.
LA PERFORMANCESono due le ragioni che spiegano queste performance negative. Una è tecnica: i grillini sono favoriti dal ballottaggio alle comunali come dimostrano i casi di Roma, Torino e Livorno ma se non vi arrivano il loro elettorato si disperde. E qui entra in gioco la molla politico-culturale che sembra essere la forza ma anche la debolezza dell’elettorato grillino: l’orizzonte limitato della protesta.
Enzo Risso, direttore della casa di sondaggi triestina SWG, sottolinea: «Il voto friulano è la dimostrazione che i Cinquestelle non hanno colonizzato l’Italia. Si tratta di un voto di protesta fortissimo ma che, dopo essere stato utilizzato alle politiche per silurare la classe dirigente soprattutto nel centro-sud, adesso torna ad inabissarsi nell’astensione». «L’impressione – continua Risso – è che la gran parte dell’elettorato M5S non esca dal guscio dell’apoliticità: protesta, ma poi non indica una politica, in particolare quando si tratta di dare indicazioni sul territorio. E poi c’è un altro elemento che la dice lunga: oltre il 40% degli elettori M5S del Friuli mostrano fiducia anche verso la Lega».
Dati che soprattutto per quanto riguarda i flussi analizzati dalla SWG sono estremamente interessanti. Come detto il 60% dei 170.000 elettori M5S friulani lle politiche, ovvero quasi due su tre, hanno scelto di non votare e l’8% (14.000) hanno cambiato casacca emigrando in 9.000 verso la Lega e in circa 5.000 verso il Pd.
La Lega ha surclassato Forza Italia soprattutto perché ha perso pochi elettori (solo il 22%) verso l’area del non voto. Circa 5.000 votanti dei 73.500 che a marzo avevano scelto Forza Italia domenica scorsa si sono rivolti alla Lega, un flusso importante ma non sconvolgente.
I Democrat hanno sostanzialmente tenuto. Un elettore Pd su tre ha deciso di non recarsi alle urne e l’8% (circa 10.000) si sono distribuiti verso le altre liste di centrosinistra mentre un flusso relativamente rispettabile di ex elettori grillini è tornato a votare per il Pd.
Molto interessanti sono i dati SWG relativi alla distribuzione del voto per categorie. «La Lega ha spopolato fra i giovani», assicura Risso. E in effetti la classifica è la seguente: il 52% degli elettori più giovani non è andato a votare ma fra queli che hanno deposto la scheda nell’urna il 64% ha scelto Fedriga, il 22% il centrosinistra, solo il 13% i pentastellati e l’1% il candidato autonomista Cecotti.
Il centrosinistra se la cava bene fra gli anziani dove sale al 32% (così come Forza Italia) ma va malisimo fra gli operai dove scende al 13% perdendo anche la seconda posizione a favore dei grillini.
Diodato Pirone