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 2018  maggio 01 Martedì calendario

Rallenta l’inflazione in aprile

Continua l’altalena dei prezzi al consumo nel nostro Paese e nel mese di aprile, secondo le stime provvisorie diffuse ieri dall’Istat, l’inflazione registra nuovamente un ribasso, dopo la fiammata di marzo.
Rispetto ad aprile 2017, l’aumento dei prezzi è stato dello 0,5%, contro il +0,8% registrato a marzo e il rallentamento va attribuito soprattutto, spiega l’istituto nazionale di statistica, all’inversione di tendenza dei prezzi dei beni energetici regolamentati, come energia elettrica e gas (da +5% di marzo a -1,1% di aprile) e dei servizi per i trasporti (da +2,5% a -0,7%). Non sono bastati a compensare questa frenata gli aumenti, viceversa, che hanno interessato i prezzi dei beni alimentari (da +0,5% a +1,6%) e dei beni di largo consumo in generale. Il cosiddetto “carrello della spesa” (alimenti e prodotti per la cura della casa e della persone) ha registrato infatti un incremento dello 0,7% su base mensile e dell’1,5% su base annua (contro un +0,4% a marzo), mentre i prezzi dei prodotti “ad alta frequenza d’acquisto” (che incidono per il 40% sulla spesa delle famiglie) salgono dello 0,5% in termini congiunturali e dell’1,6% in termini tendenziali (in accelerazione da +0,8% del mese precedente).
Un «quadro contrastante per le famiglie», è il commento dell’Istat ai dati di aprile, mentre «dal punto di vista macroeconomico si conferma, rafforzandosi, il contesto di bassa inflazione di fondo che caratterizza ormai da diversi anni la nostra economia». Siamo infatti ben lontani dai picchi di crescita raggiunti nel 2017, superiori all’1%, fa notare il presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara, che sottolinea inoltre come l’impennata di marzo fosse da attribuire in gran parte a fattori stagionali. I dati di aprile, osserva Gradara, confermano «il rientro regolare del tasso di inflazione» che, se da un lato tutela il potere d’acquisto dei consumatori, «dall’altro segnala un quadro di debolezza dei consumi». Di qui l’appello della federazione (che rappresenta le imprese della distribuzione moderna organizzata) al futuro governo, affinché recuperi le risorse necessarie ad annullare le clausole di salvaguardia, che prevedono nei prossimi anni un aumento dell’Iva potenzialmente devastante per i già deboli consumi nel nostro Paese. Il 2018, secondo i dati Istat, si è avviato infatti con un calo delle vendite al dettaglio, per i primi due mesi dell’anno, che riguarda i beni sia alimentari, sia non alimentari e si attesta al -1,7%.
Sulla stessa linea la Confcommercio: «Il dato di aprile conferma il permanere di un’evoluzione molto contenuta dei prezzi – si legge nella nota divulgata dall’Ufficio studi –. Tale andamento è sintomo dell’incertezza che caratterizza l’attuale quadro congiunturale e del perdurare di un’evoluzione debole della domanda per consumi. L’inflazione di fondo è ancora ancorata a valori molto bassi, segnalando l’assenza di tensioni all’interno del sistema».
Più ottimista l’analisi di Paolo Mameli, senior economist della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, secondo cui l’inflazione di aprile, sebbene «inferiore di uno-due decimi rispetto alle aspettative di consenso», è in linea con le previsioni dell’istituto. «Le pressioni al ribasso sono arrivate quasi esclusivamente dal calo delle tariffe di luce e gas – osserva Mameli –. Ma i beni a più alta frequenza d’acquisto e il carrello della spesa hanno mostrato rincari significativi per il secondo mese consecutivo». Il che fa prevedere che il rallentamento di aprile possa essere solo temporaneo e che già dal mese di maggio l’indice dei prezzi al consumo «dovrebbe riprendere un trend al rialzo, che potrebbe riportare l’inflazione in linea con il target Bce negli ultimi mesi dell’anno», attorno all’1,7-1,8%.