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 2018  maggio 01 Martedì calendario

Piano industriale per ex- Alcoa 450 operai entro due anni. Sider Alloys lo presenterà giovedì a sindacati e a Calenda. Investimenti per 135 milioni

Un Primo Maggio da festeggiare con più tranquillità per i lavoratori della ex-Alcoa di Portovesme. Il piano industriale di Sider Alloys è pronto e sarà presentato mercoledì ai sindacati e al ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. È il tassello fondamentale per la riapertura della fabbrica insieme, ovviamente, alla ricopertura finanziaria degli ammortizzatori sociali in scadenza promessa dal governo. Da dopodomani, dunque, Fiom, Fim e Uilm avranno tutti gli elementi di confronto per scrivere il capitolo finale (si spera felice) di una storia iniziata negli anni Settanta con lo Stato padrone; passata attraverso la scommessa di una multinazionale americana (l’Alcoa, appunto), sfociata poi nella delocalizzazione e nell’abbandono del 2012; la “resistenza operaia” del presidio di legno e lamiera abbarbicato ai cancelli della fabbrica, delle occupazioni del silo, delle manifestazioni a Roma; l’impegno del governo per una possibile rinascita.
Il piano industriale del gruppo svizzero, che ha acquisito l’impianto sardo nel febbraio scorso dopo la firma del Contratto di programma, mette nero su bianco il calendario di assorbimento della forza lavoro: il rientro scatterà nel corso del terzo trimestre di quest’anno ( dunque tra luglio e settembre) con 50 operai; cinque mesi dopo e fino al decimo mese la forza lavoro salirà a 130 unità; tra il decimo e il quindicesimo mese a 260; dal quindicesimo al ventunesimo mese gli occupati saliranno fino a quota 376. A regime verranno assorbiti anche 70/80 lavoratori indiretti per un totale, dunque, di circa 450 operai. Per intenderci, se il rientro dovesse scattare esattamente a luglio prossimo, il secondo step si realizzerebbe tra dicembre 2018 e maggio 2019, il terzo tra maggio e ottobre 2019, il quarto tra ottobre 2019 e aprile del 2020 quando, appunto, sarà rientrata l’intera forza lavoro stimata da Sider Alloys come necessaria per centrare gli obiettivi di business. In proposito, secondo il piano la capacità produttiva sarà, a regime, di 147mila tonnellate annue di alluminio primario, l’ 80% del quale destinato al mercato italiano (settori strategici tra cui l’automotive, le costruzioni, l’aerospazio, il packaging): prevista una copertura iniziale di questa capacità pari al 7-10%, l’aumento al 60% nel primo semestre del prossimo anno e al 100% nel 2020. Sarà proprio sul rapporto tra mano d’opera impiegata e produzione, che si giocherà buona parte del confronto finale tra il gruppo svizzero e i sindacati.
L’investimento è di 135 milioni di euro, 91 di “derivazione” pubblica ( 83 in finanziamenti a tasso agevolato, 8 in contributi a fondo perduto) e 44 di competenza di Sider Alloys ( 15 a debito, 29 di equity). Serviranno, tra l’altro, al riavvio del complesso industriale, al suo “revamping”, e, sempre secondo quanto si legge nel piano, al possibile ampliamento della gamma di produzioni con l’installazione di una “Properzi Casting Machine” per la produzione di vergella di alluminio.
Al di là del piano industriale, l’incontro di giovedì al ministero dello Sviluppo Economico servirà per fare il punto anche sull’ipotesi di ingresso nel capitale della nuova società, da un lato di Invitalia ( l’agenzia nazionale proprietà del ministero dell’Economia) con una quota del 15% e, dall’altro, degli operai con una quota del 5% da assegnare ad un’apposita associazione che, secondo la proposta del ministro Calenda, sarebbe anche rappresentata nell’eventuale consiglio di sorveglianza.
Il progetto di compartecipazione è stato approvato (con riserva) dall’assemblea dei lavoratori della ex-Alcoa e dietro a quella “riserva” si nasconde la contrapposizione tra Cisl e Uil su un fronte, favorevoli senza obiezioni, e la Cgil sull’altro propensa ad ulteriori approfondimenti relativi soprattutto all’incrocio con i temi della rappresentanza sindacale.