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 2018  maggio 01 Martedì calendario

Migranti, difesa e agricoltura. Ecco il bilancio Ue

Parte la settimana del bilancio europeo, per Bruxelles la madre di tutte le battaglie, il dossier sul quale i governi litigheranno fino al 2019. In ballo c’è il nuovo budget dell’Unione per il periodo 2020-2027, le risorse per far funzionare le istituzioni Ue e finanziare politiche capaci di dare risposte ai cittadini in tempi di euroscetticismo. Da un lato gli europei devono colmare il buco lasciato dalla Brexit, circa 13 miliardi all’anno che Londra non verserà più, dall’altro vogliono finanziare nuove iniziative, come migranti e difesa, ma senza rinunciare a troppi soldi per fondi strutturali e agricoli. Alle prese con un’equazione (apparentemente) impossibile, domani Bruxelles renderà nota la sua proposta, punto di partenza del negoziato.
Il bilancio 2014-2020 valeva l’1% del Pil europeo, circa mille miliardi, ma Bruxelles proporrà di portarlo intorno all’1,15% per i prossimi 7 anni, primo punto di scontro tra governi disposti a versare di più alla Ue (Francia e Germania) e quelli contrari (Nord ed Est Europa). Per recuperare risorse ci sarà un taglio dei fondi strutturali e agricoli: non quel 15-30% inizialmente paventato (per l’Italia una perdita fino a 50 miliardi), ma del 5-6%. Tuttavia la Commissione proporrà di condizionare il 25% dei fondi al rispetto delle regole su conti e riforme (leggi Italia) e sullo stato di diritto (Polonia e Ungheria): in caso di violazione delle norme, Bruxelles proporrà il taglio dei fondi che dovrà essere confermato dai governi a maggioranza qualificata. A parziale compensazione la nascita di un fondo per finanziare le riforme e uno per sostenere gli investimenti in caso di crisi (entrambi sui 30 miliardi). Non ci dovrebbe essere la condizionalità legata ai migranti contro l’Est, ma una regola che la ribalta: non tagliare i fondi a chi non li ospita, ma darne di più a chi li accoglie. Inoltre ci dovrebbero essere 35 miliardi per il nuovo piano Juncker.
Bruxelles vuole poi finanziare nuove politiche come migranti (6000 agenti per Frontex), Erasmus (avrà più fondi) e difesa comune (20 miliardi). Per pagarle la Commissione pensa di dotarsi di nuove risorse proprie, tasse che andranno dritte alle casse Ue: Bruxelles proporrà un balzello sulla plastica e un’armonizzazione dell’Iva a suo vantaggio. Inoltre chiederà di mettere le mani sui proventi dello scambio dei certificati per le emissioni di CO2 (chi inquina paga) e di incassare tutte le tasse figlie delle future politiche Ue (facile pensare alla web tax). Ma i governi cosa confermeranno di questo piano?