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 2018  maggio 01 Martedì calendario

Strage sulle Alpi

La bufera di vento e neve li ha sorpresi all’improvviso, a 3.200 metri di altitudine sulle alpi svizzere, sopra Arolla. Impossibile trovare una traccia e raggiungere il rifugio più vicino. Per 14 scialpinisti, di nazionalità tedesca, francese e italiana, la traversata classica Chamonix- Zermatt, uno degli itinerari più frequentati dagli appassionati delle pelli di foca in primavera, si è trasformata in tragedia. Hanno dovuto affrontare un’intera notte, quella tra domenica e lunedì, al gelo e senza riparo: cinque sono morti e quattro stanno lottando per sopravvivere a una grave ipotermia. Ma ieri è stata una giornata nera sull’arco alpino, che ha registrato, a causa della bufera, dieci vittime in tutto: sempre sulle cime svizzere, altri due scialpinisti sono morti a causa delle basse temperature e dello sfinimento. Due giovani di 21 e 22 anni sono stati infatti ritrovati ormai privi di vita sulle Alpi bernesi, nella zona del monte Monch, a 4.105 metri. In Francia invece, ai piedi del Bianco, due persone hanno perso la vita in altrettanti incidenti, un 35enne di Annecy sulla Aiguille Verte, e un altro della stessa età sull’Aiguille du Midi, travolto da una valanga con altri sciatori illesi. Sul Monte Rosa un’escursionista russa che era salita con le ciaspole è stata sorpresa dal freddo ed è stata trovata priva di vita solo ieri mattina. Gli alpinisti della Chamonix Zermatt avevano invece lasciato il rifugio Cabane des Dix nella notte tra sabato e domenica. La prossima tappa era il rifugio des Vignettes, a 3.157 metri di altitudine, tra la Pigne di Arolla e il mont Collon. «Facevano in realtà parte di due gruppi. Una tempesta li ha bloccati e hanno dovuto passare la notte fuori» ha spiegato Stève Léger portavoce della polizia cantonale. Il gruppo più numeroso, composto da dieci persone, aveva come guida un italiano, Mario Castiglioni, comasco, una delle vittime, che era insieme alla moglie bulgara Kalina Damyanova, guida escursionistica. Sono poche le informazioni che filtrano dalla polizia svizzera, anche perché la magistratura del cantone di Valais ha aperto un’inchiesta e l’ambasciata è al lavoro per informare i familiari delle vittime. «Quattro alpinisti sono ricoverati per grave ipotermia. Sono in pericolo di vita. Una persona è morta in seguito a una caduta» dice solo la polizia cantonale. La bufera di neve, il freddo e il buio hanno costretto gli alpinisti a fermarsi. La temperatura, a quella altitudine è rapidamente scesa sotto lo zero, e il vento misto a neve gelata, ha soffiato a 79 chilometri orari aumentando ancora la sensazione di freddo. «Un vento gelido, accompagnato da folate di neve, ha fatto scendere repentinamente le temperature sotto i meno 5 gradi», ha detto il meteorologo Daniel Masotti al giornale Le Nouvelliste. Secondo i soccorritori l’operazione di salvataggio è stata di portata straordinaria. A lanciare l’allarme sono stati alcuni scialpinisti che stavano partendo dal rifugio des Vignettes. Ed è stato poi lo stesso gestore del rifugio a chiamare il numero del soccorso svizzero, l’ 144, alle 6.30 del mattino. Il responsabile delle guide alpine d’Air Glacier Pascal Gaspoz ha raccontato ai media locali: «Verso le sette del mattino siamo stati chiamati per aiutare una persona in difficoltà». Un elicottero con medico e guida a bordo si è alzato in volo fino al rifugio: «Mentre sorvolavamo Evolène, ci hanno richiamato dicendoci che le persone da soccorrere erano quattro o cinque». A quel punto altri due elicotteri si sono alzati in volo. In totale sette medici, sette guide, e altri specialisti hanno raggiunto la montagna sopra Arolla. «Ma quando siamo arrivati sul posto abbiamo scoperto che le persone da soccorrere erano molte di più: 14 scialpinisti si ritrovavano stremate in parete, bloccati sopra un pendio di ghiaccio». Gli alpinisti, totalmente incapaci di muoversi per il freddo, non sapevano più dove si trovassero. La situazione era drammatica. Sei persone erano prive di conoscenza. Una aveva già perduto la vita. I sopravvissuti sono stati portati al rifugio des Vignettes dove hanno ricevuto i primi soccorsi e sono stati chiamati altri elicotteri che hanno portato i feriti negli ospedali di Sion, Viège, Martigny, e a Berna.