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 2018  maggio 01 Martedì calendario

Netanyahu accusa Teheran: «L’Iran si sta costruendo l’atomica»

L’Iran ha mentito. È l’accusa, in diretta tv, del premier israeliano Bibi Netanyahu. Una palla alzata affinché Donald Trump possa effettuare la schiacciata entro una dozzina di giorni silurando l’accordo nucleare con Teheran. Infatti il presidente Usa ha commentato: è la dimostrazione che ho ragione al 100 per cento, è situazione inaccettabile. «Presunte rivelazioni di intelligence da parte del ragazzo che grida al lupo al lupo, pochi giorni prima del 12 maggio», ha ribattuto il ministro degli Esteri iraniano Zarif.
Il discorso del primo ministro è giunto alla fine di 24 ore frenetiche accompagnate da raid aerei, minacce, scenari. Parlando in inglese, alle 20 locali, ora di massimo ascolto, Netanyahu ha rivelato che l’intelligence israeliana ha messo le mani su 55 mila pagine e altrettanti files su 183 CD. E con gesto teatrale, ha scoperto uno scaffale con i classificatori, quindi un pannello con i dischetti. A suo dire «una mezza tonnellata» di materiale, carte celate in una struttura anonima a Shorabad, zona sud di Teheran, da dove però qualcuno – probabilmente 007 – è riuscito a trafugarle. Netanyahu ha sostenuto che l’Iran non ha mai rinunciato al programma Amad nell’intento di arrivare – se lo desidera – alla costruzione di ordigni atomici – «cinque bombe atomiche potenti come quelle di Hiroshima, in grado di essere sistemate su missili a lungo raggio». Ha citato lo Shahab 3, con un raggio di mille chilometri, ma ha aggiunto che ve ne sono anche altri. Ha ribadito che Teheran ha nascosto le sue mosse, ha mantenuto in piedi un network di scienziati capace di portare avanti l’arsenale.
Il discorso ha sollevato un mare di commenti. 1) Gli esperti concordi: non c’è nulla di nuovo che riguardi attività dopo la conclusione dell’intesa internazionale. Una presentazione più che una rivelazione. 2) È una mossa per accentuare la pressione diplomatica (su Europa, Aiea) e fornire elementi che la Casa Bianca potrà usare. Dati peraltro noti alla Cia. 3) È un modo per ribadire che l’accordo con l’Iran non fornisce garanzie. Netanyahu e Trump, che si sono consultati telefonicamente, «leggono»la stessa pagina dello stesso libro. 4) Grande curiosità su come il Mossad sia riuscito a impossessarsi del tesoro, sempre che sia andata così.
A conferire maggiore drammaticità quanto verificatosi nella notte. Due basi usate da militari khomeinisti in Siria, una ad Hama e l’altra Aleppo, sono state centrate da numerosi missili. Colpi seguiti da un’esplosione che è sembrata un piccolo sisma, scala 2,6. Nessuno ha rivendicato l’operazione, ma i sospetti sono tutti sugli israeliani. Il quinto attacco a partire da settembre. Nell’incursione sarebbero morti 40 soldati, tra questi numerosi iraniani. Perdite prima confermate da fonti mediatiche di Teheran, poi smentite. Una precisazione per evitare di dover rispondere subito con una rappresaglia. Gli eredi di Khomeini sanno bene che in questa fase ogni iniziativa bellica può rivelarsi disastrosa.
Israele distrugge forniture strategiche (200 missili), prepara il terreno in caso di una conflagrazione più ampia, preme su Putin per rimarcare che non sarà mai tollerata una presenza iraniana stabile in Siria. «Abbiamo le mani libere», ha ripetuto il ministro degli Esteri Lieberman. Ecco perché molti ritengono alti i rischi di un conflitto. Netanyahu ha ottenuto dal Parlamento la possibilità di entrare in guerra con l’approvazione del solo ministro della Difesa e non di tutto il governo.