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 2018  aprile 30 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL GOVERNO CHE NON SI FA E IL VOTO IN FRIULIREPUBBLICA.ITROMA - La misura è colma ed è grave quanto "accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito

APPUNTI PER GAZZETTA - IL GOVERNO CHE NON SI FA E IL VOTO IN FRIULI

REPUBBLICA.IT
ROMA - La misura è colma ed è grave quanto "accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l’estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società". Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, a poche ore dall’l’intervista di Matteo Renzi a Che tempo che fa, durante la quale l’ex premier ha espresso la definitiva chiusura all’ipotesi di un governo con il M5S, facendo intendere una sostanziale contrarietà all’avvicinamento tentato nelle ultime consultazioni dal suo sostituto, abbandona la sua caratteristica calma e insorge: "In queste ore stiamo vivendo una situazione politica generale di estrema delicatezza. Per il rispetto che ho della comunità del Partito Democratico porterò il mio punto di vista alla Direzione nazionale di giovedì, che evidentemente ha già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione". E aggiunge: "Servirà una discussione franca e senza equivoci perchè è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema". A lui fa eco il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, che evidentemente irritato scrive su Twitter: "È arrivato nel Pd il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più".

Gli interventi di Martina e Franceschini arrivano dopo che l’ex premier, Matteo Renzi, ha definitivamente escluso qualsiasi alleanza con il Movimento 5 stelle: "Dialogo sì - aveva detto ai microfoni di Fabio Fazio -, fiducia al Governo 5 stelle no". Dichiarazioni che avevano suscitato l’immediata risposta di Luigi Di Maio, che su Facebook, accusando il Pd di non riuscire a liberarsi dell’ex segretario dall’ego smisurato, aveva annunciato per oggi delle novità.

E sono puntualmente arrivate: il leader M5s ha rivolto a Matteo Salvini un appello affinché insieme chiedano al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di tornare alle urne a giugno.

Un’ipotesi, quella del voto anticipato, che crea tensioni profonde all’interno del Pd, tanto che l’esponente della minoranza dem Gianni Cuperlo, la definisce "una cosa da far tremare le vene ai polsi". "A questo punto - ha detto nell’intervento a Radio Capital - la direzione di giovedì dovrebbe cambiare l’ordine del giorno, inserendo la preparazione di una nuova campagna elettorale. La verità è che non ci sono i numeri, ma la precondizione per avviare quel confronto sarebbe stato indice di compattezza del partito. Se una parte importante del Pd dice ’mai’, allora sarebbe un atto di correttezza per il Paese evitare di perdere tempo".

La proposta di una legislatura costituente, dice Cuperlo, "l’aveva già posta Franceschini, io nel mio piccolo avevo parlato di governo di scopo, non mi pare però che quell’idea abbia raccolto il consenso di altre forze politiche. A questo punto deve essere il presidente della Repubblica a trarre le sue conclusioni. Io penso che bisognerebbe non escludere che da qui a pochi mesi ci ritroveremo in campagna elettorale".

Resta, per l’esponente dem, un tema di fondo da affrontare: che cos’é il Pd dopo l’uscita di ieri sera di Renzi? "Ancora una volta, dopo il risultato catastrofico del 4 marzo, noi non abbiamo discusso, abbiamo operato una sostanziale rimozione di quanto è successo". Poi attacca: "Un partito non decide la sua linea politica negli studi televisivi, convoca gli organi dirigenti. Ieri sera vedendo l’intervista dell’ex segretario ho provato un senso di dispiacere perché quella discussione avrei volto farla con lui nel luogo giusto, cioè la direzione del partito. E invece sitamo qui a commentare un’intervista attesa per ore come una finale di calcio. Così a politica si spegne, si spegne la vitalità di un partito".  E non usa mezzi termini verso l’ex segretario: "Io vorrei capire cosa intendiamo per leader: Renzi ha fatto anche cose giuste, ma ha perso le sfide fondamentali che ha affrontato, il referendum e le politiche, portando il Pd al minimo storico. Noi perdiamo per i tuoi errori, non per le nostre critiche. Io posso aver anche sbagliato, ma tu perdi le sfide e quando un leader perde si fa da parte, come ha fatto Veltroni".

ELEZIONI IN FRIULI
TRIESTE - Vince il candidato del centrodestra, il leghista Massimiliano Fedriga, con il 57,1 per cento. Crolla il M5s, che dimezza i voti delle politiche, 11,7: e la lista incassa appena il 7,1 per cento contro il 12 di Forza Italia. Tiene il Pd. Si accentua la forbice all’interno del centrodestra tra Lega, che raggiunge il 35 per cento, e Fi, che si attesta al 12.

"Risultato impensabile,  la Lega ha avuto la più alta percentuale della storia. Speriamo che serva anche a Roma", ha dichiarato a caldo il neo governatore che è anche segretario regionale leghista. "Nel Parlamento - ha poi commentato gli scenari futuri a livello nazionale - nulla si può fare aggirando Lega e MoVimento 5 stelle: escludendo Lega e 5 stelle nessuno avrebbe i numeri". "La Lega - ha concluso - non è più un partito radicato solo al Nord, dove adesso governa in Fvg, Veneto e Lombardia. Ma è ormai una realtà consistente anche nel Mezzogiorno".

Per il Movimento è un brutto colpo: ha dimezzato i voti presi alle politiche in Fvg (dal 24 all’11,9 per cento) e ora invoca elezioni a giugno. La lista 5 Stelle è calata al 7,2 per cento, ben al di sotto di Forza Italia (12%). Forse il movimento paga lo scotto di non essere riuscito a formare un governo dopo 56 giorni di estenuanti trattative dalle politiche del 4 marzo dalle quali uscì come primo partito con il 32 per cento dei voti.

TUTTI I RISULTATI COMUNE PER COMUNE

"Complimenti a Fedriga - ha detto Sergio Bolzonello, candidato del centrosinistra - ora starò all’opposizione con lo spirito di chi sa di lasciare una Regione in ottima salute e che tale dovrà rimanere nei prossimi 5 anni".

I risultati delle urne - come per il Molise una settimana fa - avranno inevitabili ripercussioni soprattutto sugli equilibri di forza nel centrodestra, con la Lega che si riconferma primo partito della coalizione.

Esulta il segretario del Carroccio che ironizza dando in un tweet i due di picche al Pd e a Di Maio . "Dopo i molisani, anche donne e uomini del Friuli-Venezia-Giulia ringraziano il Pd per l’egregio lavoro svolto, e salutano Di Maio&Compagni" commenta Matteo Salvini. Il leader leghista posta anche la foto di un due di picche nella sabbia in riva al mare e lancia l’hashtag #andiamoagovernare: "Io sono pronto!", conclude.

Dopo i Molisani, anche donne e uomini del #FriuliVeneziaGiulia ringraziano il PD per l’egregio lavoro svolto, e salutano Di Maio & Compagni.
GRAZIE!!!!!#andiamoagovernare io sono pronto!#elezioniFVG #RegionaliFVG #Fedriga pic.twitter.com/uRipupZdFA

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 30 aprile 2018 Rispetto alle politiche si è verificato un importante cambio di equilibri tra partiti. A scrutinio ultimato, la Lega ottiene il 35% (10 punti in più rispetto al 4 marzo), 23 punti in più di Forza Italia (che ha preso 12,1%, due punti in più rispetto alle politiche). Il Partito democratico si ferma al 18,39%. 

L’affluenza alle urne definitiva delle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia è stata del 49,65%. I dati sono stati diffusi dal Servizio elettorale regionale. Nel 2013, quando si votò in due giornate, l’affluenza definitiva fu del 50,48%. Hanno votato 549.806 elettori su 1.107.415 aventi diritto. L’affluenza maggiore è stata registrata nella circoscrizione di Udine, dove ha votato il 52,60% degli aventi diritto. Seguono Gorizia (50,78%), Pordenone (49,80%), Tolmezzo (47,58%) e Trieste (43,90)%.