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 2018  aprile 30 Lunedì calendario

La rivoluzione sulla Croisette

Cinquant’anni fa, in pieno Maggio 1968, un arrabbiatissimo Jean-Luc Godard affiancato dai colleghi Louis Malle, François Truffaut, Claude Lelouch, Roman Polanski, Carlos Saura interrompeva il Festival di Cannes. Meglio la rivoluzione del cinema borghese, più utili le barricate della Palma d’oro. «Io vi parlo di solidarietà agli studenti e agli operai e voi mi parlate di carrelli e primi piani: stronzi!», gridò ai non-contestatori il guru della Nuovelle Vague, il movimento che mezzo secolo fa voleva abbattere il cinema di papà.
LA PROVOCAZIONETra un paio di settimane Godard, 87 anni, tornerà sulla Croisette in concorso con un nuovo film, l’ennesima provocazione: Le livre d’images, niente attori e solo immagini commentate da una voce fuori campo. E se il maestro non ci sarà fisicamente, perché da tempo evita con cura i tappeti rossi, il 71mo Festival di Cannes (8-19 maggio) sentirà più che mai aleggiare la sua presenza: si celebrerà, infatti, il cinquantennale di quell’edizione 1968 irripetibile, folle, per molti versi entusiasmante. L’interruzione del Festival fece nascere, nel 1969, la Quinzaine des Réalisateurs, la sezione autonoma e pop che quest’anno celebrerà l’anniversario premiando con la Carrosse d’or il maestro Martin Scorsese e ospitando tre opere italiane: il corto La lotta di Marco Bellocchio, Troppa grazia di Gianni Zanasi, La strada dei Samouni di Stefano Savona. 
«Il Festival del 1968 si aprì il 10 maggio con la proiezione di un film restaurato dal titolo profetico: Via col vento», ricorda Gilles Jacob, il presidente onorario di Cannes che, nell’anno fatidico della contestazione, era sulla Croisette in qualità di giovane critico e dal 1978 in poi avrebbe lavorato al Festival, edificandone il prestigio e la grandeur. «Truffaut non aveva digerito il licenziamento del capo della Cinémathèque Française Henri Langlois, deciso dal ministro Malraux. E quando il regista arrivò a Cannes per organizzare la protesta, Godard lo convinse ad ampliare il tiro perché non era in gioco soltanto il futuro dell’istituzione parigina ma quello del cinema e dell’intera società francese».
LE BARRICATE Mentre a Parigi si fanno le barricate, a Cannes imperversano le assemblee, i dibattiti, i tafferugli. Sbarcano gli studenti e si mischiano ai cineasti. Milos Forman ritira il suo film Al fuoco, pompieri! dal concorso. Monica Vitti e Terence Young si dimettono dalla giuria. Geraldine Chaplin interrompe la proiezione di Frappé alla menta diretto da Saura. E alla fine i «facinorosi» decidono di interrompere la rassegna. «Ma Polanski era contrario – ricorda Jacob – nella sua Polonia aveva sperimentato le restrizioni sovietiche e pensava che la libertà fosse più importante di qualunque cosa».
Il 19 maggio il presidente di Cannes, Robert Favre Le Bret, dichiara chiusa prematuramente quella turbolenta 21ma edizione mentre la Francia è travolta da manifestazioni e scioperi. Non vengono proiettati i film del concorso, tra cui gli italiani Banditi a Milano, Grazie zia, I protagonisti, Seduto alla sua destra.
Il Festival tornò nel 1969 più forte di prima e premiò l’innovativo If di Lindsay Anderson. Da allora i contestatori Godard, Polanski, Malle, Lelouch, hanno ripreso ad andarci indossando lo smoking. L’anno scorso a Cannes c’era anche il film Il mio Godard di Hazanavicius, una commedia sui furori giovanili del regista, interpretato da Louis Garrel.
LA QUINZAINE «La contestazione del 1968 è servita – commenta Jacob – e non solo perché nel 1972 il delegato generale Maurice Bessy stabilì che fosse il Festival a scegliere i film del concorso, fino ad allora indicati dai rispettivi Paesi. La Quinzaine ha continuato a scoprire cineasti importanti ed è grazie a questi successi che nel 1978 venni nominato delegato generale. Perciò ringrazio il Maggio ’68». Cinquant’anni fa, sulla Croisette si gridava «la rivoluzione al potere». Quest’anno sono proibiti i selfie. Corsi e ricorsi, ma a Cannes è impossibile annoiarsi.