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 2018  aprile 30 Lunedì calendario

Torna su strada l’auto di Mastroianni ne La dolce vita

È tornata su strada, dopo un restauro durato più di due anni, la Triumph Tr3 del 1958 protagonista de La Dolce Vita con al volante Marcello Mastroianni. Una vettura trovata per caso a Pesaro dall’ex senatore Filippo Berselli, attirato da un’inserzione su un giornale, da una targa nera originale, e da un prezzo “trattabile”. «L’auto era in pessime condizioni – racconta l’avvocato bolognese Berselli, grande appassionato di auto d’epoca – e da una richiesta iniziale di quarantamila euro, sono riuscito ad arrivare a trentamila». Uno di quei colpi di fortuna che accadono sempre più raramente, nonostante a tante aste internazionali la narrazione della vettura “barn find” – trovata in un fienile – vada ancora per la maggiore. Trentamila euro dunque, per un’auto entrata nella storia del cinema, che ad oggi vale almeno dieci volte tanto. Perché se per la Ferrari 308 GTS regalata dal Drake a Gilles Villeneuve che sarà battuta all’asta da RM Sotheby’s a Monaco il 12 maggio – valore effettivo del modello sul mercato circa 70 mila euro – ci si aspetta di arrivare al milione di euro, una Triumph TR3 che ha avuto a bordo Marcello Mastroianni e Anita Ekberg immortalati da Federico Fellini, non può certo essere da meno. Si sa, per il collezionista, la storia della vettura, il suo parmarès, e i suoi proprietari, fanno assolutamente la differenza. E il prezzo. Le auto degli attori poi, sono tra le più amate nei Concours d’Elegance internazionali, dove abbiamo visto sfilare dalla Ferrari 275 GTB/4 del 1967 di Steve McQueen, alla Jaguar XK120 del 1952 di Clark Gable, alla Ferrari 330 GTC del 1966 dello stesso Marcello Mastroianni. VALORE SIMBOLICO «Con questa ricerca storica, la Triumph Tr3 di Filippo Berselli ha aggiunto uno zero al suo prezzo di partenza – ammette Massimo Delbò, storico dell’automobile». «Basti pensare a cosa sta succedendo negli Stati Uniti dopo il ritrovamento della Mustang originale del 1968 guidata da Steve McQueen nel film Bullit, diventata una sorta di monumento nazionale ed esposta davanti alla Casa Bianca a Washington – spiega Delbò – con tutti i documenti archiviati nella Biblioteca del Congresso come oggetto di valore storico». Come se da noi una vettura fosse gestita dalla Soprintendenza alle Belle Arti insomma. «Il valore simbolico delle due vetture è molto simile» – spiega Delbò – «la Mustang di Bullit aveva al volante uno degli attori cult di Hollywood nel celebre inseguimento per le strade di San Francisco, mentre la Triumph Tr3 nera coi sedili rossi di Berselli è stata protagonista di uno dei film simbolo dell’Italia nel mondo, guidata per le strade della capitale nel 1960 da uno dei più grandi attori che il nostro Paese abbia mai avuto». Ma l’ex senatore e sindaco di Montefiore Conca, Berselli, inizialmente non si era reso conto di avere tra le mani un pezzo di storia del cinema. «Mi aveva attirato la targa nera della Triumph in vendita, che ne confermava una storia tutta italiana» – racconta. A una prima analisi della carrozzeria, il colore non è quello originale, ma soprattutto spicca una incongruenza sul libretto: l’auto risulta immatricolata nel 1956, anno in cui quel modello non esiste ancora. Scorrendo i nomi dei proprietari arriva la sorpresa: spunta quello della Riama Film, società di Angelo Rizzoli che ha prodotto La Dolce Vita, e dall’estratto cronologico la prima targa risulta essere “Roma 324229”, immatricolata il 15 luglio del 1958. «Se l’ha comprata la Riama Film – pensa l’ex senatore – dev’essere stata usata in qualche produzione cinematografica». Da lì alla Dolce Vita il passo è breve. Basta un estratto del film su Youtube, ed ecco la conferma definitiva: la Triumph è quella del film premiato a Cannes con la Palma d’Oro e in America con l’Oscar per i costumi, e a bordo c’erano proprio il giornalista affascinante, inquieto, e un po’ frivolo “Marcello” con accanto la sua prorompente “Sylvia”-Anita Ekberg. NATA BIANCA Da una ulteriore ricerca sulla vettura, emerge che la macchina era nata bianca, colore che registi e fotografi preferiscono evitare, e Fellini la richiede nera. Berselli non può che decidere al momento del restauro di lasciarla di quel colore, «nemmeno io che sono considerato un talebano dell’autenticità – scherza lo storico Delbò – ho potuto oppormi di fronte all’evidenza di una vettura che doveva restare come Fellini l’aveva voluta». Era stata pagata dal primo proprietario romano circa due milioni di lire: considerata un’auto da ricchi, incarnava i sogni di una generazione in cui uno stipendio medio di un operaio si aggirava sulle quarantasettemila lire al mese, e quello di un contadino arrivava a malapena a trentamila lire. La roadster inglese TR3A, un quattro cilindri in linea da 1991 cc, e 100 cavalli, rimane uno dei modelli più amati di quegli anni, con 58.236 esemplari prodotti, e volumi di vendita che ne fecero la terza TR più venduta dopo la TR6 e la TR7. L’auto riporta alla mente la grande amicizia di Federico Fellini col suo divo preferito, un’amicizia fatta di lavoro, risate, e sfide su tutto, macchine comprese. Sembra di risentirli i racconti di Fellini: «Mastroianni ed io ci sfidavamo sempre con automobili nuove, lui comprava la Jaguar, io la Triumph; Marcello la Triumph, e io la Porsche…». «Riportare su strada quest’auto è stata una grande emozione proprio per quello che rappresenta» – ammette Berselli. La storia del cinema che scorre davanti ai nostri occhi, e per un istante ci riporta alla Dolce Vita delle più evanescenti notti romane. riproduzione riservata