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 2018  aprile 29 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE ELEZIONI IN FRIULI-VENEZIA GIULIAREPUBBLICA.ITROMA - Seggi aperti in Friuli Venezia Giulia per scegliere il presidente della Regione, rinnovare il Consiglio regionale ed eleggere i sindaci e i Consigli di 19 Comuni

APPUNTI PER GAZZETTA - LE ELEZIONI IN FRIULI-VENEZIA GIULIA

REPUBBLICA.IT
ROMA - Seggi aperti in Friuli Venezia Giulia per scegliere il presidente della Regione, rinnovare il Consiglio regionale ed eleggere i sindaci e i Consigli di 19 Comuni. Si vota anche su due referendum per la costituzione di due nuovi Comuni. Per la prima volta nella Regione si va alle urne in un giorno soltanto, domenica, dalle 7 alle 23.

Alle 12 l’affluenza è stata pari al 18,07%. I votanti sono stati 200.139, a fronte dei 1.107.425 aventi diritto. Nella circoscrizione di Trieste ha votato il 16,52% degli elettori: 35.047 votanti su 212.168 iscritti. A Gorizia il 18,11%: 21.517 votanti su 118.817 iscritti. Meglio in quella di Udine, dove ha votato il 19,35%, ovvero 79.443 votanti su 410.607 iscritti. Nel capoluogo è stata del 22,87% (18.373 votanti su 80.341 iscritti). A Tolmezzo la percentuale più bassa di votanti, il 16,49%, con 13.556 votanti su 82.220 iscritti. Nella circoscrizione di Pordenone, infine, si è presentato il 17,83% degli elettori, ovvero 50.576 su 283.603. A Sacile l’affluenza è al 22,36% (3.803 votanti su 17.005 iscritti).

Lo spoglio delle schede di tutte e tre le consultazioni inizierà lunedì, a partire dalle 8. Dei 535.318 uomini e 572.107 donne chiamati al voto, 156.166 sono iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.

Nella circoscrizione di Trieste, secondo i dati diffusi dalla Regione, saranno chiamate ad eleggere Consiglio e presidente della Regione 212.168 persone; in quella di Gorizia 118.817, a Udine 410.617, a Tolmezzo 82.220 e a Pordenone 283.603. In totale, saranno 1.369 le sezioni aperte in 215 Comuni. Alla consultazione regionale parteciperanno per la prima volta anche gli elettori del comune di Sappada -1.211 gli aventi diritto di voto - entrato a far parte della regione Friuli Venezia Giulia alla fine del 2017. Le ultime consultazioni regionali risalgono al 21-22 aprile 2013: l’affluenza fu del 50,48 per cento.

LEGGI Elezioni regionali e comunali in Friuli Venezia Giulia: come si vota

Sulla scheda elettorale per la scelta del governatore, in ordine di apparizione, gli elettori per il successore di Debora Serracchiani troveranno i nomi di Sergio Cecotti (Patto per l’Autonomia), unico dei quattro candidati ad aver già ricoperto la carica di presidente del Fvg. Sergio Bolzonello (centrosinistra), Alessandro Fraleoni Morgera (Movimento 5 Stelle) e Massimiliano Fedriga (centrodestra). Ma al di là della scelta che faranno gli elettori per la Regione, quello di domani è un test che potrebbe rivelarsi importante a livello nazionale per la formazione del governo.

· IL CENTRODESTRA
Dopo la vittoria in Molise di domenica scorsa il centrodestra aspetta l’esito del voto in Friuli Venezia Giulia per dimostrare la sua forza e la sua unità. Il responso è di particolare interesse per la Lega che, in caso di vittoria, dovrebbe confermare la supremazia su Forza Italia. Un voto che, però, pochi scommettono potrebbe far deflagrare il legame di centrodestra, vero ostacolo di un possibile accordo con il M5s, impegnato nelle trattavive con il Partito democratico per la formazione di un esecutivo di coalizione.

Votando per Massimiliano Fedriga, ha detto Matteo Salvini, che in Friuli Venezia Giulia, ad aprile è tornato per tre volte a sostegno del capogruppo uscente della Lega alla Camera, candidato del centro destra, "si dà un bel segnale anche a Roma, ai signori che dormono e amoreggiano, fregandosene del voto degli italiani". Parole pronunciate poche ore prima dell’abbraccio di ieri sera con Silvio Berlusconi all’Harry’s bar di Trieste che ha confermato la sintonia tra i due leader. Salvini, all’ultimo appuntamento pubblico utile, ha invitato gli elettori di centrodestra a rinunciare a qualche ora di vacanza per andare a votare perchè la sfida - ha sostenuto - "sarà all’ultimo voto".
Governo, Berlusconi e Salvini in piazza a Trieste tra sorrisi e pacche sulle spalle Condividi   Il centrodestra è unito, ha assicurato Berlusconi. "Nonostante tutte le notizie false fatte circolare, la coalizione di centrodestra è solida e in salute - ha affermato il presidente di Forza Italia al Tg1 - L’unica soluzione che vediamo per dare seguito alle passate elezioni è un governo di centrodestra che si presenti in Parlamento con progetti concreti". Anche l’ex cavaliere nella regione è rimasto a lungo: è ripartito oggi a ora di pranzo da Trieste, dopo una full immersion di appuntamenti in tutte le province cominciata martedì, con la speranza di recuperare lo scarto di voti che il 4 marzo lo ha diviso dalla Lega. 

La mano del Carroccio resta comunque tesa verso il leader del Movimento Cinquestelle: "Di Maio faccia un bagno di umiltà e torni al tavolo con il centrodestra unito", ha anche detto Salvini. E se la Lega domenica dovesse staccare tutti gli altri in Friuli Venezia Giulia - inclusi i pentastellati - ci si aspetta proprio una riapertura della trattativa fra Carroccio e Cinquestelle. Tanto Forza Italia quanto Lega, infatti, escludono con fermezza un possibile governo Pd-M5S: Berlusconi perché lo ritiene improbabile, mentre Salvini si dichiara "pronto a scendere in piazza" e "a mobilitare milioni di italiani se il voto delle politiche non sarà rispettato".

Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, anche lei nei giorni scorsi si è spesa per sostenere la campagna elettorale di Fedriga in Friuli, si è rivolta al Quirinale in attesa di conoscere il risultato del voto: "Dopo il probabile fallimento ’del contratto dei perdenti’ tra M5s e Partito democratico, Mattarella dia senza indugi l’incarico al centrodestra, che ha vinto le elezioni, in modo che possa presentarsi in Parlamento a chiedere la fiducia su pochi e chiari punti programmatici. E’ da sempre la posizione di Fratelli d’Italia - ha aggiunto Meloni - e l’unica rispettosa della sovranità popolare".

· IL CENTROSINISTRA
Big nazionali da Roma al Fvg anche per il centro sinistra, che in regione corre con il vicepresidente uscente, Sergio Bolzonello. In suo sostegno sono arrivati il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha fatto tappa a Udine, e il segretario reggente dei dem, Maurizio Martina, che ha incontrato gli elettori di Trieste e dell’isontino.

Intanto anche oggi il confronto tra i dem non si è fermato, Maurizio Martina ha rinnovato l’appello per un sì al dialogo con i Cinquestelle ed ha proposto una "consultazione della base nei territori". Il calendario del Nazareno ha già una data segnata di rosso ed è quella del 3 maggio, giorno in cui si riunirà la direzione del Pd che dovrà decidere se accettare o meno di andare a veder le carte del Movimento Cinque Stelle. Un appuntamento che sulla carta sembra avere già il finale scritto visto il muro dei renziani all’ipotesi di aprire una trattativa con i pentastellati.

Gli esponenti più vicini a Renzi non cessano di bombardare il M5s, segno di uno scarso entusiasmo per l’eventuale liaison. E c’è chi spera che sia proprio l’ex segretario di guidare in prima persona il tavolo con i grillini. I quali, nel frattempo, hanno dato un primo via libera, molto sofferto, al dialogo con i dem, ed hanno rinviato ogni decisione definitiva a un pronunciamento della base su Rousseau, che si potrebbe svolgere in poche ore all’indomani di un eventuale accordo. Ma lo stesso Martina ha parlato di una strada "in salita". Comunque se fallisse il tavolo M5s-Pd, la possibilità di riaprire il ’forno’ tra Salvini e Di Maio viene vista sempre più come ipotesi residuale.

Da Forza Italia e dalla Lega viene rilanciata la richiesta di un incarico al buio, cioè senza la certezza di avere i voti, che andrebbero cercati in Parlamento. Berlusconi si è dichiarato pronto a un governo di minoranza a guida centrodestra, convinto di poter trovare sostenitori anche fra altre parti politiche su un programma molto concreto, basato su tre-quattro punti da attuare nei primi cento giorni. Ma già nelle scorse settimane era giunto dal Quirinale un freno a questo schema e nulla fa presagire che al Colle si sia cambiata idea.

INTERVISTA BOLZONELLO
UNA sfida tutta in salita, quella di Sergio Bolzonello, in questi anni numero due di Debora Serracchiani alla guida del Friuli Venezia Giulia e candidato del centrosinistra alle elezioni di domenica per il rinnovo del consiglio regionale. Anzi, più che in salita, impossibile, come ammette lui stesso, visto che tutti i sondaggi danno in vantaggio il concorrente del centrodestra, il leghista Fedriga.

Perché ha tentato questa mission impossible?
“È vero, in questo momento è una missione impossibile. Ma è il mio ultimo giro politico. Se va male, torno a fare il commercialista. Però sono certo che in una comunità di un milione 200 mila abitanti c’è lo spazio per raggiungere le persone una a una e per spiegare l’idea di futuro. E ho fatto una campagna sui contenuti, con uno slogan che mi sono inventato io e dice ’Al cuore delle cose, insieme’".

Da Fedriga, il candidato leghista del centrodestra, la staccano ben 21 punti percentuali.
“Ma ne ho già recuperati 3! Scherzo. Comunque sì, parto da 20 punti di distacco però alla fine avremo più di qualche sorpresa. Sul Friuli è calata una campagna elettorale del centrodestra che serve a uso interno, a misurare la supremazia tra Salvini e Berlusconi che è venuto per quattro giorni proprio perché c’è in ballo la sopravvivenza di Forza Italia. I 5Stelle poi sembrano dei marziani”.

Perché l’esperienza della Serracchiani di cui lei è stato vice, sta per essere bocciata in Friuli Venezia Giulia?
“Non so se verrà bocciata e comunque sono sicuro che il futuro consentirà un altro giudizio per le riforme fatte, per avere messo in sicurezza il bilancio di questa regione, per la sanità, il welfare. La mia è stata una campagna in discontinuità ma perché il contesto è diverso”.

Pd e 5Stelle, come vede questo dialogo in vista di un governo? Lei è ancora renziano?
“Sono stato un renziano della prima ora, adesso non so più. Vorrei che ci fosse un partito-comunità. Sul governo. Il Pd deve avere responsabilità, certo. Ma sull’altare della responsabilità, i Dem hanno dato molto e se fossimo donatori di sangue saremmo i principale azionisti di maggioranza. Ma laicamente confrontiamoci, anche se le distanze sono veramente grandi”.