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 2018  aprile 29 Domenica calendario

Dizionario dei veleni

A come arsenico È il veleno più conosciuto, amatissimo dai grandi scrittori: è lui a uccidere Emma Bovary, lui viene ingerito da Romeo dopo aver saputo del funerale di Giulietta. Nascosto in un’ostia, sostiene lo studioso Theodor Ebert, è ancora lui a stroncare Cartesio nel 1650. Ma è tra XIX e XX secolo che l’arsenico (elemento letale quando viene trasformato in triossido di arsenico) ha il suo momento d’oro: facilmente reperibile diventa una risorsa importante per le donne desiderose di sbarazzarsi di mariti ingombranti (nel 1851 la Camera dei Lord tenta – invano – di proibirne la vendita alla clientela femminile) e per i giovani impazienti di mettere le mani sulla fortuna dei genitori. Il suo soprannome dice tutto: la polvere degli eredi. Solubile in acqua e insapore, perfetta per uccidere. E per entrare di rigore nei gialli più famosi del Novecento, da Agatha Christie (È troppo facile e altri tre romanzi) a Georges Simenon (La scala di ferro, La verità su Bébé Donge). Per poi finire in un film che porta il suo nome: Arsenico e vecchi merletti di Frank Capra (1944).
B come Borgia Sono i grandi avvelenatori della storia, depositari della ricetta di una sostanza letale e fatale. Paolo Giovio, medico del cardinale Giulio de’ Medici, parla di «una polvere di mirabile bianchezza, da ingannare ognuno, di sapore anche non molto spiacevole», con la quale i Borgia uccidono i nemici. Alla famiglia Borgia viene attribuito anche l’uso della cantarella, ottenuta cospargendo d’arsenico le viscere dei suini, poi essiccate. Più verosimilmente papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia, 1431-1503) e il figlio Cesare (1475-1507) per compiere i loro crimini usavano arsenico dosato con nitrato d’argento, antimonio, acetato neutro di piombo. E Lucrezia? Ha sempre goduto di cattiva stampa, Francesco Guicciardini la descrive come un’assassina pronta a eliminare gli avversari con il veleno contenuto nel suo anello. Abbastanza per comprometterne la fama in eterno: in un dipinto del 1861 Dante Gabriel Rossetti la ritrae mentre si lava le mani dopo aver avvelenato il marito, Alfonso d’Aragona.
C come cianuro e come cicuta La capsula al cianuro è l’arma con cui si suicidano i gerarchi nazisti Hermann Göring – dopo la condanna al Processo di Norimberga – ed Heinrich Himmler; con cui Magda Goebbels, moglie di Joseph, uccide i sei figli il primo maggio 1945 (e poi trova la morte con il marito); con cui muore Eva Braun nel bunker di Berlino. Il cianuro è protagonista anche di un mistero italiano: cinque giorni dopo essere stato condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio Ambrosoli, il 20 marzo 1986 il bancarottiere Michele Sindona si uccide bevendo un caffè: nella tazzina tracce di cianuro di potassio. Cronaca più recente: nell’aprile del 2012 a Milano viene ucciso, avvelenato con un Crodino al cianuro, il farmacista Luigi Fontana; il 29 novembre 2017, dopo la conferma della condanna per crimini di guerra da parte del Tribunale dell’Aia, il generale croato Slobodan Praljak beve in aula una dose di cianuro. Muore qualche ora più tardi.
Ma con la lettera C non si può non ricordare la cicuta: con questa pianta velenosa e antichissima si consuma una delle morti più famose di tutti i tempi. Quella di Socrate nel 399 avanti Cristo.
D come digitale Cangrande della Scala, signore di Verona dal 1308 al 1311, condottiero ghibellino e mecenate di Dante Alighieri, muore improvvisamente a Treviso nel 1329. Dopo quasi sette secoli, nel 2004, la sua tomba viene aperta. Le analisi rivelano una intossicazione provocata da un decotto a base di camomilla e gelso con l’aggiunta di digitale: bastano trenta grammi di foglie fresche per provocare la morte.
E come elleboro La pianta dell’elleboro (dal greco elleboros, unione di due termini: far morire e nutrimento) è fortemente velenosa. Il poeta Orazio la consigliava per la curare la follia (soprattutto degli avari).
F come funghi Allucinogeni, tossici, a volte letali, i funghi uccidono papa Clemente VII: nel 1534 il cinquantaseienne Giulio di Giuliano de’ Medici viene stroncato dall’Amanita falloide. Mille anni prima, sempre a Roma e con le stesse modalità – siamo nel 54 —, muore l’imperatore Claudio, forse avvelenato dalla moglie Agrippina, madre di Nerone.
G come gas nervino In continua evoluzione, gli agenti nervini hanno «ricette» sempre più micidiali. Capostipite di questa famiglia è il Tabun, scoperto nel 1938 dalla Ig Farben, azienda chimica della Germania nazista che stava cercando la formula per un insetticida. Altro «parente» è il Sarin, usato come arma chimica in Siria nell’agosto 2013. Il 4 marzo scorso a Salisbury, in Inghilterra, l’ex spia russa Sergey Skripal e la figlia Yulia vengono avvelenati con l’agente nervino Novichok, letteralmente «nuovo venuto», secondo il governo britannico di origine russa.
H come Harry Potter Nella fortunata saga del maghetto ideata da J.K. Rowling non potevano mancare pozioni e ricette mortifere. Avvelenata è la collana che Katie Bell porta a Hogwarts con l’obiettivo di uccidere il professore Albus Silente; veleno potentissimo è il Basilisco, che uccide in pochi minuti e ha un unico antidoto: le lacrime della Fenice.
I come «Il nome della rosa» Tutti i morti del romanzo di Umberto Eco, da Severino l’erborista al bibliotecario Malachia, hanno il dito indice e la lingua viola. Il motivo è semplice: il veleno si trova sulle pagine di un manoscritto proibito, la Poetica di Aristotele, in cui, nel secondo libro, si parlerebbe della commedia. Il monaco responsabile degli omicidi è il cieco Jorge: se le persone saranno contagiate dal riso, rideranno di tutto, anche di Dio.
J come Joffrey Baratheon Non poteva mancare il ciclo del Trono di Spade: durante le Nozze viola, tra Joffrey Baratheon e Margaery Tyrell, lo sposo muore dopo aver bevuto un calice di vino. Contiene un potente veleno, lo Strangolatore. Nascosto, per un complotto organizzato da casa Tyrell con Petyr Baelish, nella retina per capelli di Sansa Stark.
K come Kim Jong-nam Kim Jong-nam, primogenito del leader nordcoreano Kim Jong-il, ritenuto a lungo il possibile successore del padre per poi finire in disgrazia, viene ucciso all’aeroporto di Kuala Lumpur il 13 febbraio 2017 da due donne, una indonesiana e una vietnamita, che gli spruzzano in faccia l’«agente XV», una delle forme più letali del gas nervino. Ha 37 anni e muore in meno di venti minuti. Le donne, addestrate da agenti nordcoreani, sono velocemente trovate e arrestate. Si apre un intrigo internazionale con interrogativi che attendono ancora risposta.
L come Latrodectus mactans Nota come vedova nera, è uno dei ragni più velenosi. Sempre con la L circola un altro aracnide pericolosissimo, la Laxosceles reclusa, o ragno violino. Il morso della reclusa è anche l’ultimo libro di Fred Vargas (traduzione di Margherita Botto, Einaudi Stile libero): il commissario Jean-Baptiste Adamsberg segue il caso di tre anziani uccisi da una particolare specie di ragno velenoso.
M come mela Il maleficio più celebre della letteratura (e del cinema di animazione): quello di Biancaneve da parte della matrigna, che le porge una mela avvelenata. Con lo stesso stratagemma si suicida Alan Turing (1912-1954), il genio capace di decifrare il codice che l’esercito nazista usava per i messaggi segreti. Il matematico ha 41 anni quando decide di porre fine alla sua vita dopo la condanna per omosessualità e le privazioni inferte dall’autorità britannica. Lo fa aggiungendo del cianuro di potassio alla mela che era solito mangiare.
N come Nesso Grandi storie di avvelenamento sono raccontate dalla mitologia classica. Come quella del centauro Nesso: metà uomo e metà cavallo, tenta di sedurre Deianira, moglie di Eracle. Ingelosito, il marito-semidio lo uccide con una freccia intinta nel sangue velenoso dell’Idra di Lerna. Mentre agonizza, il centauro si vendica e sussurra a Deianira: «Conserva la mia tunica insanguinata: se tuo marito dovesse tradirti ti basterà fargliela indossare per riaverlo». Passano gli anni e la sventurata, minacciata dalla bella Jole, ritrova la camicia di Nesso e la fa indossare al marito. La reazione è immediata, Eracle è colto da atroci sofferenze e si getta in un rogo. Lo salva il padre Zeus che lo porta nell’Olimpo.
O come tossine ofidiche E cioè quelle inoculate dai serpenti. Vipera, cobra, serpente tigre. Ma il morso più noto resta quello dell’aspide, con cui Cleopatra, ultima regina del regno tolemaico d’Egitto, sconfitta da Ottaviano, si arrende alla vita e si consegna alla storia.
P come polonio Semimetallo radioattivo, il polonio è «famoso» da una dozzina d’anni. Da quando, nel 2006, fu avvelenato l’agente segreto dei servizi segreti russi e dopo dissidente Aleksandr Litvinenko, ucciso il 23 novembre di quell’anno dalle radiazioni del polonio 210, di cui, pochi giorni prima, avrebbe ingerito una piccola quantità in un sushi bar di Londra. Prima di morire, Litvinenko accusò pubblicamente il presidente russo Vladimir Putin di essere il responsabile del suo avvelenamento.
Q come Ellery Queen Settembre: dopo aver annunciato le nozze, Harley Longstreet e la fidanzata Cherry Browne invitano gli amici a un party, gli ospiti si avviano alla festa con il bus dove il futuro sposo muore ucciso dalla nicotina, punto dagli aghi imbevuti del liquido e infilzati in un tappo di sughero nascosto nella giacca. Altro mese, febbraio: nel porto di New York viene ripescato il cadavere di un uomo, morto per avvelenamento da acido prussico. Sono le trame di La tragedia di X e La tragedia di Y, romanzi del 1932 di Ellery Queen (pseudonimo di Frederic Dannay e Manfred B. Lee): è la serie con protagonista Drury Lane.
R come ricina Proteina potentissima, la ricina è diventata la rockstar dei veleni da quando è comparsa più volte nella serie Breaking Bad (celebre l’episodio della sigaretta alla ricina), ma anche in Gotham, The Mentalist, Designated Survivor, Law & Order, Ncis. Conteneva ricina anche il cosiddetto «ombrello bulgaro»: un meccanismo nascosto in grado di sparare proiettili avvelenati. Fu in questo modo – in un agguato dei servizi bulgari sostenuti dal Kgb – che venne ucciso a Londra lo scrittore dissidente bulgaro Georgi Markov il 7 settembre 1978.
S come stricnina Gaspare Pisciotta, luogotenente di Salvatore Giuliano, tra gli organizzatori del massacro di Portella della Ginestra (Primo maggio 1947), viene arrestato poco dopo la morte del bandito siciliano, che lui stesso dichiara di avere ucciso. Al processo per la strage fa altre clamorose rivelazioni, indicando i nomi dei presunti mandanti «istituzionali». Recluso all’Ucciardone, il 9 febbraio 1954 scioglie nel caffè un preparato vitaminico. Quasi immediatamente viene colpito da dolori addominali, nel giro di quaranta minuti muore. La causa: 20 milligrammi di stricnina.
T come tallio È stato il mistero del 2017: due coniugi anziani e la figlia, tutti residenti a Nova Milanese (Monza), vengono uccisi da una sostanza letale, il tallio (altri cinque sono intossicati). Dopo due mesi di indagini – nel pozzo della casa di campagna vicino a Udine, nell’aria condizionata – a dicembre la soluzione del caso: è stato il ventisettenne Mattia Del Zotto a uccidere i nonni paterni e la zia; voleva sterminare l’intera famiglia con il tallio acquistato a Padova: sei boccette nascoste in cantina. La spiegazione dell’assassino: «Erano esseri impuri».
U come urtica ferox Feroce come il suo nome: è un’ortica piena di spine che in caso di puntura causano non solo dolore persistente ma anche convulsioni, problemi neurologici e difficoltà respiratorie.
V come Verde di Parigi Non fatevi ingannare dal nome: il verde di Parigi è un composto chimico di colore verde brillante fortemente tossico, a base di solfato di rame e arsenico. Impiegato dai pittori dell’Ottocento, in particolare da preraffaelliti e impressionisti, fu usato anche per la carta da parati. Da qui l’ipotesi – non dimostrata – che la morte di Napoleone Bonaparte sia collegata ad avvelenamento da «tappezzeria» dovuta alla presenza di pareti «a base di arsenico» a Sant’Elena.
W come «Elementare, Watson» Il personaggio letterario più esperto di veleni è senza dubbio Sherlock Holmes: fin dalla sua prima avventura, Uno studio in rosso, del 1887, l’investigatore creato da Arthur Conan Doyle si muove con disinvoltura tra le sostanze tossiche e i loro effetti.
X come Lab X Nascosto nella periferia di Mosca, il Lab X resta un mistero russo: secondo molti ex agenti segreti sovietici e dissidenti ancora oggi il palazzo ospita la fabbrica di veleni voluta da Lenin nel 1921.
Y come Yamada Nagamasa Il militare e politico giapponese (1590-1630), grande commerciante, promosse gli scambi tra Siam e Giappone. Alla morte di re Songtham, suo protettore, fu coinvolto in una guerra di successione e ferito. Secondo alcune fonti fu avvelenato proprio attraverso quella ferita.
Z Come Émile Zola Lo scrittore francese pubblica nel 1890 La bestia umana, romanzo «di delitti e desideri, passioni e vendetta» ambientato lungo la ferrovia Parigi-Le Havre. Non manca l’avvelenamento, questa volta con il salnitro.