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 2018  aprile 29 Domenica calendario

Che cos’è la miocardite

La miocardite è un’infiammazione del tessuto muscolare del cuore (miocardio) che può colpire anche i giovani. A volte guarisce, passando quasi inosservata per l’assenza di disturbi, altre volte invece può presentarsi in forma molto grave, danneggiando il cuore fino a mettere in pericolo la vita. Da qui l’importanza di coglierne i campanelli d’allarme e avviare tempestivamente un iter corretto, come sottolinea un recente studio italiano, pubblicato sulla rivista Circulation (si veda il box in alto).
Quali sono i sintomi?
«Possono essere lievi o assenti, ma nella maggior parte dei casi la miocardite si manifesta con dolore toracico oppure con aritmie, incluso l’arresto cardiaco. Inoltre può causare alterazioni dell’elettrocardiogramma e aumento dei livelli di alcune proteine di norma contenute nelle cellule muscolari cardiache. Sono segni che, se accompagnati dal dolore al petto, possono far pensare a un infarto. Ma alcuni esami, come l’ecocardiogramma, possono aiutare a distinguere le due condizioni» spiega Maria Frigerio, direttore della Cardiologia 2 (dedicata allo scompenso e al trapianto di cuore) del De Gasperis Cardio Center, Ospedale Niguarda di Milano.
Che rischi comporta?
«Il rischio maggiore è che si instauri uno scompenso cardiaco, una disfunzione del cuore che causa un’insufficiente perfusione di altri organi e tessuti (in particolare reni e fegato) o un ristagno di liquidi, soprattutto a livello dei polmoni»
Quali esami si fanno per la diagnosi?
«Una diagnosi certa si può ottenere solo con la biopsia miocardica, ma nella routine si tende a non eseguire questa manovra, sia per i potenziali rischi, sia per la modesta esperienza di molti ospedali nella sua esecuzione e interpretazione. Considerando poi il decorso spesso benigno della miocardite, di fatto si preferisce come primo accertamento la risonanza magnetica, che non è invasiva e permette di identificare la presenza di infiammazione del tessuto cardiaco e di verificarne l’evoluzione nel tempo. La risonanza, inoltre, esamina tutto il cuore, mentre la biopsia analizza solo piccoli frammenti: dal momento che l’infiammazione può essere più o meno estesa e variamente distribuita nel cuore, una biopsia negativa non esclude quindi la possibilità di una miocardite. Peraltro, in centri che praticano di routine biopsie cardiache, come quelli in cui si eseguono trapianti di cuore, i rischi sono molto bassi e il risultato dell’esame può influenzare la cura e quindi la prognosi del paziente».
Quali cure ci sono?
«Il più delle volte non è richiesta una terapia specifica. E, data la grande varietà di cause e di manifestazioni, è molto difficile dire quale sia “la” terapia appropriata. Se la miocardite è di natura tossica, occorre innanzitutto sospendere la sostanza implicata. Se si associa ad autoimmunità, potranno essere considerati i cortisonici, altri immunosoppressori o farmaci ad azione biologica. L’eventuale presenza di insufficienza cardiaca deve essere prontamente riconosciuta e trattata: i pazienti con una miocardite fulminante o una disfunzione cardiaca significativa, con sindromi autoimmuni o aritmie gravi, dovrebbero essere indirizzati subito presso centri con esperienza specifica, in grado di far fronte alle esigenze diagnostiche e terapeutiche (terapia intensiva, supporto temporaneo al circolo)».