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 2018  aprile 28 Sabato calendario

Il caso di Platì dove nessun sindaco arriva alla fine del mandato

Sono passati 21 anni da quando un sindaco di Platì è riuscito a restare in carica per cinque anni. Era il 1997, da allora la vita democratica del paese è praticamente sospesa. Tranne brevi parentesi, in questo ventennio a guidare il Comune sono stati i commissari. Il Consiglio dei ministri per la quarta volta ha dovuto prendere atto delle «infiltrazioni mafiose» nell’ente comunale. Anche questa volta è durato meno di due anni il mandato del primo cittadino. La fascia tricolore tornerà in un cassetto, lì dove era stata custodita nei dieci anni precedenti. L’amministrazione era già nata tra dubbi e polemiche. Si erano presentate due liste, una guidata da Ilaria Mittiga figlia del sindaco dello scioglimento del 2006 e Rosario Sergi risultato vincitore. Il suo nome compariva nella lista dei cosiddetti «impresentabili» redatta dalla Commissione parlamentare antimafia. «Dagli atti di indagine – si leggeva nella relazione – risulta che Sergi Rosario ha rapporti di affinità con esponenti di vertice della cosca Barbaro».
La commissione aveva sottolineato anche la presenza, nelle liste, di numerosi candidati con «rapporti di parentela, di affinità o frequentazioni con persone ritenute ai vertici dei sodalizi mafiosi». Nonostante le ombre Sergi il 6 giugno 2016 era stato eletto sindaco. Appena 24 ore dopo però la minoranza si era dimessa in blocco. Per un anno e mezzo il sindaco ha governato senza opposizione. Poi il colpo di scena, a febbraio 2018, con le dimissioni di 4 consiglieri di maggioranza. Sergi era comunque pronto ad andare avanti e procedere alla surroga dei dimissionari, ma la Prefettura ha bloccato tutto reputando insufficiente la presenza di tre soli consiglieri per raggiungere il numero legale. Il 26 aprile nell’ultimo consiglio dei ministri è arrivata la proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti di sciogliere il Comune per infiltrazioni mafiose. Per la diciassettesima volta negli ultimi cento anni tornerà la commissione prefettizia. Un film già visto. Nella capitale dei bunker la vita politica continua a essere materia per le cronache giudiziarie. Nel 1978 a pochi giorni dalle elezioni mentre nella camera del lavoro si teneva una riunione per definire i candidati qualcuno sparò dall’esterno ferendo due persone. Il giorno dopo nessuno volle più candidarsi. Negli anni Ottanta due ex sindaci sono stati uccisi. Nel 2003 scattò l’operazione Marine, l’intero paese venne cinto d’assedio da circa 600 carabinieri per arrestare 120 persone, tra cui anche il sindaco Francesco Mittiga – poi prosciolto -, il vice sindaco, assessori e il comandante della municipale. Nel 2009 si sono tenute le ultime elezioni valide.
Il sindaco anche in quell’occasione era durato meno di due anni. Dopo un lungo commissariamento i cittadini di Platì erano tornati alle urne nel maggio 2014. In quell’occasione era stata presentata un’unica lista ma non aveva raggiunto il quorum del 50%, fermandosi al 24%. Nelle successive elezioni del 2015 addirittura nessun candidato. «Meglio il commissario tanto chiunque vinca sciolgono il Comune», la triste profezia dei platiesi è divenuta ancora una volta realtà.