la Repubblica, 28 aprile 2018
Il Chapecoense per risparmiare è partito senza carburante. Ecco perché l’aereo è precipitato a quaranta minuti dall’arrivo
Non c’erano più soldi. Neanche per fare benzina. Ma il volo ormai era stato prenotato: un charter con la Chapecoense al completo, giocatori, allenatore, dirigenti, giornalisti al seguito. Così, per incassare qualcosa che avrebbe dato un po’ di ossigeno alla compagnia, il vertice della LaMia, operatore aereo boliviano, diede ordine ai suoi piloti di decollare con il minimo di carburante. Dopo un anno e cinque mesi di indagine l’Aeronautica civile colombiana ha chiuso l’inchiesta sullo schianto del volo 2933 che il 28 novembre del 2016 provocò la morte di 71 persone. Una strage che si sarebbe potuta evitare ma che la scelta folle, al limite del criminale, del comandante Miguel Quiroca, ricattato dal vertice della compagnia, ha decretato sin dalla partenza. Nel decollo da La Paz, in Bolivia, i serbatoi sono stati riempiti a metà anche se i piloti sapevano bene che non sarebbero stati sufficienti per arrivare fino a Medellín, in Colombia: un percorso di 3 mila chilometri. È stata evitata anche la sosta a San Paolo e l’aereo ha puntato dritto sulla destinazione. Una scelta suicida. I motori si sono spenti 40 minuti prima dello schianto sui costoni delle montagne che chiudono la valle della seconda città colombiana. L’aereo è rimasto a volteggiare cercando, come un aliante, di spingersi oltre. A terra nessuno sapeva nulla. Da bordo sono rimasti sempre in silenzio. Non hanno avvertito di quello che stava accadendo. Solo all’ultimo, con un grido disperato, il comandante Quiroca ha lanciato il suo allarme alla Torre di controllo: «Lima, May, India, signorina siamo in totale avaria, avaria totale del sistema elettrico, siamo senza carburante». I controllori, secondo il rapporto, sono rimasti basiti. Hanno cercato di stabilire un nuovo contatto. Non credevano a quello che avevano appena sentito. Ma non c’è stato verso: da bordo è continuato il silenzio. Fino a quando dai radar si è visto il puntino con il trasponder che scivolava sempre più in basso, si è avvitato ed è scomparso. L’indagine ha accertato che la LaMia navigava in pessime acque. Non pagava gli stipendi da due mesi e cercava di restare a galla come poteva. I sistemi di sicurezza erano stati allentati, non erano stati sottoposti alle verifiche periodiche obbligatorie. Le conclusioni sono taglienti: «È avvenuto qualcosa di inconcepibile». All’aereo mancavano 2.303 chilogrammi di carburante per arrivare in sicurezza a destinazione. Il cinismo del vertice della compagnia e l’azzardo suicida dei piloti hanno stroncato 71 vite, cancellato una promettente squadra, gettato nel lutto il Brasile e il mondo del calcio.