la Repubblica, 28 aprile 2018
Merkel tenta di evitare i dazi di Trump
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, tornerà a casa a mani vuote su due dossier fondamentali come i dazi e l’Iran. E con una reprimenda in più sulla difesa. Che la chiusura nei confronti di uno dei Paesi maggiormente accusati di quel “commercio iniquo” che è il vero mantra dell’agenda neoprotezionista di Washington, sia programmatica, Trump non lo nasconde. «Se sono poco amato in Germania, vuol dire che sto facendo un buon lavoro», ha gigioneggiato in conferenza stampa. Il deficit commerciale degli Usa rispetto all’intera Ue vale circa 150 miliardi di dollari, Trump lo ricorda due volte davanti ai cronisti. E metà di quel disavanzo – circa 65 miliardi è da imputare alla sola Germania. Che infatti è sul banco degli imputati, assieme a Cina, Giappone o Messico, dal primo istante della presidenza Trump. Sui dazi sull’acciaio e alluminio incombenti, che per i prodotti europei dovrebbero scattare dal primo maggio, i progressi sembrano nulli: nonostante la visita di Macron e un colloquio telefonico preliminare tra Trump e Merkel prima della partenza per Washington, la cancelliera si è limitata a dire, dopo il vertice, che «deciderà il presidente». Unica novità interessante: data l’incapacità dell’organizzazione mondiale del commercio Wto di raggiungere recentemente delle intese, Angela Merkel ha suggerito che si potrebbero provare a negoziarne direttamente tra Usa e Ue. Il presidente americano si è concesso poi l’ennesima reprimenda sulla spesa per la difesa e gli impegni con la Nato del 2% di Pil. La Germania continua a spendere poco, Merkel ha detto in conferenza stampa che si arriverà l’anno prossimo «all’1,3%», ma ha precisato di voler rispettare gli impegni presi con gli alleati atlantici. E su questo, a Berlino, stanno incrociando le spade anche la ministra della Difesa von der Leyen (Cdu) e il collega delle Finanze Scholz ( Spd) che non vede motivi per aumentare la quota di spesa per la Difesa più del dovuto. L’impegno è passare dagli odierni 39 miliardi a 44 miliardi annui nel 2021. Sull’Iran, Trump ha avuto parole durissime e ha ripetuto due volte che «non avranno mai l’atomica», lasciando intendere come i margini per scongiurare un ritiro dall’accordo siano ridotti al minimo. Merkel pensa che l’accordo «sia una prima pietra su cui continuare a costruire», che ha già «rallentato» le attività in ambito nucleare di Teheran. «Ma pensiamo», ha aggiunto, «che ciò non basti», che il programma missilistico balistico e l’influenza nell’area, «in particolare in Libano e Siria» siano motivo «di grande preoccupazione». Soltanto sulla Russia Merkel e Trump sembrano aver registrato qualche convergenza, in particolare sulla crisi in Ucraina. Ma nei colloqui si è parlato anche di temi più controversi come le recenti sanzioni americane contro Mosca, che rischiano di danneggiare alcune aziende tedesche, e la dipendenza della Germania dalle fonti energetiche russe, che Washington reputa eccessiva, con riferimento in particolare a Nordstream 2.