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 2018  aprile 28 Sabato calendario

Se i componenti del Csm fossero sorteggiati?

ROMA Sarà accettabile, per un futuro governo, una giustizia lenta e a macchia di leopardo, con prescrizioni che vanno dallo zero virgola di alcuni tribunali, 0,5% a Bolzano o 0,8 a Sciacca, al 31,2 di Torino? È sul fronte dell’efficienza che potrebbe innestarsi un nuovo conflitto tra politica e magistratura. Con la prima non più disponibile a chiudere un occhio rispetto alle responsabilità nella gestione, e le toghe senza più alleati. Addio allo scudo dei Dem È un fatto: il Pd, un tempo scudo dei giudici contro gli attacchi di Berlusconi, ha preso le distanze. Leggi come la responsabilità civile, all’insegna dello slogan renziano «chi sbaglia paga» o il taglio delle ferie da 45 a 30 giorni, hanno segnato la frattura. Né, a sanarla, è bastato il tono dialogante del Guardasigilli Andrea Orlando che ha cercato di tenere aperti tutti i possibili canali di confronto, anche quando palazzo Chigi, come per l’età pensionabile, pretendeva che li chiudesse. I magistrati vanno avanti comunque, svolgendo un ruolo di supplenza rispetto ai vuoti della legislazione. Ci riflette Ezia Maccora, numero due dei gip a Milano, per 4 anni al Csm per Md: «Noi continueremo a “esserci” per garantire i diritti degli ultimi, dai migranti ai detenuti, e a dare tutela alle nuove disuguaglianze». Che è come dire, anche se la politica, pure quella di sinistra, non riesce a interpretare i bisogni dei cittadini, i magistrati continueranno a fare il loro dovere, pur a costo di espresse critiche. È accaduto con le decisioni sulla stepchild adoption, per la tutela dei lavoratori, per gli stranieri da espellere, per la regolamentazione del fine vita. Le nuove e vecchie “minacce” M5S prenderà il posto del Pd in difesa delle toghe? Per ora non sembra. Al di là del feeling con il pmNino Di Matteo, alcune uscite grilline sui programmi vengono giudicate inaccettabili, come la proposta di pagare i giudici a seconda della funzione che svolgono e l’ipotesi di usare il sorteggio per selezionare i togati del Csm, idea che fu dell’ex Guardasigilli Alfano e, in tempi più lontani, del missino Almirante. Già nel 2014 ecco sull’Espresso la stroncatura del sorteggio del procuratore di Torino Armando Spataro: «Trovo l’idea offensiva e umiliante: significa considerare gli elettori incapaci di giudicare e orientarsi secondo una scala di valori. È qualunquismo puro: il Csm ridotto al rango di una bocciofila di quartiere. Ma forse è solo la riedizione di una vecchia idea: punire i magistrati, anche privandoli del diritto di voto». L’eventuale feeling tra M5S e magistratura potrebbe realizzarsi sulle leggi, il blocco della prescrizione col rinvio a giudizio, le misure eccezionali contro la corruzione, uno stop alle nuove norme sulle intercettazioni del Pd. Anche se nel contratto di governo del candidato premier grillino Luigi Di Maio c’è solo un generico riferimento alla lotta alla corruzione con la disponibilità a discutere «il miglioramento dell’organizzazione della giustizia penale» e «l’assetto» degli organi di autogoverno. In vista di futuri rapporti non è un caso l’insistente presenza alle iniziative pubbliche dei magistrati di Alfonso Bonafede, alter ego di Di Maio e Guardasigilli nel listino 5stelle. Le riforme necessarie Pace fittizia o scontro col futuro governo? «Se non c’è Annibale alle porte, cioè un pericolo serio, la magistratura non si mobilita» chiosa ironico l’ex avvocato generale della Cassazione Nello Rossi. Parla invece chi, come Edmondo Bruti Liberati, l’ex procuratore di Milano ed ex battagliero presidente dell’Anm, di se stesso dice: «Per un magistrato in servizio sarebbe del tutto improprio dettare un’agenda sulle riforme, ma essendo in pensione penso di potermelo permettere». E parla, con appalusi, al Sum#02 di Ivrea, Nino Di Matteo, perché «sento il dovere di non tacere». Programmi che non combaciano i loro, ma indicativi delle aspirazioni di efficienza e legalità di entrambi. «Gli americani amano la struttura “do, don’t”, cosa fare e cosa non fare. Io dico “don’t” alle riforme epocali dell’ordinamento perché i tentativi passati hanno deviato l’attenzione da riforme più urgenti e fattibili. Dico “do” invece all’innovazione organizzativa e all’informatizzazione, a valorizzare il personale amministrativo, a reclutare i magistrati, tornando al concorso subito dopo la laurea e al tirocinio presso la Scuola della magistratura». Regole severe su incompatibilità e ineleggibilità, con uno stop alle toghe che continuano a essere tali pur con incarichi negli enti locali. Bruti chiede di cambiare la prescrizione, che «assicura impunità inaccettabili», ma «garantendo la ragionevole durata del processo perché anche l’imputato dei reati più gravi ha diritto a una conclusione in tempi certi e ragionevoli». «Eccessivo» il blocco totale, ma «tempi brevi e praticabili per ciascuna fase, dopo rinvio a giudizio, tribunale, appello». Più drastica la ricetta di Di Matteo che tra «una giustizia minimalista che blocca gli eccessi» e «una vera per attuare la Costituzione» sceglie la seconda, e propone «la riforma copernicana della prescrizione, che si blocchi con la richiesta del rinvio a giudizio». Di Matteo lancia la formula: «Né manettari, né giustizialisti, la misura sta nel rapporto tra i reati e i danni per la collettività». Di qui la certezza della pena («Né amnistie, né indulti, né leggi svuota carceri, la condanna va scontata»); punizioni più alte per corruzione e voto di scambio; operazioni sotto copertura e misure di prevenzione per la corruzione; intercettazioni per una platea più ampia di reati. Stando all’applausometro, potrebbe essere la piattaforma di M5S, ma il contratto di Di Maio dimostra che alleanze con Lega o Pd lo rendono impraticabile. Csm, la magistratura si grillinizza? Che succederà l’8 e il 9 luglio, quando le toghe voteranno per il nuovo Csm? E che accadrà in Parlamento con l’elezione degli otto membri laici? Potrebbero essere tre grillini, tre del centrodestra, due del Pd. Un 5stelle o un leghista al vertice del Csm? Sarebbe una novità mentre impazza la solita polemica sul correntismo. Un caldo invito arriva da magistrati del tutto diversi. Dice Ezia Maccora: «Bisogna guardare al passato, quando sono stati scelti qualificati giuristi lontani dall’agone della politica attiva». E Di Matteo sostiene che «i membri laici devono garantire assoluta indipendenza. Dove sta scritto che devono essere ex parlamentari o ex componenti del governo?». Exploit Davigo Le elezioni del Csm misureranno gli equilibri delle correnti. Piercamillo Davigo, fondatore e leader di Autonomia e indipendenza, che ha appena scritto per Laterza il polemico pamphlet “In Italia violare la legge conviene. VERO!”, bisserà gli oltre mille voti di due anni fa per l’Anm? O potrebbe recuperare consensi Mi, oggi al 22%, da cui Davigo uscì nel 2016 in polemica con Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia ma di fatto leader del gruppo, oggi deputato Pd. Area, il gruppo di sinistra al 25,5%, vuole confermare i sette consiglieri, schiera per la Cassazione l’ex segretaria di Md Rita Sanlorenzo, il pm di Roma Giuseppe Cascini, tra i titolari dell’inchiesta Roma Capitale, mentre Davigo punta sul procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita. Agguerriti i centristi di Unicost, il gruppo (35%) di Luca Palamara,ex presidente dell’Anm e oggi al Csm, e di Francesco Minisci, oggi a capo dell’Anm. Ma anche sulle elezioni del Csm potrebbe avere influenza il “colore” del futuro governo. ( 2. fine. La prima puntata è stata pubblicata il 23 aprile)