Corriere della Sera, 28 aprile 2018
Rinviati a giudizio gli ex vertici Mps
Alessandro Profumo e Fabrizio Viola sono stati rinviati a giudizio a Milano in qualità di ex presidente ed ex amministratore delegato del Montepaschi, nell’ambito del secondo processo sulla vicenda dei derivati Alexandria e Santorini. Il gup Alessandra Del Corvo ha respinto la richiesta di proscioglimento presentata dai pubblici ministeri e dalle difese mandando a processo i due banchieri per aggiotaggio e falso in bilancio. La decisione ha sorpreso Profumo, raccontano fonti vicine al banchiere oggi amministratore delegato di Leonardo, il quale ha riconfermato la sua fiducia nella magistratura dicendo anche di essere sereno per le scelte fatte in Mps e di poter dimostrare di aver sempre operato correttamente nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, peraltro in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob. La vicenda è piuttosto intricata ed è oggetto anche di un altro processo che vede imputati l’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni, al comando della banca fino al 2011-2012. Arrivati a Siena con il mandato di fare pulizia, nel 2013 Profumo e Viola avevano denunciato perdite per 700 milioni nascoste dietro una contabilizzazione non corretta di alcune operazioni di finanziamento a lungo termine su Btp realizzate con Deutsche Bank – Santorini – e Nomura – Alexandria. Tali contratti vennero denunciati come derivati ma, anche sulla base di un parere di Banca d’Italia, Consob e Ivass, vennero mantenuti in bilancio, come avevano fatto Mussari e Vigni, «a saldi aperti» ovvero come prestiti e acquisti contemporanei e non «a saldi chiusi», cioè come derivati. Nel 2016 tuttavia la Consob impose al Monte di correggere i bilanci fino al 2015 avendo rilevato che i Btp sottostanti le due operazioni n0n erano stati acquistati da Mps. A settembre 2016 i pm avevano chiesto l’archiviazione per i due banchieri, respinta dal gip Livio Cristofano con un ordine di imputazione coatta. Secondo i pm, Profumo e Viola non sarebbero stati da processare perché avrebbero agito senza intenzione di falsificare i conti (tra il 2011 e il 2014) e occultare le perdite, anche perché avrebbero indicato gli effetti contabili dei derivati in maniera pro-forma nei bilanci, quindi senza intenzione di ingannare il mercato. Diversa la lettura del Gip che ieri li ha rinviati a giudizio. Il processo inizierà il 17 luglio.