Corriere della Sera, 28 aprile 2018
Allarme per la vendita di Wembley a un riccone pakistano
Londra La profanazione del tempio: è così che i fan inglesi hanno accolto la notizia che lo stadio di Wembley sarà venduto a un miliardario americano di orgine pachistana, che ha intenzione di usarlo come base per importare in Europa il football Usa.
«Un’altra icona perduta», «Venduta l’anima del calcio», erano i titoli ieri mattina dei popolari tabloid londinesi. E i tifosi hanno sfogato la loro rabbia sui social media, immaginando già con orrore l’arco che sormonta lo stadio rimpiazzato dalla M di McDonald’s o l’impianto sportivo ribattezzato «Google Sports Arena».
Una conseguenza sicura del passaggio di mano sarà lo sfratto della nazionale di calcio inglese, che dovrà trovare un’altra location per disputare le partite. Il nuovo proprietario, Shahid Kahn, ha forti interessi nel football americano e intende portare a Wembley la sua squadra, i Jacksonville Jaguars. Alcune partite chiave del calendario di calcio inglese verranno ancora disputate lì, ma la parte del leone la farà il football americano.
È una fine ingloriosa per uno stadio il cui nome ha accompagnato 95 anni di sport inglese e che è stato teatro di eventi memorabili non solo dal punto di vista sportivo: il vecchio Wembley, oltre alla vittoria dell’Inghilterra ai Mondiali del 1966, aveva visto la messa di Giovanni Paolo II nel 1982, il Live Aid del 1985 e il concerto per Mandela nel 1990.
Khan ha fatto un’offerta che era impossibile rifiutare: ha messo sul piatto un miliardo di sterline, delle quali 600 milioni verranno versate subito e le altre 400 arriveranno alla Football Association inglese (la Lega calcio locale) da partite e concerti. Ma questo non ha impedito a migliaia di tifosi di firmare subito petizioni online per chiedere ai dirigenti sportivi di ripensarci.
È sceso in campo addirittura il governo: «Wembley è la casa storica del calcio inglese e detiene un posto molto speciale per i tifosi – ha detto il portavoce della premier Theresa May —. La Football Association vorrà tenere in forte considerazione le opinioni dei tifosi prima di decidere cosa fare». Più esplicito Carlos Carvalhal, il tecnico portoghese dello Swansea City: «Wembley è un monumento e non potete vendere i monumenti nel vostro Paese: se vendete Wembley, cosa farete dopo, venderete Buckingham Palace o il Big Ben?»
Uno dei timori più forti è che lo stadio venga ribattezzato in maniera stravagante : attualmente è sponsorizzato da un gigante della telefonia e va sotto il nome di «Wembley Stadium connesso da EE». Ma questo contratto scade nel 2020 e si ritiene che Kahn sia incline a imporre una nuova denominazione. «Parte delle trattative riguardano l’assicurazione che il nome di Wembley Stadium verrà preservato», ha provato a rassicurare un portavoce della Football Association.
L’attuale stadio, il più grande d’Inghilterra con una capacità di 90 mila posti, è costato 757 milioni sterline (circa 850 milioni di euro) ed è stato inaugurato nel 2007. La Football Association avrebbe finito di pagarlo nel 2025 e le rimane a oggi un debito di circa 142 milioni di sterline. Ma come hanno scritto i commentatori sportivi inglesi, la vendita «è un buon business ma è emotivamente sbagliata», perché Wembley «è la casa spirituale oltre che fisica del gioco nazionale».
È un altro gioiello della corona britannica che se ne va, un altro segno del tramonto di quello che una volta era un impero e che dopo la Brexit rischia di diventare una piccola isola al largo dell’Atlantico. Ed è forse un’ironia della storia che Wembley vada a un ex suddito squattrinato della Corona: Khan è infatti nato a Lahore, in Pakistan, già possedimento britannico, ed era arrivato a 16 anni in America, nel 1967, con soltanto 500 dollari in tasca. Da lì ha costruito il suo impero nell’industria automobilistica fino a finire sulla copertina di Forbes come «Il volto del sogno americano». Un sogno che per i tifosi inglesi si sta rivelando un incubo.