Libero, 26 aprile 2018
Venti centesimi per fare pipì. E ti fregano pure il resto
«Scusi, ha da cambiare?». L’altro giorno, in un mega parcheggio milanese, un signore di una certa età mi si avvicina e mi chiede se ho da “spezzargli” la sua moneta da due euro. Mi spiega: «Guardi, devo andare al bagno automatizzato e il servizio non dà resto». In effetti, per accedere al box toilette del parcheggio si pagano venti centesimi e su ciò nulla da eccepire, così il bagno non diventa un cesso della peggior specie per colpa di maleducati, sozzoni e gentaglia varia. Ma se la monetina introdotta fosse di taglio più grosso... beh, niente resto e affari tuoi.
È ciò che era capitato appunto al signore che scherzosamente, nel giustificare l’urgenza della situazione, chiosava con un «sa, noi di una certa età dobbiamo fare i conti con una vescica permalosa; ci tocca assecondarla». Per chi fosse interessato, la storiella finisce che gli “offro” l’ingresso nel box bagno e lo saluto. Nell’allontanarmi, però, ho pensato al fatto che tutte le macchinette che non erogano il resto non dovrebbero essere omologate, perché ciò che trattengono è appropriazione indebita. A maggior ragione se oggetto di bandi di gara.
SPICCI RUBATI
Sono consapevole del fatto che, in una situazione economica come quella sotto i nostri occhi, vicende di questo tipo sono un nulla. Ma attenzione a sminuire la portata di un siffatto malcostume. Pensate infatti alle volte in cui ci “prelevano” pochi spicci con le scuse più disparate: un certificato non richiesto dalla banca, un servizio a pagamento addebitato arbitrariamente dalla compagnia telefonica, un obolo dalla società del gas o dell’energia, gli arrotondamenti, gli adeguamenti, le macchine che non danno resto e via dicendo. Al primo impatto può sembrare poca roba, ma se moltiplicate pochi spicci per una platea numerosa, ecco che la cifra si ingrossa. Del resto, alcuni gestori telefonici non erano arrivati a ridurre il mese a 28 giorni, creando così una fattura in più? Certo che sì.
È giusto stare zitti? Io credo di no, pur senza farne una tragedia. L’arroganza comincia esattamente dal primo sopruso, dal primo centesimo non restituito. I servizi che ci vengono addebitati senza una nostra richiesta vanno non soltanto eliminati, ma anche sanzionati con una specie di “cartellino giallo”, di ammonizione, che in caso di reiterazione sistematica del cattivo comportamento fa scattare una sospensione temporanea del servizio con danno per l’agenzia. Questo andrebbe fatto, se il consumatore fosse titolare di diritti pieni, invece così non è. Si arriva a omologare macchine che, pur erogando servizi utili, si tengono il resto della moneta in esubero, o perché non ne danno in assoluto, oppure perché ne danno ma soltanto fino a una certa cifra.
IL NOSTRO DENARO
Ribadisco che storie di piccole somme trattenute indebitamente se ne possono raccontare tante, e quasi sempre lasciamo perdere perché protestare non ne vale la pena (è ciò che accade quando la banca ti trattiene qualcosina in nome di un servizio fornito unilateralmente); eppure per dirla con Totò la somma prelevata fa il totale che proprio questi soggetti incassano, perché dispongono dei nostri conti correnti e si comportano come se i nostri soldi fossero i loro.
Voi mi direte: fossero queste le ruberie. È vero. Ma se non riusciamo a rivendicare nemmeno qualche spicciolo, allora stiamo freschi...