Libero, 25 aprile 2018
I neri vogliono diventare bianchi
La soluzione finale per sconfiggere il razzismo è diventare bianchi. O almeno di questo avviso sembrano essere le case produttrici di trattamenti per lo schiarimento della pelle e vari milioni di persone che li comprano. Un mercato che vale quasi 5 miliardi di dollari, e che nei prossimi dieci anni si prevede arriverà a 9 miliardi.
Secondo un’inchiesta del quotidiano britannico The Guardian, creme, scrub, pillole e iniezioni che promettono di schiarire il colore della pelle sono sempre più popolari, e chi le propone non sono oscure aziende del Terzo mondo, ma alcune delle major della cosmesi: da “Sakura White” di Garnier, che promette di rendere la pelle il 60% più rosea in quattro settimane, a “Light Complete”, sempre Garnier, da alternare alla prima applicandola durante la notte, a L’Oreal “White Perfect”, con l’eloquente marchio registrato “Melanin Vanish”, progettato per rallentare la produzione di melanina. Il Guardian aggiunge che la Lactacyd ha rilasciato sul mercato thailandese la crema White Intimate, che promette di rendere più «bianca e traslucida» perfino l’area genitale.
GIGANTI FARMACEUTICI
Sul mercato esistono oltre 2.000 prodotti, molti creati da giganti farmaceutici come Unilever, Proctor and Gamble e L’Oreal, e che stanziano enormi budget per il marketing; ma soprattutto ne esistono molti illegali, che contengono sostanze chimiche vietate dalle norme di sicurezza. Si tratta di mercurio, che è un veleno, di idrochinone (il cui uso prolungato provoca danni alla cute e malfunzionamento di fegato e reni) e di corticosteroidi, usati per causare l’assottigliamento dell’epidermide, ma che aumentano il rischio di cancro alla pelle. Nonostante la loro pericolosità, uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato che il 40% delle donne cinesi usa regolarmente creme per schiarire la pelle, il 61% di quelle indiane e il 77% delle nigeriane: di qualsiasi colore sia, chi non è bianco lo vuole diventare.
Gli affari, infatti, vanno a gonfie vele, tanto che lo scorso anno il Regno Unito ha dovuto creare una task force apposita, la Southwark Trading Standards, per far fronte al mercato illegale on-line, per lo più di prodotti importati dall’Asia e dall’Africa, sui quali i venditori spesso scrivono ingredienti legali per aggirare i controlli.
Steve Garner, preside della facoltà di Criminologia e Sociologia alla Birmingham City University, nel 2107 ha pubblicato il primo studio britannico sullo schiarimento della pelle e lancia l’allarme sul ruolo di internet. In effetti, la rete è piena di immagini del prima e del dopo i trattamenti: una persona triste dalla pelle scura a fianco di una persona sorridente e dalla pelle chiara. E soprattutto, i forum: comunità anonime di “schiaritori professionisti” che addirittura ingaggiano gare su chi riesce a ottenere un determinato tono di pelle entro una certa data. Un forum dedicato, SkinCareTalk, ospita più di 450.000 post. E i video su come schiarirsi contano ormai diversi milioni di visualizzazioni.
A FIL DI RETE
Tra gli youtuber, c’è il sedicente Fraink White: 28 anni, afroamericano di Las Vegas, ossessionato dallo schiarimento fin da adolescente, ha testato sulla sua pelle qualsiasi porcheria. Ora ha lanciato la sua linea di prodotti per la cura della pelle, che sostiene essere completamente naturale (anche se il suo video di maggior successo è quello in cui raccomanda il perossido di idrogeno, ovvero l’acqua ossigenata, per risultati veloci).
Invitato a parlare sul canale tv Fox, e intervistato dal Daily Mail, ha dichiarato: «Non voglio cambiare razza, voglio solo essere una versione migliore di me stesso. Ho sempre pensato di essere bello, ma a 20 anni, quando uscivo con gli amici la sera e facevamo delle foto, non mi si vedeva».
In uno studio pubblicato sulla rivista Health Care Analysis, Herjeet Marway, docente di etica all’Università di Birmingham, sostiene che il problema sono le multinazionali: «Date le loro dimensioni, le loro risorse e la loro influenza, ci sono degli standard etici ai quali dovrebbero essere tenute. Il “colorismo” esisteva molto prima di queste aziende, ma loro lo hanno trasformato in merce da vendere».