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 2018  aprile 26 Giovedì calendario

In Brasile la farsa continua. Battisti ora è libero di fuggire

Scusate stavamo scherzando. Come sovente accaduto negli ultimi 11 anni la giustizia brasiliana ha infatti cambiato idea – in uno dei suoi infiniti gradi di giudizio – sull’ex terrorista Cesare Battisti, condannato in Italia per 4 omicidi e che Roma vorrebbe estradato sin dal marzo del 2007, quando venne arrestato a Copacabana dall’Interpol. E lo fa contraddicendo se stessa in pochi giorni. Martedì 23 aprile, quando in Italia era già notte inoltrata, il Superiore Tribunale di Giustizia (Stj) ha infatti annullato tutte le misure cautelari che, appena una decina di giorni prima, erano state imposte nei confronti di Battisti dal giudice brasiliano Sérgio Castresi, accogliendo le richieste del procuratore di Sao Paulo, Evangelista Pezzotti, che aveva denunciato per «falso ideologico» l’ex terrorista. Battisti aveva infatti mentito al notaio che, nel giugno 2015, registrò il suo matrimonio, affermando di aver vissuto ad Embu das Artes mentre, invece, risiedeva già a Cananeia, paese di pescatori ormai da anni suo rifugio. 
Niente più cavigliera elettronica, dunque, per Battisti, lo strumento tecnologico con cui oramai da mesi l’ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) veniva monitorato 24 ore su 24 in tutti i suoi spostamenti dalla Polizia federale per evitare un’altra fuga, dopo il suo ultimo tentativo dell’ottobre scorso, quando aveva provato a rifugiarsi in Bolivia con 6mila dollari e 1.300 euro non dichiarati alle autorità brasiliane. Non solo niente più cavigliera elettronica per Battisti, ma anche passaporto restituito dalle autorità verde-oro con tante scuse all’ex terrorista oggi scrittore che da oggi, inoltre, potrà di nuovo circolare tranquillamente per strada anche dopo le 22 di sera e, volendo, sollazzarsi frequentando discoteche e locali notturni sino all’alba. 
Tutte queste erano le misure cautelari decise a metà aprile dal giudice Castresi ma che, adesso, tornano ad essere lettera morta grazie alla magnanima decisione del Stj che, invece, ha accolto tutte le richieste del ricorso fatto da Igor Tamasauskas, l’attuale (ed ultimo di una lunga serie) avvocato difensore di Battisti. Il quale da oggi potrà anche lasciare l’abitazione in cui vive a Cananeia senza preavviso, né dovrà più presentarsi, il 10 di ogni mese, al tribunale del comune di residenza per informare le autorità brasiliane e giustificare le sue attività fuori dal villaggio di pescatori in cui vive celebre per le sue ostriche. 
Se dunque per il giudice Castresi c’era «un chiaro rischio di fuga» dell’ex terrorista, essendo «persona condannata dalla giustizia italiana per omicidio» coinvolta «in un noto processo di estradizione» in Brasile, per il Superiore Tribunale di Giustizia, invece, tale «rischio non sussiste avendo deciso senza ombra di dubbio Battisti di vivere in Brasile». Staremo a vedere chi avrà ragione. 
Di certo c’è che il presidente brasiliano Michel Temer ha già deciso di riconsegnare il latitante più famoso dei nostri anni di piombo a Roma, che da oltre un decennio ne ha chiesto l’estradizione, ma esiste sempre un «ma» nel cervellotico sistema giudiziario verdeoro è in attesa di una posizione definitiva nel merito del Supremo Tribunale Federale. Ovvero se lui, in quanto presidente in carica, possa annullare la precedente decisione di Lula che, nel 2010 quando guidava il Paese del samba, concesse la libertà a Battisti.