Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 26 Giovedì calendario

Il fatto che il presidente della Camera Roberto Fico sia costretto a spostarsi, di qui in poi, con regolare auto di scorta, perdendo quella libertà di movimento della quale andava giustamente orgoglioso, magari aiuterà qualcuno dei suoi elettori a capire che gli uomini di Stato, in cambio di prestigio e potere, pagano un prezzo

Il fatto che il presidente della Camera Roberto Fico sia costretto a spostarsi, di qui in poi, con regolare auto di scorta, perdendo quella libertà di movimento della quale andava giustamente orgoglioso, magari aiuterà qualcuno dei suoi elettori a capire che gli uomini di Stato, in cambio di prestigio e potere, pagano un prezzo. Non perché siano “casta” ma perché sono Stato, e dunque le loro persone, e perfino i loro corpi, perdono quella “privatezza”, quel sereno appartenere a se stessi, che è privilegio di noi comuni cittadini.
Scendere per sempre dall’autobus perché, anche in rappresentanza di noi tutti, si accetta di incarnare il potere, non è un passo semplice da fare. Magari c’è qualcuno che – questione di carattere – è molto felice di scorrazzare in pompa magna, e scortato: e spera di essere notato. Ma sono sicuro che la maggior parte delle persone, e sicuramente Fico, ripensa con nostalgia a quando poteva leggere il giornale o guardare lo smartphone sul metrò senza che nessuno lo riconoscesse e avesse qualcosa da dirgli, non importa se di bello o di brutto.
Ora il suo corpo non è più completamente suo.
È un corpo simbolico, un corpo pubblico, ed è questa l’irrisolta differenza che ancora separa i cittadini dagli uomini di potere. Una differenza, a pensarci bene, non a vantaggio degli uomini di potere: se non potessi più girare in Vespa o sui meravigliosi tram milanesi, mi sentirei in galera.