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 2018  aprile 26 Giovedì calendario

Dalla navetta allo chef La partenza di Fico fa discutere Bologna

Il bus-navetta che collega la stazione centrale di Bologna a Fico è sempre vuoto, come il parco durante la settimana, denunciano i detrattori. «Nei primi 5 mesi di attività, in pieno inverno (bassa stagione), abbiamo già totalizzato 1,25 milioni di visitatori e il break even è previsto a 4 milioni l’anno», replica Tiziana Primori, ad di Eataly World, il più grande parco dell’agroalimentare al mondo. Lo chef stellato Enrico Bartolini ha chiuso una settimana fa il suo ristorante “Cinque” perché non funzionava: è la conferma – rimarcano i critici – che Oscar Farinetti e soci hanno creato una cattedrale nel deserto, un ipermercato con intrattenimento che non ha appeal sugli stranieri. «Abbiamo già incontrato 10mila buyer stranieri e firmato un pacchetto turistico con la piattaforma cinese Totfree che porterà da qui all’autunno 30mila cinesi nel parco. Gli stranieri sono l’8%, il nostro obiettivo è arrivare al 30%. E ci sono 100 eventi al mese tra corsi e percorsi con specialisti della filiera», risponde Primori.
Quasi non passa giorno a Bologna senza che divampi un fuoco incrociato di accuse e difese attorno all’opera monstre sulla biodiversità – 10 ettari di parco, di cui 8 coperti con 40 fabbriche contadine, 45 punti ristoro, centro congressi e tanto altro – che ha cambiato identità alla periferia nord-est di Bologna e che forse piace poco agli indigeni, «ma è stata premiata alla fiera del real estate a Cannes con il Mipim Awards 2018 come avanguardia tra gli shopping center mondiali e inserita dal New York Times tra le 52 mete imperdibili sul pianeta», sottolinea Andrea Cornetti, dg di Prelios SGR, che gestisce il Fondo immobiliare Pai, 140 milioni di euro raccolti tra 23 investitori italiani per riconvertire l’ex mercato ortofrutticolo bolognese. La cifra comprende i 55 milioni dell’area comunale regalata dal sindaco Merola agli investitori. Un bel regalo che dà la stura a quanti sostengono Fico sia solo una speculazione immobiliare e poco interessa alla proprietà che il parco funzioni davvero, perché l’affare l’ha già fatto. «Si dimenticano i 900 posti di lavoro diretti e i 4mila stimati con l’indotto», fa notare Cornetti. Se l’avvio complicato era prevedibile, non aiuta però l’assenza di collegamenti veloci (chi arriva in treno trova Ficobus in stazione, ma paga 7 euro e ci sta mezz’ora, mentre dall’aeroporto bisogna arrangiarsi). E il no secco che le istituzioni hanno messo sull’ipotesi di prolungare fino al parco il People Mover, la monorotaia sopraelevata veloce tra aeroporto e stazione, avvalora l’idea che la comunità non voglia spendersi per fare davvero di Fico un’attrazione internazionale. Partirà invece a breve il bando per la progettazione di un tram che taglierà la città da Borgo Panigale fino alla Disneyworld del cibo, chissà con quali tempi.
«Fico è un bellissimo progetto – rimarca lo chef Bartolini per spiegare il suo addio –, ma non è responsabilità del luogo o di chi lo frequenta se una proposta non incontra le aspettative. Ho una mia idea di cucina che cerco di “replicare” nei miei locali ma che non era in linea con ciò che il pubblico di Fico cerca». Soddisfatto, per contro, chi ha aperto locali street food, come il Bistrot della Patata dell’impresa italiana leader nel settore, Pizzoli: «Fico è una vetrina e un laboratorio unico sui consumatori globali. Se c’è una cosa da rivedere sono gli orari di apertura infrasettimana, troppo lunghi (dalle 10 a mezzanotte, ndr)».
Fico o non Fico, i turisti a Bologna stanno aumentando, c’è il tutto esaurito negli alberghi in questi giorni di ponte. E le indagini Nomisma sui visitatori del parco confermano che il 60% è venuto apposta per vedere la culla del cibo creando un indotto di oltre 10 milioni di euro. Ma tra Fico e la città di Bologna è come ci fosse una distanza siderale: «Non c’è osmosi, anche dal punto di vista urbanistico bisogna trovare una soluzione che àncori il quartiere Pilastro a Fico, riempiendo l’area vuota nel mezzo. E serve un’azione corale di promozione, il gioco al bersaglio che i bolognesi fanno contro il parco – conclude l’ad di Nomisma, Luca Dondi – è autolesionistico. Ora che la struttura c’è, è un vantaggio per tutti se funziona bene e fa dà volàno di attrattività».