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 2018  aprile 25 Mercoledì calendario

Il problema del Def di un governo senza maggioranza

Cercare di rispettare la scadenza del 30 aprile per l’invio a Bruxelles del Def nella versione con il solo quadro tendenziale. Anche se non è stato mai ufficialmente dichiarato, resta questo l’obiettivo del Governo Gentiloni e, in particolare, del ministero dell’Economia. A ricordarlo di fatto è stato ieri il viceministro dell’Economia, Enrico Morando:«Esiste la scadenza tecnica del 30 aprile» per la trasmissione del Documento di economia e finanza in sede europea. Il testo senza il quadro programmatico è pronto, al momento però resta l’incertezza sulla tempistica per il “varo”.
Domani è convocato un Consiglio dei ministri, ma nella riunione di “pre-consiglio” di ieri la questione Def non è stata al centro della discussione. Il Documento dovrebbe essere presentato già domani come “fuori-sacco” ma potrebbe anche slittare alla prossima settimana sempre nella versione “mini”. Molto dipenderà anche dagli sviluppi dell’incarico esplorativo affidato dal capo dello Stato al presidente della Camera, Roberto Fico, per verificare la possibilità della nascita di una maggioranza M5S-Pd per sostenere un nuovo governo. Tra le varie opzioni sul tavolo, anche se non tra le più gettonate al momento, c’è anche quella di un prolungamento del mandato del Governo Gentiloni per poi indire nuove elezioni. Un’eventualità, allo stato attuale, che però se si dovesse materializzare potrebbe indurre l’attuale esecutivo a prendere qualche giorno di tempo in più, sfruttando tutta la “finestra concessa da Bruxelles”, per confezionare un Def standard, comprensivo del quadro programmatico e dello “sviluppo” del Programma nazionale di riforma (Pnr) e non solo del quadro a legislazione vigente.
In ogni caso l’ipotesi più probabile resta quella della presentazione (già domani) del Documento di economia e finanza in formato “ridotto”, lasciando al nuovo Governo il compito di definire gli obiettivi programmatici. «Il testo del Def è pronto dalla A alla Z, la calendarizzazione in Consiglio dei ministri non dipende dal Mef, noi siamo pronti», ha tenuto a precisare Morando al Senato a margine dei lavori della Commissione speciale. Che, sulla base dello scenario più probabile, dall’inizio di maggio dovrebbe essere chiamata a esaminare il Documento.
Non ancora scontato, invece, il passaggio in Aula per il voto sulle risoluzione del Def in formato “mini”. I partiti si stanno interrogando su questa eventualità già da giorni. In assenza di una “chiara” maggioranza non sarebbe semplice votare risoluzioni che impegnano il Governo su temi e misure, quindi chiaramente “programmatiche”, su un Documento tecnico che non può essere in nessun modo programmatico.
Tra gli ultimi nodi da sciogliere in vista del varo, ci potrebbe essere anche quello della stima sulla crescita 2018. L’orientamento è di indicare per quest’anno un Pil all’1,6%, con un ritocco vero l’alto di un decimo rispetto alla previsioni della NaDef dello scorso autunno, ma in extremis potrebbe essere lasciata l’indicazione originaria all’1,5 per cento. Per il 2019 la crescita sarà invece rivista al ribasso all’1,4% a causa dell’effetto recessivo delle clausole Iva, che al momento restano assorbite nel tendenziale (per quasi 12,5 miliardi nel 2018 e oltre 19,1 miliardi nel 2019).
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