Il Sole 24 Ore, 25 aprile 2018
Costi e platee, «realistico» il reddito d’inclusione allargato
Il Reddito d’inclusione (ReI), operativo da gennaio, e la proposta di legge per un Reddito di cittadinanza (RdC) elaborato dal MoVimento Cinquestelle all’inizio della scorsa legislatura si pongono l’obiettivo comune di aiutare le famiglie in condizioni di povertà, sia pure con mezzi diversi. In entrambi i casi i beneficiari sono sottoposti alla prova dei mezzi, in linea con il principio di universalismo selettivo che finora ha avuto spazi limitati nel welfare italiano, tipicamente basato su interventi categoriali. Rappresentano, insomma, un’innovazione. Ma al di là delle difficoltà amministrative di attuazione, possono anche avere effetti disincentivanti sull’offerta di lavoro o, al contrario, incentivare forme di lavoro sommerso.
Sono alcune delle considerazioni contenute in una nota tecnica della Banca d’Italia che mette a confronto due tra le misure di policy più dibattute degli ultimi mesi e sulle quali sono in pieno corso riflessioni politiche per una possibili soluzioni di convergenza. Del ReI e del RdC, nella nota elaborata dal Servizio Struttura economica, vengono messe in luce le maggiori differenze, a partire dalle platee di riferimento e i conseguenti impegni finanziari, dopo aver ricordato che via Nazionale s’era già espressa sul tema un paio di anni fa, in un’audizione parlamentare sul ddl in materia di contrasto alla povertà dal quale sarebbe poi nato il ReI. Un’occasione, quella, in cui s’era auspicato l’esercizio di una delega (poi lasciata cadere) che prevedeva il riordino delle numerose prestazioni assistenziali vigenti anche per trovare le coperture del nuovo strumento e un suo eventuale ampliamento.
Il RdC si distacca dal Rei laddove sceglie la definizione di povertà relativa come obiettivo su cui calibrare l’intervento di sussidio: secondo i dati Eurostat aggiornati al 2016 gli individui a rischio povertà relativa erano 12,5 milioni contro i 4,7 milioni in povertà assoluta misurati sui consumi dall’Istat, l’obiettivo del ReI. Platee diverse per costi diversi: le stime citate nella nota sono quelle che hanno riempito i siti di policy analysis in questi mesi, dai 15 ai 38 miliardi per il RdC ai 7 miliardi necessari per una implementazione piena del ReI, ordine di grandezza proposto anche dall’Alleanza contro la Povertà (si veda Il Sole24Ore del 22 aprile).
Le conclusioni cui si giunge dopo un’ampia analisi descrittiva sembrano improntate a una linea di ragionevolezza istituzionale. Poiché per avviare il ReI è stato necessario mettere in campo un ampio coordinamento tra più livelli di governo, l’Inps e le organizzazioni del terzo settore (e oltre un anno di rodaggio), se il futuro governo decidesse d’investire più risorse nel contrasto alla povertà l’opzione più realistica sarebbe un potenziamento del ReI. Mentre per l’implementazione del Reddito di cittadinanza servirebbe un forte potenziamento dei Centri per l’impiego, deputati alla gestione delle previste condizionalità. Una considerazione, quest’ultima, maturata tra gli stessi Pentastellati che ora parlano di RdC come obiettivo di lungo periodo.