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 2018  aprile 25 Mercoledì calendario

Governo pronto a varare il Def l’incognita dell’aumento Iva Domani al Consiglio dei ministri il documento che fotograferà la frenata dell’economia

L’attesa è per domani, giovedì, al Consiglio dei ministri. «Noi siamo pronti», ha dichiarato il vice ministro del Tesoro Enrico Morando. Fino ad oggi si è temporeggiato, con l’occhio all’evoluzione dei difficili negoziati tra i partiti: così la data del 10 aprile, entro la quale il Def avrebbe dovuto essere presentato in Parlamento, è saltata. L’idea di Gentiloni e Padoan era quella di scrutare l’evoluzione della crisi di governo: se fosse stata rapida, sarebbe stato il nuovo governo a farsi carico del varo del Def, se invece le trattative si fossero protratte, l’esecutivo in carico per gli affari correnti, avrebbe agito. Ora i tempi stringono perché il Def, dopo l’esame delle Camere, entro il 30 aprile deve arrivare ( nella forma di Programma di Stabilità) a Bruxelles.
I dubbi sul Pil. Il Def non conterrà impegni di politica economica e sarà un semplice documento a “legislazione vigente” che fotograferà gli andamenti “tendenziali”. Tuttavia l’economia non sta ferma: nei primi tre mesi dell’anno c’è stato un rallentamento della ripresa segnalato da Bankitalia e Upb. Il rallentamento sì è manifestato nelle rilevazioni diffuse durante il mese di aprile: a marzo tuttavia, prima della frenata, il Tesoro aveva approntato una stima di crescita per quest’anno dell’1,6 per cento, di decimale più alta di quella della Nota di aggiornamento al Def dell’autunno scorso. Se si deciderà di aggiornare il quadro si dovrebbe tornare almeno all’ 1,5 per cento su quale sarebbe orientata anche la Commissione oltre all’Fmi. Anche se, bisogna ammettere, che i dati più freschi sfornati per il primo trimestre da Bankitalia (+ 0,2 per cento) sarebbero compatibili con una cifra più bassa, intorno all’ 1,3 per cento. Chi sostiene questa tesi ricorda, oltre alle indicazioni che si cumulano ( ieri ad esempio l’Istat ha certificato un rallentamento della fiducia delle imprese ad aprile per il terzo mese consecutivo) anche le variabili internazionali dalla guerra dei dazi, al prezzo del petrolio, alla volatilità dei cambi, ai segnali rallentamento zona euro. Tra i “prudenti”, dopo i dati del primo trimestre, si sono espressi Carlo Cottarelli ( Osservatorio Cattolica), Francesco Daveri ( la voce), Fedele De Novellis (Ref).
Il nodo del debito. Oggetto di richiami fermi, anche se non urlati, da parte dell’Fmi e della Banca d’Italia nei giorni scorsi a Washington, la questione del debito resta in primo piano. Nel 2017 il rapporto debito-Pil è salito al 131,8 per cento del Pil ovvero lo 0,2 in più rispetto alle previsioni dell’autunno del governo per via dei salvataggi bancari. Anche il deficit, come ha appena certificato Eurostat, è salito: dal 2,1 previsto nell’autunno scorso, al 2,3 per cento, in questo caso hanno pesato le banche e alcune spese strutturali. L’impegno preso per quest’anno dal vecchio governo, era quello di scendere al 130 per cento “tondo” di debito-Pil e all’1,6 per cento di deficit-Pil.
La questione dell’Iva. Il vecchio Def fissa il target del deficit-Pil allo 0,9 del Pil: la legislazione vigente dice infatti che dal 1° gennaio del prossimo anno scatterà un aumento dell’Iva di poco più di due punti che farà incassare allo Stato 12,4 miliardi. La sterilizzazione toccherà al prossimo esecutivo.