Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 24 Martedì calendario

Ascesa e caduta di Aldo Busi, l’incompreso

Cosa è successo, editorialmente, a Aldo Busi? Il suo ultimo libro, Le consapevolezze ultime, viene pubblicato nella collana di Einaudi Stile Libero Big, come se fosse un Marcello Simoni qualsiasi. Il quale, detto con il massimo rispetto per le sue abbazie seriali, è appunto con alta probabilità fra quelli che lo scrittore di Montichiari definisce «ciclostilati di storielle preconfezionate per il popolo bue che, e ridai, anche quando legge non legge niente». Ripetiamo: senza offesa per Simoni o chiunque si trovi, per caso o per calcolo, vicino di collana (e dunque anche in alcuni casi, vicino di scaffale) con un autore di ben altro registro. Di sé e in più occasioni Busi ha detto che, essendo stata pubblicata da Mondadori, la sua opera è rimasta inedita. E egli stesso scrive: «E so bene che buttare in archivio un testo nella sua integrità non è meglio che pubblicarlo sacrificandolo all’immancabile censura preventiva d’ufficio». 
Che cosa sta succedendo? Innanzitutto, questo romanzo è scritto da Dio (quel Dio che lui afferma non esistere, e dunque al massimo può essere Busi stesso); ma c’è veramente da chiedersi a quanti lettori possa arrivare. Non può sfuggire la sua solita cadenza dicotomica Io-voi, un io contrapposto al resto del mondo. L’io è il suo che pasteggia svogliato in un consesso serale di ricconi, ospite nella villa di uno di loro, il ragionier Guglielmo Inossi, titolare dell’omonima industria pesante inquinatrice del territorio bresciano. Un repertorio accurato di maschere grottesche, di caricature del potere, di ipocriti senza rimedio. Una satira sociale violenta che non risparmia neanche gli esponenti collusi delle categorie da loro sfruttate, né i pentastellati in balìa di analfabetismi verbali. 
AFFONDI SANGUINOSI 
Nelle sue considerazioni e divagazioni scandite da frequenti visite ai bagni e al giardino (ovviamente dotato di nani), lo scrittore di prostata debole, ma di forte sdegno, non risparmia affondi sanguinosi al sistema editoriale, «con il riciclo dell’usato di eBay e Amazon, infami bancarellai tecnologici dell’usa-e-getta-e-riciccia che sgretolano il diritto d’autore ventiquattro ore su ventiquattro». E infatti, se Busi negli ultimi anni ha cambiato più case editrici che l’onorevole Andrea Romano gruppi parlamentari (Baldini e Castoldi, Marsilio, Il Fatto, Einaudi), c’è sotto un motivo, commerciale o di visibilità. Lui stesso lo ha rivelato: i suoi libri non vendono e nessuno è in grado di imporli, se non di proporli. 
Gli italiani non comprano libri, e quando lo fanno è quasi sempre per rivolgersi a commissari fotocopiati o alla carta ricalcante dei palinsesti televisivi. Busi in tv c’è andato e parecchio. Ma questo, nel lungo periodo, non ha fatto impennare le sue vendite, anzi. Non è più il tempo di quel Costanzo show che faceva esplodere un autore «a prescindere». Adesso, se finisci in tv e non sei timbrato dal marchio di origine controllata di un Fazio, cosa che non può accadere a lui come non può accadere, per dire, a Sgarbi (sono troppo furbi per caderci), la paghi cara col pubblico della grossa libreria, l’unica che smuove i giochi. La tv è un bacio della morte per ogni scrittore che ambisca a farsi chiamare tale, e dunque vada contro il comune sentire mediatico, popolo del web incluso. Ha un bel dire, lui: «Non esiste nessuno in Italia a parte me per poter dire di leggere leggendo». È quasi vero, ma a in quanti interessa saperlo? 
RISATE E COMMOZIONE 
Dunque il Busi settantenne che ancora ci fa ridere e commuovere insieme (cioè pensare), si è rassegnato a scrivere «ormai più per buttare in archivio che per pubblicare da uno di quei passacarte italiani volutamente senza palle chiamati editori impuri, volgari come un onesto tipografo stampatore di pubblicistica locale non sarà mai, tipografi raccatta palle altrui di livello nazionale». Lui le palle ce le ha messe, ma gliele hanno scorticate all’Isola dei famosi. Era andato per istruire il popolo, si è tirato addosso i responsabili, «tutti mancini» della narrativa sinistrorsa contemporanea. 
Eppure la sua consapevolezza ultima del titolo è che l’espressione francese tout se tient non può che essere tradotta in un modo: tutto convive. Tutto convive in questo laocoontico intreccio. E anche a lui tocca convivere con Einaudi Stile Libero Big. Che è di Mondadori. Busi, per sillogismo, resta inedito.