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 2018  aprile 25 Mercoledì calendario

«Pamela deve farla sparire anche a costo di mangiarla»

MACERATA Ci sono (pochissime) tracce di Dna e chiacchiere molto pesanti. C’è uno spacciatore nigeriano, Innocent Oseghale, seriamente incastrato per aver fatto a pezzi e distrutto il cadavere di una ragazza di 18 anni, Pamela Mastropietro. E c’è un affresco molto più ampio, dove mancano interi pezzi, nel quale, sullo sfondo, si stagliano i contorni spietati della mafia nigeriana, serenamente al lavoro in una tranquilla provincia italiana, Macerata. Un affresco, dove uno degli accusati di omicidio, Desmond Lucky, il cui Dna non è nella casa degli orrori (ma il suo cellulare, sì) arriva a dire che «Oseghale avrebbe dovuto far sparire il cadavere tagliandone una parte a pezzettini da gettare nel gabinetto, e mangiando il resto, dopo averlo congelato». Così, senza troppi complimenti, con una disinvoltura che sconvolge, specchio evidente di una abitudine a fare macelleria se le cose non filano per il verso giusto.
LE TRACCE DI DNA
Benvenuti nell’inchiesta vera di un massacro che continua a sconvolgere l’Italia per efferatezza (i resti della ragazza vennero scarnificati e lavati con la varechina prima di essere impacchettati in due trolley e scaricati nella prima periferia di Macerata) e che nelle successive settimane di silenzio matura contorni nuovi rispetto ai primi riscontri. A quasi tre mesi da quel maledetto 31 gennaio, le indagini di laboratorio hanno scalato le marce: delle quattro tracce di Dna ritrovate tra tutti i reperti solo una è di un indagato, le altre tre vengono ritenuti non influenti dagli investigatori. Le indagini di contesto, invece, hanno ingranato. Nonostante, per esempio, le interpreti di carabinieri e procura di Macerata avessero fatto resistenza per tradurre quello che hanno sentito dalle intercettazioni dei tre spacciatori nigeriani, attualmente in carcere. Una di esse ha lasciato il testo sul tavolo e non si è più vista. Per paura di ritorsioni che conoscono bene dai loro trascorsi africani. Perché i nigeriani non scherzano quando si tratta di mettere mano al libro nero, non solo in Italia ma soprattutto a casa. Per essere concreti: Desmond Lucky, quello che a tutt’oggi si dichiara un assiduo frequentatore di sale scommesse, dice nelle intercettazioni a Lucky Awelima di aver fatto parte in patria di un «gruppo criminale» e di aver compiuto «cose terribili». Tra le foto trovate nei cellulari, ha spiegato il procuratore capo Giorgio, in particolare di Awelima, ce ne sono alcune di africani torturati e del sezionamento di un animale. Nei file si vedono un giovane di colore con la lingua tagliata e un altro a terra con evidenti segni di pesanti vessazioni. I file, secondo il perito, risalgono a gennaio scorso ma non si capisce dove siano scattate le foto. Awelima, ricordiamo, è quello che non viene neanche tirato in ballo da Oseghale e da Lucky: i carabinieri lo trovano perché vedono il numero del suo cellulare su quello degli altri due, registrato con un soprannome, e scoprono che i suoi movimenti telefonici agganciano la cella della casa di via Spalato. Quando vedono la spia allontanarsi da Macerata lo vanno a prendere a Milano: stava per fuggire mentre lui sostiene che «voleva ricongiungersi con la moglie che si trovava in un centro di accoglienza lombardo».
IL SISTEMA
Un silenzio strano quello di Oseghale e Lucky, una fuga strana quella di Awelima: non è questione di riti vodoo, forse c’è da proteggere un sistema. Quale? Prendiamo Innocent Oseghale: la procura ha scoperto che, espulso dal programma di accoglienza del Gus per l’arresto per spaccio, comunque rimane sul territorio. Si affitta una mansarda in una zona centrale per il tramite della compagna italiana incinta. Aveva pc e smartphone e, novità, era riuscito a mandare dal money transfer di turno 20mila euro alla famiglia a casa. Secondo la procura gestiva una rete di spacciatori, era capofila di un sistema. Perché a Macerata c’era una «sistematica attività di spaccio di eroina e marijuana» gestita dai nigeriani, dicono gli inquirenti. I carabinieri di Macerata guidati dal colonnello Michele Roberti lo documentano anche con i numeri: quest’anno sono più che raddoppiati (+122%) rispetto al 2017 gli arresti. Sono cresciuti anche i sequestri di droga: rinvenuti oltre 5 kg di cocaina (+398%), 227 kg di hashish (+32%) e 12 kg di marijuana (+452%).
Il funerale di Pamela si celebrerà il 5 maggio. Roma ha già proclamato il lutto cittadino: cerimonia a Ognissanti, poi la tumulazione al Verano.