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 2018  aprile 25 Mercoledì calendario

Galbusera, il figlio del pasticcere che ha fatto la storia dei biscotti

Mario Galbusera era l’esempio perfetto del buon imprenditore di provincia, poche parole e tanto lavoro. Pronto a fermarsi a chiacchierare con i suoi dipendenti e chiuso all’esterno, niente interviste o comparsate in tv. L’ultima uscita pubblica probabilmente era stata due anni fa, nella mensa aziendale di Cosio Valtellino. Aveva già superato i novant’anni, i suoi dipendenti gli consegnarono un premio e lui li ringraziò dicendo con sincerità che «era questo il più bello della carriera». Poi si girò verso la moglie Graziella e aggiunse: «Per salire in alto, qualcuno deve tenere la scala. Questo è stata per me mia moglie».
Il mondo di Galbusera, l’imprenditore dei biscotti, era tutto racchiuso attorno a questi pilastri: azienda, famiglia, e serietà. È morto lunedì, avrebbe compiuto 94 anni a giugno. Quando ne aveva quattordici, con Enea, il fratello più piccolo, era già nel laboratorio del caffè-pasticceria che il padre Ermete aveva aperto a Morbegno, lì dove inizia la Valtellina. Torte, dolci e, soprattutto dopo la fine della guerra, biscotti secchi e frollini che trasformeranno una buona bottega artigianale in un’industria leader in Italia.
Negli anni Sessanta, Galbusera decide di aprire lo stabilimento di Cosio, che ancora oggi è il cuore produttivo. I numeri crescono anno dopo anno, dalla Valtellina il marchio inizia ad essere conosciuto in tutta la Lombardia e nel Nord Italia.
Ma la vera svolta arriva negli anni Ottanta, grazie a uno spot televisivo e un refrain che tutti cantano e che è rimasto nella memoria collettiva, tanto che ieri è tornato a girare con nostalgia sui social. È quello del «Mago G», il clown dal cilindro giallo-rosso e parrucca bionda, che distribuisce i dolci con una carriola. «G come Galbusera, il mago dei biscotti» ripetevano i bimbi in coro, compresa un’esordiente Ilary Blasi. 
La ditta Galbusera è ormai nota in tutta Italia, sinonimo di buoni prodotti che arrivano dalla montagna, fatti come una volta. La chiave del successo sta in questo, mantenere la stessa filosofia del laboratorio di paese, che diventa la «Linea speciale salute» negli anni Ottanta e i primi biscotti biologici vent’anni dopo. Galbusera intuisce, in anticipo sui tempi, che il consumatore pretende sempre più qualità in quello che mangia.
Il «signor Mario», come lo chiamano i suoi dipendenti, dopo sessant’anni al timone dell’azienda, all’inizio del nuovo Millennio decide di passare la mano alla nuova generazione, ai figli Paolo e Lorenzo, e ai nipoti Guido e Andrea, figli del fratello Enea, che era morto in un incidente di caccia negli anni Sessanta. Il vecchio Galbusera si dedica alle sue passioni di sempre, la pesca e le bocce, ma continua ad andare in azienda, a girare tra i reparti con la sua piccola bicicletta. «L’ho incontrato in occasione di qualche evento che si teneva nello stabilimento – ricorda il sindaco di Cosio, Alan Vaninetti —. Ogni volta mi colpiva la sfilata di dipendenti, mai formale, sempre sentita, di fronte a un uomo che davvero credeva che tutto quello che aveva creato lo doveva anche a loro». «Ha sempre saputo innovare pur non dimenticando mai le sue radici» aggiunge Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio.
L’ultimo saluto giovedì a Morbegno, dove era nato, aveva creato il suo impero,ed è morto. Parlando poco, pensando a produrre.