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 2018  aprile 24 Martedì calendario

Salvata a 3 anni dal mini-cuore artificiale. Intervento rivoluzionario al Bambino Gesù

ROMA Una bimba italiana di 3 anni è stata salvata grazie a un mini-cuore artificiale grande come una batteria stilo, un vero e proprio by pass del cuore malato. Un successo tutto italiano oltre che un intervento rivoluzionario, quello eseguito lo scorso 2 febbraio all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma dall’equipe del dottor Antonio Amodeo e per il quale è stata necessaria una autorizzazione straordinaria in quanto la sperimentazione clinica per l’utilizzo del dispositivo cardiaco miniaturizzato (15 mm di diametro e 50 grammi di peso) partirà solo nei prossimi mesi negli Stati Uniti. Il Bambino Gesù sarà capofila per il progetto europeo per l’ottenimento del marchio CE del cuore artificiale.
IL PRECEDENTE
È il secondo intervento al mondo di questo genere. Il primo, eseguito nel 2012 sempre all’Ospedale della Santa Sede, ha salvato la vita di un bambino di appena 16 mesi. «A ottanta giorni dall’intervento la bimba sta bene. È in reparto, gioca con l’ipad e passeggia con i genitori- dice il dottor Antonio Amodeo, responsabile ECMO e assistenza meccanica cardiorespiratoria e trapianto di cuore artificiale del Bambino Gesù- Bisogna però tener presente che tutte le forme di assistenza meccanica, ossia di cuori artificiali, sono un ponte per arrivare al trapianto cardiaco».
LA SFIDA
La battaglia della piccola per una vita normale non può dirsi ancora vinta. Nonostante la sua tenera età ha già alle spalle una lunga storia chirurgica. Affetta da miocardiopatia dilatativa e in attesa di trapianto con organo compatibile, aveva subìto l’impianto di un cuore artificiale para corporeo, che necessita cioè dell’ausilio di una consolle esterna collegata al torace con delle cannule. Poi un’emorragia cerebrale ha messo di nuovo a rischio la sua fragile vita e per un recupero della funzione cardiaca, si tentò, senza successo, la rimozione del cuore artificiale. Fu necessario intervenire con un sistema temporaneo di assistenza cardiocircolatoria. «A quel punto non avevamo altre possibilità, la sola opzione terapeutica salvavita era rappresentata dall’Infant Jarvik 2015 – racconta il dottor Amodeo – l’unica pompa intratoracica con alimentazione tramite cavo addominale. Previo consenso della FDA, del Ministero della Salute e del Comitato Etico dell’Ospedale- siamo riusciti ad eseguire l’intervento». Adesso la bambina è in buone condizioni ma la salvezza arriverà solo con il trapianto cardiaco. 
I TEST
 Il mini cuore artificiale rappresenta per gli esperti una vera rivoluzione nel mondo dell’assistenza meccanica pediatrica soprattutto se le premesse di minore mortalità del dispositivo in titanio verranno confermate dai test clinici che stanno per partire. 
«Negli ultimi 20 anni per i piccoli pazienti è stato disponibile un solo modello di cuore artificiale para-corporeo che, se da un lato faceva registrare un 70% di sopravvivenza, dall’altro non permetteva la dimissione a casa dei pazienti.
LE DIMISSIONI
«Adesso ha spiegato Amodeo- sarà possibile dimetterli dopo l’intervento, permettendogli il reinserimento nel tessuto sociale e familiare in attesa del trapianto di cuore. La maggior parte delle assistenze meccaniche cardiocircolatorie pediatriche si effettua proprio entro i primi tre anni di vita, quando i pazienti sono più piccoli: l’utilizzo della mini-pompa cardiaca potrà rappresentare una svolta».
LO SVILUPPO
Il dispositivo è stato sviluppato con i fondi del National Institute of Health all’interno del programma statunitense PumpKIN, promosso dal National Heart Lung and Blood Institute. «Il programma per finanziare lo sviluppo e la valutazione clinica del Jarvik 20015 VAD è iniziato nel 2004. A quei tempi i bambini con insufficienza cardiaca avevano un numero davvero ridotto di opzioni che gli consentisse di rimanere in vita  ha detto Timothy Baldwin, responsabile del progetto  Questo è vero ancora oggi ma l’apparente successo del primo impianto è per noi molto gratificante e ci aiuterà a capire meglio come funziona il dispositivo e come prenderci cura dei nostri delicati pazienti».