Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 24 Martedì calendario

Le città più vulnerabili e quel richiamo alla jihad «per una guerra globale»

ROMA La prima preoccupazione dell’intelligence è che l’attentato, ancora dai contorni molto vaghi, avvenga a 30 chilometri dal luogo in cui i ministri degli Esteri e degli Interni dei sette paesi più industrializzati sono riuniti per fare il punto su strategie internazionali e sicurezza contro la minaccia terroristica. Un vertice tra Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Usa, che viene sfiorato dal terrore che si tenta di contrastare. 
Non è chiaro se a colpire a Toronto sia stato l’Isis, ma l’effetto dell’attacco dà ancora una volta la misura della vulnerabilità delle nostre città. Gli esperti attendono di conoscere i dettagli di quella che, a prima vista, sembra una risposta all’ultimo appello pubblicato online dal portavoce ufficiale dell’organizzazione estremista, Abul-Hasan Al-Muhajir, che ha chiesto di nuovo di compiere attacchi nei paesi della coalizione che combatte l’Isis sul campo mediorientale. E la preoccupazione cresce per la scelta della data, che coincide anche con il giorno della condanna a 20 anni di Salah, uno degli attentatori di Parigi, e il luogo. Se fosse confermato che si tratta di un attacco terroristico, spiegano gli esperti, lo scontro avrebbe raggiunto un livello molto alto. 
L’APPELLO
A diffondere la notizia del nuovo appello, come spesso in questi casi, è stata l’analista Rita Katz, direttrice del Site, il sito che monitora le attività dei jihadisti online. Al-Muhajir ha anche parlato di una «nuova fase» per la prossima guerra contro la Russia, Paese finito nel mirino da quando ha deciso di impegnare i propri militari in Siria. Ma anche contro l’Iran, attivo sullo scena siriano e la cui fede sciita è considerata un’eresia dal fondamentalismo sunnita che ispira l’ideologia dell’Isis. «Fate di questi Paesi il teatro di tutte le vostre operazioni, così che i pagani e i russi assaggino un po’ dell’inferno della loro tirannia», ha attaccato Al-Muhajir, non nuovo peraltro a questo genere di minacce, che ormai si susseguono con regolarità del web. Già ad aprile dell’anno scorso lo stesso personaggio faceva appello ai jihadisti perché attaccassero Europa, Russia e Stati Uniti: «La guerra contro i nostri nemici è globale», diceva. Così come sono arrivate minacce simili agli Stati Uniti più di recente dopo la decisione americana di spostare a Gerusalemme l’ambasciata Usa. 
IL G7
Non soltanto il ministro degli Esteri Angelino Alfano e quello dell’Interno Marco Minniti, a Toronto, in vista dell’incontro sulla sicurezza di oggi, sono volati anche i vertici dell’Antiterrorismo di casa nostra. Al centro dei lavori, la tratta degli esseri umani, la minaccia legata all’estremismo islamico e la prevenzione dell’utilizzo di internet da parte dei terroristi. E i rapporti tra le intelligence per sconfiggere il nemico comune. Il summit si concluderà con una dichiarazione di impegni finale. Ma i sette grandi del mondo sono riuniti anche per individuare le strategie da mettere in atto rispetto ai temi caldi del Medioriente: dalle politiche nei confronti della Russia, dopo l’ultimo attacco chimico a Duma, alla guerra in Siria. Questioni centrali che riguardano soprattutto la lotta al terrore e la minaccia per l’intero occidente. Per questo sembra difficile che l’attacco di ieri a Toronto, così simile nelle modalità a quelli avvenuti a Nizza, Berlino, Londra, New York, possa essere casuale.