la Repubblica, 24 aprile 2018
Un nido sui grattacieli, il volo di falchi e sparvieri nel cielo sopra Milano
MILANO Un tuffo nel vuoto, e poi di colpo giù, in picchiata a 360 all’ora, come una freccia scoccata sopra le nostre teste ignare, di milanesi per lo più imbruttiti, dediti all’apericena e altri riti locali come lo stare in coda sulla Cerchia dei Bastioni, raramente alzando alla testa al cielo. Se lo facessimo, vedremmo sfrecciare i falchi che cacciano le loro prede al volo, in un cielo più giallo che azzurro ma sempre più simile a quello di New York, dove il Red-tail Hawk è di casa da tempo, e per questa presenza selvatica e anche nobile bisogna ringraziare il nuovo skyline di Milano, le torri argentate della città smart e veloce, aggressiva, ambiziosa, tendenzialmente predatrice.
«Il falco peregrinus nidifica sulle scogliere verticali, falesie alte e rocciose. Il grattacielo Pirelli gli appare così: una parete famigliare, di oltre cento metri». Massimo Soldarini della Lipu spiega perché il palazzo mirabile disegnato da Giò Ponti è piaciuto alla giovane coppia di falchi che è tornata a farci il nido, e grazie alla webcam della Regione Lombardia (pellegrinimilano.org) si vedono ora in diretta i tre pulcini neonati. Bianchi e pigolanti, nutriti a bocconcini di piccione da madre e padre, si alternano nelle cure come brave galline. Bravi però anche nella caccia, e dal trentunesimo piano studiano nella notte le luci della città sempre illuminata, il che facilita molto la loro vita di superpredatori. Lassù ascoltano il rumore del traffico che non si ferma mai, voltano la testa alle sirene di ambulanze e volanti, ogni tanto li si vede dormire, un occhio chiuso e uno aperto, poi stridere, buttarsi, dare un colpo d’ala e sparire.
Al naturalista Guido Pinoli «sulla terrazza del Duomo per un evento», è apparso «un falco che cacciava in notturna», spettacolo magico, una specie di movida imprevista, «sono carnivori, al top della catena alimentare, come noi». I rapaci cercano cibo, Milano offre migliaia di piccioni e cornacchie e qualche grado di calore in più rispetto alle campagne, perciò dalle parti di via Ripamonti si assiste – su un grande platano – al fenomeno affascinante che gli ornitologi chiamano roost, colonie di gufi che ai primi freddi si radunano e dormono appollaiati sui rami, di notte partono in cerca di topi. In questa città moderno/ gotica, dove i falchi volano sopra le gargoyles del Duomo, mostri medievali di pietra che irridono la città di sotto, cioè turisti, nativi e giovani immigrati da Verona o dal Giappone per i quali i locali sui Navigli sono un santuario, qui i rapaci hanno trovato una casa sicura, e volano non solo il falco peregrinus, dal cappuccio nero e gli occhi cerchiati di giallo, ma anche la variante pecchiaiolo, e il lodolaio, gufi e civette, allocchi, e sparvieri audaci e anche poiane, e i gheppi, che nidificano sotto le volte della stazione Centrale.
E sono sempre di più, attirati dalle grandi altezze, i pellegrini che si lanciano dalla Torre Unicredit, César Pelli mai avrà pensato di disegnare il grattacielo più alto d’Italia che servisse anche da posatoio o trampolino per queste supercar volanti. Ma poveri falchi, spesso ingannati da nuove vetrate e trasparenze, come quello che si è schiantato contro una finestra di un misero ottavo piano in piazzale Bacone. Il padrone di casa lo ha inscatolato e portato in alla clinica dell’Enpa in viale Certosa, ha capito che era un animale prezioso, selvaggio, raro. Non è la prima volta che succede, lo scorso anno la sola Enpa ha curato un allocco, 17 civette, un falco pellegrino, il pecchiaiolo di piazzale Bacone, 31 gheppi, quattro gufi, otto poiane, inconfondibili perché capaci di fare lo “spirito santo”, cioè stare in volo a lungo con un battito impercettibile delle ali, sembrano immobili, stanno su grazie alle correnti, solo loro sanno farlo. «I milanesi immaginano una città popolata di cornacchie e piccioni, invece, che ricchezza. Ma non abbiamo l’occhio allenato per vederli». Ermanno Giudici, presidente Enpa Milano, ricorda benissimo quando si è recuperato un giovane falco caduto dal Pirellone, salvato da una centralinista che ha visto in cortile quello strano uccello incapace di riprendere il volo, «lo abbiamo riportato su e da lì è ripartito», un’immagine meravigliosa, quel tuffo riprovato e riuscito. Veronica Mastromauro, responsabile rapaci Lipu, ne ha visto uno lanciarsi dal Castello Sforzesco, «passando per piazza Duomo e giù, lungo corso Vittorio Emanuele, colpire un piccione al volo» e portarselo via. Perciò sono da invidiare, i rapaci che osano come dei Batman intorno al Chrysler Building, invece siamo a Milano, dove nessuno guarda il cielo e quei puntini in picchiata, liberi e audaci, mentre noi si fa miseramente running, in zona stazione Centrale.