la Repubblica, 24 aprile 2018
Presidente per favore prenda l’auto blu
Almeno venti, ne abbiamo contati. Venti fra poliziotti e carabinieri in divisa e in borghese che ieri pomeriggio hanno accompagnato il presidente della Camera nella sua passeggiata da Montecitorio al Quirinale e ritorno.
E ci perdoni Roberto Fico, ma ci è tornato in mente il post indirizzato cinque anni fa da Beppe Grillo al presidente del consiglio Mario Monti, colpevole di essersi ostinato a viaggiare in treno: «Volevo contare insieme a voi il numero di agenti di scorta che Monti si porta appresso, probabilmente occupando tutta una carrozza del Frecciarossa Roma- Milano.
Non so se sia giusto o sbagliato: forse è necessario. Ma certamente non è economico».
Anche se qui, a dire il vero, il problema economico rischia di essere addirittura secondario.
Caro presidente, riguardi i video e le foto che la ritraggono attorniato da un manipolo di agenti in borghese e protetto da un cordone sanitario di uomini in divisa che tengono lontani curiosi e giornalisti. Ne converrà che stonano alquanto con la sobrietà che il Movimento ha sempre predicato, al punto da ritenerla giustamente un pilastro della politica. Quelle scene mandano un segnale opposto: la presunta sobrietà finisce per trasformarsi nella esibizione, fosse pure involontaria, del potere. A chi non la conoscesse potrebbero perfino rammentare le camminate di certi politici alla ricerca del purificatore bagno di folla che attesti la vicinanza alla gente comune, dispensando sorrisi e battute sul calcio. Ma sempre rigorosamente con il codazzo di famigli e una moltitudine di bodyguard. Non vogliamo credere che l’intento della passeggiata di Fico fosse il medesimo, però quelle immagini lasciano ugualmente interdetti. Come diceva il Garante del Movimento a proposito del viaggio in treno di Monti, forse quello spiegamento di forze era necessario. Né il presidente della Camera può sottrarsi a certe misure di sicurezza, fermo restando che esistono comunque dei limiti al buonsenso: il cordone dei carabinieri che si tengono per mano per allontanare la gente, ad esempio, evoca atmosfere sudamericane più che quelle di una democrazia occidentale.
Ciò detto, la terza carica dello stato può sempre limitare la propria scorta a cinque persone anziché venti (almeno) ed evitare di paralizzare con un corteo le strade del centro della capitale senza per questo rinunciare alla propria sicurezza. In che modo è semplice: prendendo l’auto di servizio. Ci guadagnerebbe la città, ma anche le casse dello stato (cui giustamente il M5S tiene assai) e l’immagine di Fico. Delle auto blu o di qualunque altro colore deve fare scandalo l’abuso, non il loro utilizzo per esigenze istituzionali reali e comprovate. I cittadini le pagano apposta per questo. E non soltanto in Italia.