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 2018  aprile 24 Martedì calendario

Umberto D

Sei un pensionato milanese di settantotto anni e stai tornando a casa, un condominio dalle parti di viale Monza, reggendo il sacchetto della spesa tra le dita nodose. Sono le dieci del mattino e ti immaginiamo mentre pensi a una di quelle cose semplici che dopo una certa età mettono ansia: le verdure da sistemare nel frigo e i surgelati nel congelatore. Non fai caso all’uomo con le scarpe da ginnastica rosse, fermo sotto il portone. Starà aspettando qualcuno, ma di sicuro non te, che ormai non ti aspetti più niente.
Succede quando affondi la mano nelle tasche, alla ricerca delle chiavi. L’uomo ti viene addosso e ti colpisce alla mascella, prima con un pugno e poi con un altro. Tu cadi all’indietro e forse riesci ancora a domandarti perché. Perché tanta ferocia, senza nemmeno farla precedere da una richiesta o da una minaccia. Come se si trattasse di un regolamento di conti tra persone che si sono già dette tutto, mentre tu di lui non sai nulla. Non sai che è un balordo di origini rumene a cui una fedina penale pesante come una lapide non ha impedito di venire sotto casa tua per svuotarti il portafogli in quel modo. Ti schianti sul marciapiede, batti la nuca ed entri in coma. Di te sappiamo il tuo nome, Umberto De Zordo, Umberto D come il pensionato fragile del capolavoro neorealista di De Sica. E che eri stato proprio tu a batterti con il condominio per installare la telecamera che ha smascherato il tuo aggressore. Rimandandolo in carcere fino alla prossima rapina.