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 2018  aprile 24 Martedì calendario

Il segreto della felicità? Diventare padre. Fare la mamma meno

Il gender gap non riguarda solo la retribuzione ma anche la felicità. Diventati genitori, i padri sono più soddisfatti della loro vita, benessere che dura anni. Le donne no: la maternità al giorno d’oggi non porta miglioramenti, è un percorso in salita. Lo dice uno studio della professoressa di sociologia Nicoletta Balbo dell’Università Bocconi di Milano, che tende a sfatare la retorica sul lieto evento e a spiegare con dati concreti perché nel nostro paese non si fanno più figli. Urgono ovvio politiche mirate (gli asili, il part time e quant’altro). Ma c’è bisogno soprattutto di una rivoluzione culturale: il peso della gestione familiare resta infatti quasi tutto sulle spalle della donna.
La ricerca
«Quando si parla della nascita di un bambino ci si sofferma solo sulla gioia – spiega la Balbo – quasi mai sugli aspetti più faticosi. Le ricerche mostrano da sempre un andamento a campana nella soddisfazione delle neo mamme: grande felicità durante l’attesa, con il picco della nascita, e poi un graduale precipitare fino al punto più basso, che corrisponde circa all’anno di età del piccolo, quando le difficoltà sono massime. Lentamente si risale e la curva si assesta nel lungo periodo sui livelli precedenti alla gravidanza. Studi però che non distinguono tra uomini e donne e tra tipi diversi di madre».
La ricerca della Bocconi è stata effettuata in Gran Bretagna identificando donne e uomini a seconda dei loro valori e testando nell’arco di parecchi anni il loro livello di benessere. Ci sono le donne tradizionali, che vogliono stare a casa a occuparsi dei figli. E quelle definite moderne, ancora una minoranza, con una solida carriera e che in un certo senso sono le più disilluse e preparate a quello che accadrà davvero. Hanno compagni con cui si dividono quasi equamente i compiti. «Per questi due gruppi la nascita di un figlio è gestibile. Le più afflitte sono le donne definite di mezzo, che sono ovviamente le più numerose. Che vogliono tornare a lavorare magari part time, ma che si trovano a dover gestire da sole tutto il peso delle cure parentali. In loro la maternità genera una grande aspettativa, il momento più felice è quello dell’attesa».
Il secondo figlio
Poi arriva la doccia fredda, e le illusioni finiscono per schiantarsi con la dura realtà del difficile equilibrio quotidiano. «Gli uomini invece sono sempre più felici per la nascita del primo figlio, indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Ma attenzione, le cose cambiano con l’arrivo del secondo: nessun aumento della soddisfazione per le madri, neanche per le cosiddette tradizionali. E neppure per gli uomini moderni, quelli che si sobbarcano la metà della fatica». Insomma anche loro realizzano che avere tutto è impossibile e il «work life balance» tanto decantato anni fa non vale per nessuno. Motivo che spiega come mai in Italia il numero medio di figli è uno, e che molto spesso chi fa il secondo aspetta anni prima di decidersi.
Pochi ancora i padri che prendono il congedo di paternità facoltativo (quello obbligatorio, dal 1° gennaio è duplicato arrivando a ben 4 giorni) e poche le politiche aziendali che li incoraggiano, nonostante casi recenti di buonissime pratiche, come quello di Vodafone: due settimane a casa per i neo papà pagati al 100%. Insomma gli uomini si stanno rendendo conto della difficoltà della maternità. Addirittura, anche se saltano il travaglio, pure loro possono soffrire di depressione post parto. Lo dice uno studio, questo volta svedese, della Lund University che ha calcolato tra il 4-10% l’incidenza di questa sindrome tra i maschi.
Il nuovo modello
Depressione legata all’affermarsi di un nuovo modello di padri: sterilizzano biberon, partecipano alle riunioni e alle chat dell’asilo, alcuni scrivono pure dei blog sulle ninne nanne. Insomma fanno quello che prima si sfangavano da sole le madri, e di conseguenza si deprimono pure loro. Lo «stay at home dad», ultimissimo modello genitoriale che prende il posto della madre tradizionale, spiega la professoressa Balbo, è piuttosto raro. Ha successo quasi solo su Instagram: merito di fotogenicissimi padri, meglio se tatuati, vedi il testimonial di categoria David Beckham che cuce abiti da bambola per la piccola Harper. Nella realtà le cose sono ancora ben diverse. Basta alzare la testa al ristorante. Quando un bebè impazzisce è quasi sempre la madre che molla le posate mentre il padre continua tranquillo a mangiare. Anche le ricche e famose (ovvio che aiuta) non sono immuni. Serena Williams nella prima intervista da neo mamma rilasciata a Vogue America faceva notare la differenza che rimane con gli uomini: «Federer ha avuto quattro figli e non ha saltato neanche un torneo».