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 2018  aprile 23 Lunedì calendario

La Finlandia ha detto stop al reddito di cittadinanza: «Da noi non ha funzionato»

ROMA In Italia il reddito di cittadinanza, bandiera dei Cinquestelle, è considerato una delle possibili misure di sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Ma la Finlandia, il paese europeo che lo stava sperimentando in concreto da circa un anno, ne ha deciso lo stop: pare che funzioni male e che sia complicato da gestire. Il governo di Helsinki, infatti, che può contare su una popolazione di soli 5 milioni di abitanti, una società quasi senza corruzione e su una burocrazia molto efficiente, secondo quanto ha scritto l’edizione internazionale di Businessinsider.com, avrebbe deciso di puntare su un sussidio unico di disoccupazione che raggruppa anche bonus fiscali, sul modello di quanto sta facendo la Gran Bretagna.
SENZA VINCOLI
La notizia ha suscitato un notevole interesse. L’esperimento della Finlandia era seguito con attenzione dalle università di mezzo mondo e dai moltissimi centri d’analisi sociale che si occupano di welfare. Il progetto pilota del paese scandinavo coinvolgeva 2.000 disoccupati ai quali erano assicurati 690 euro al mese senza altra assistenza ma anche senza alcun vincolo: ai disoccupati, cioè, non era chiesto di cercarsi un lavoro e avrebbero ricevuto l’aiuto anche se avessero trovato un impiego.
L’esperimento finlandese somigliava a una forma di sussidio che gli analisti chiamano UBI (Universal Basic Income) ovvero a un reddito assicurato a tutti indipendentemente dalla propria condizione sociale di cui si parla fin dagli anni Ottanta e che ha fra i suoi tifosi personalità di spicco come Elon Musk, il visionario inventore di Tesla, di Paypal, e di tante altre aziende futuristiche.
Le perplessità dei finlandesi sono sostanzialmente due. La prima: secondo i sondaggi il reddito di cittadinanza era apprezzato dal 70% dei finnici, ma il consenso scendeva al 35% quando ai cittadini si spiegava che se fosse diventato un diritto per tutti le tasse sarebbero dovute aumentare. Secondo problema: il sistema di welfare di Helsinki prevede anche altre forme di aiuti e il reddito di cittadinanza finiva per creare confusione sia fra chi ne aveva bisogno che fra chi doveva gestirlo. Di qui la decisione di semplificare l’intero sistema di sussidi.
Che implicazioni può avere la decisione finlandese sul dibattito italiano sui sussidi ai meno fortunati? Senza dubbio notevoli. Va detto tuttavia che il reddito di cittadinanza finlandese non coincide con l’ultima versione del reddito di cittadinanza proposto dai 5Stelle. I pentastellati, infatti, che pure ne hanno offerto almeno tre profili, ultimamente hanno legato il loro progetto di reddito di cittadinanza all’accettazione di offerte di lavoro da parte di chi ne usufruirebbe. Si tratterebbe di una forma di aiuto che gli esperti chiamano GMI (Garanteed Minimum Income).
Ma al di là del modello teorico di assistenza, la proposta dei Cinquestelle prevede tra l’altro un fortissimo potenziamento dei Centri per l’Impiego, ovvero dei vecchi uffici di collocamento il cui livello di efficienza oggi, specie nel centro-sud, lascia molta a desiderare. E allora, forse, il segnale di realismo e di semplificazione dei finnici non andrebbe lasciato cadere.