La Stampa, 22 aprile 2018
Il Messico dice no alle Barbie con il volto di Frida Kahlo
Niente Barbie per Frida Kahlo, almeno in Messico, il Paese natale della celebre pittrice. La magistratura messicana ha bloccato la commercializzazione da parte del colosso Mattel di una bambola ispirata all’artista dalla vita travagliata, scomparsa nel 1954.
Gli eredi della Kahlo hanno ottenuto la confisca degli stock che erano già esposti nei negozi di giocattoli a Città del Messico e ora intendono ricorrere presso la giustizia statunitense. «Se avessero voluto fare un omaggio a Frida – ha detto Mara Romeo Pineda, nipote in secondo grado della Kahlo – avrebbero dovuto ritrarla in maniera più veritiera, con le sue imperfezioni fisiche, il volto segnato dalle cure, la gamba più corta dell’altra. Non hanno usato nemmeno gli abiti tipici e i gioielli messicani, che mia zia tanto adorava».
In effetti, la bambola Mattel non assomiglia molto all’originale. Anche le sopracciglia non sono uguali a quelle molto pronunciate dell’artista. Frida ebbe una salute molto cagionevole. A sei anni una poliomielite le provocò una grave lesione nel piede sinistro che la rese zoppicante. A 18 anni rimase coinvolta in un grave incidente mentre viaggiava in autobus; il paracarri di un treno le entrò nel busto provocando la rottura di diverse costole e una grave emorragia. Salva per miracolo, fu costretta ad usare per tutta la vita dei corsetti di gesso. Anche il suo matrimonio con l’artista Diego Rivera fu molto tormentato, causandole una profonda depressione.
La bambola di Frida fa parte di una serie lanciata recentemente dalla Mattel con 14 bambole che ritraggono figure reali di donne che hanno guadagnato con il loro lavoro degli spazi prominenti nella società. Tra le «sheroes», neologismo creato per definire le «donne eroine», c’è la matematica Katherine Johnson, prima donna a integrare un gruppo di calcolo della Nasa, la campionessa di scherma musulmana Itihaj Muhammad, la giornalista polacca Martyna Wojciechowska, la chef francese Hélène Darroze, la giocatrice della Juventus e della nazionale italiana Sara Gama. Storie di rivincita, lanciate alla vigilia dell’otto marzo e che si allontanano dallo stereotipo della bambola bionda creata nel 1959, che ha venduto centinaia di milioni di esemplari.
Oggi una Barbie è venduta ogni due secondi, la produzione è fatta quasi esclusivamente in Cina. La Mattel si è giustificata dicendo di aver firmato un accordo con una società che commercializza globalmente i diritti della Kahlo, che gli eredi, però, non riconoscono. «Abbiamo saputo della bambola di Frida dai giornali. Vogliamo credere che Mattel sia stata ingannata e che agisca di conseguenza, perché è evidente che non hanno i diritti per usare la sua immagine». Gli eredi hanno chiarito anche che non sono contrari tout court all’uso dell’immagine di Frida, diventata un’icona pop molti anni dopo la sua morte. Recentemente hanno autorizzato una marca di birre messicane e le Converse a lanciare modelli con il suo nome. La battaglia legale è solo iniziata ed è probabile che si estenderà anche fuori dal Messico.