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 2018  aprile 23 Lunedì calendario

Richard Thaler

La volatilità di Wall Street? «Mi sembra normale in tempi molto rischiosi come questi, con Donald Trump alla Casa Bianca, la follia della Brexit e chissà quale governo in Italia. È sorprendente invece che la Borsa sia stata tranquillissima, così a lungo, nel primo anno del nuovo presidente Usa». Il Nobel per l’Economia Richard Thaler commenta con tono distaccato l’andamento dei mercati e la sua raccomandazione ai risparmiatori che, guardando le tv finanziarie, si spaventano per le notizie sui crolli degli indici azionari, è semplice: «Cambiate canale. Non cercate di azzeccare il market timing, cioè il momento giusto di uscire dalla Borsa o entrarci: finisce quasi sempre male». L’Economia ha incontrato Thaler a New York, dove il professore dell’Università di Chicago, padre dell’economia comportamentale, è ospite della Russell Sage Foundation.
Pochissimi accademici hanno avuto un impatto pratico sulla vita di milioni di persone come è successo per Thaler: il suo programma di risparmio previdenziale Save More Tomorrow – «Risparmia di più domani» o SMarT, che in inglese significa «intelligente» -, messo a punto con il collega della University of California Shlomo Benartzi, è adottato dalla maggioranza delle aziende americane che offrono fondi pensione. Ed è basato sui principi dell’economia comportamentale che sono valsi il Nobel 2017 a Thaler. 
«In molte occasioni la gente sembra aver bisogno di un aiuto, una spinta gentile per decidere che cosa fare per il proprio bene – spiega Thaler -. Se il 40% degli americani ultra quarantenni ha zero risparmi previdenziali, vuol dire che gli essere umani non sono agenti economici perfettamente razionali, molto intelligenti e senza problemi di autocontrollo. Per questo con Benartzi ho inventato SMarT: l’iscrizione automatica dei lavoratori nei fondi pensione individuali con l’impegno ad aumentare automaticamente anche i contributi man mano che il salario cresce; ma sempre con l’opzione di uscirne con facilità».
La spinta gentile, o Nudge, è il titolo del libro che ha scritto con Sustein Cass, ex consulente della Casa Bianca di Obama, proponendo il «paternalismo libertario»: come lo definisce?
«È il modo di costruire un’architettura delle scelte per cercare di influenzare i comportamenti degli individui al fine di rendere le loro vite più lunghe, sane e migliori. Senza coercizione. Una caratteristica cruciale del “paternalismo libertario” è che la gente possa uscire in qualsiasi momento e in modo facile dalla soluzione verso cui è stata spinta».
Secondo un altro Nobel per l’economia, Milton Friedman, nessuno meglio del diretto interessato può decidere che cosa sia bene per lui. Lei non è d’accordo?
«Nella realtà ci sono molte situazioni in cui altri ne sanno più di te. Per la salute, ad esempio, di solito è bene fidarsi di un medico. Io non dico che far scegliere all’interessato sia sempre una cattiva idea, ma che è sbagliato pensare sia sempre una buona idea. Inoltre è di fatto impossibile evitare qualsiasi forma di ‘spinta gentile’. Non esiste un’architettura neutrale delle scelte. Anche al ristorante: il modo in cui è scritto un menu, l’ordine in cui sono presentati i piatti o il carattere con cui sono scritti, tutto influenza le decisioni del cliente».
La sinistra critica il «paternalismo libertario», perché le scelte per il «bene» della gente dovrebbero essere obbligatorie…
«Ma sappiamo che i burocrati governativi hanno gli stessi difetti umani delle altre persone e quindi non sono immuni da decisioni irrazionali. Però di solito al governo lavorano degli esperti, in particolare nelle agenzie che controllano la sicurezza di cibi e medicine. Comunque il “paternalismo libertario” è a favore della forma più debole di intervento governativo».
La preoccupa il rischio di una guerra sulle tariffe per il suo impatto sull’economia globale?
«Non credo che Trump capisca qualcosa di commercio internazionale. Secondo i sondaggi fatti dalla scuola di business della mia università fra 40 economisti sia di destra sia di sinistra, nessuno pensa che imporre tariffe alle importazioni sia una buona idea. La maggioranza non crede nemmeno che grazie alla riforma fiscale la crescita economica negli Usa fra dieci anni sarà più alta di quanto non sarebbe successo senza riforma. Il taglio delle tasse è positivo, ma la riforma di Trump aumenterà le diseguaglianze sociali e non ce n’era bisogno».
Lei ha co-fondato Fuller Thaler asset management, una società che gestisce circa 9,5 miliardi di dollari applicando i principi della finanza comportamentale. In che modo?
«I nostri fondi sono specializzati sulle azioni di aziende piccole e medie, perché nel segmento sotto le prime 5 mila società quotate a Wall Street c’è meno competizione e ci sono più inefficienze. Capita per esempio che un’azienda con una cattiva storia alle spalle anche se cambia direzione e inizia a riprendersi continui ad essere ignorata dagli investitori, e noi ne approfittiamo per investire. Il nostro fondo più grande, Undiscovered managers behavioral value, negli ultimi 15 anni ha reso il 13,7% l’anno contro il 10% dell’indice S&P500».
Come ha investito il milione di corone svedesi (quasi 100 mila euro) del premio Nobel? Aveva dichiarato di volerlo spendere «nel modo più irrazionale possibile»…
«Ah ah ah! È una battuta che mi è scappata perché ero ancora frastornato e addormentato alle 4:45 del mattino a casa mia a Chicago, quando dalla Svezia gli organizzatori del Nobel – incuranti della differenza oraria – mi hanno fatto fare una conferenza stampa, dopo avermi svegliato alle 4 per darmi la notizia del premio. Forse userò quei soldi per viziare i miei sei nipoti: è irrazionale?».
Nel film La grande scommessa lei è apparso per spiegare titoli tossici al centro della grande crisi finanziaria del 2008. I mercati sono oggi più sicuri o c’è qualcosa che la preoccupa?
«Dopo il 2008 sono state prese misure nella giusta direzione, per esempio chiedendo un aumento del capitale delle banche. I governatori della banca centrale Usa Ben Bernanke e Janet Yellen hanno fatto un ottimo lavoro e oggi il mercato è più sicuro. Ma se i tassi di interesse aumentano e i prezzi delle case scendono, anche a causa della riforma fiscale che abolisce certe deduzioni per i mutui, il mercato potrebbe subire seri contraccolpi».