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 2018  aprile 22 Domenica calendario

Fico è l’uomo del Quirinale in campo per “esplorare” il Pd

Il prossimo passo naturale è l’incarico esplorativo a Roberto Fico, presidente della Camera. Naturale si fa per dire, perché è anomalo, nelle crisi, che vengano affidati due simili mandati consecutivi.
L’esplorazione serve di solito a chiudere la partita: o si fa un governo o non si fa. Successe così nel 2008. Franco Marini fu gettato nella mischia per verificare se ci fosse una maggioranza per riformare il Porcellum. Si ripresentò al Quirinale con un fallimento e andammo al voto anticipato.
Non ci fu un bis.
Ma la novità dipende dalla situazione nuova determinata dalle elezioni del 4 marzo: tre minoranze, perdipiù parecchio litigiose. Dunque, i due giorni di riflessione concessi da Sergio Mattarella ai partiti, finiranno domani con la chiamata al Colle del presidente di Montecitorio Fico, esponente del Movimento 5stelle. La logica costituzionale, che il capo dello Stato ha intenzione di seguire senza sbandate, lascia pensare che Fico avrà regole d’ingaggio uguali a quella della numero uno del Senato, Casellati. Ovvero, provare una sola via d’uscita: in questo caso l’intesa tra i grillini e il Partito democratico.
Il presidente della Repubblica ha fretta, vede che i tempi lunghi, per colpa dei protagonisti, infuocano il clima anziché rasserenarlo. Però i tentativi vanno fatti uno per volta e in maniera approfondita.
Perciò il Colle è partito dall’ipotesi che metteva insieme la prima coalizione, il centrodestra, e il primo partito, il Movimento. Evidentemente questa carta non c’è più. Si passa così alla seconda opzione: mettere insieme i primi con i secondi (come forza politica).
Con l’aiuto di Liberi e uguali, per rimanere nel perimetro del centrosinistra.
È una scelta che va bene a Di Maio, il quale si fida di Roberto Fico, è sicuro che non sarà tradito, che il posto di Palazzo Chigi, in caso di fumata bianca, tocchi a lui. O che comunque avrà l’ultima parola, non sarà tagliato fuori. Le incognite semmai sono altre. Su queste Mattarella non ha ancora sciolto i suoi dubbi. Lavorando in silenzio, al Quirinale verificano le mosse dei partiti, al netto degli insulti. Il via libera del Movimento a Fico può avere significati diversi da quelli più visibili. Esiste la possibilità che mentre si esplora il Pd, Salvini e il capo politico grillino possano continuare ad annusarsi per formare una maggioranza Lega-5stelle. Il passaggio del voto in Molise oggi, delle regionali in Friuli domenica prossima non saranno elementi neutri. La durata del mandato a Fico sarà uguale al precedente della Casellati: 48 ore. Ma c’è il 25 aprile in mezzo. Insomma, può essere un binario parallelo alle consultazioni di Fico.
L’altro dubbio è sulla risposta del Pd nel colloquio con l’esploratore. Ieri Maurizio Martina ha detto «aspettiamo il Colle». Ma quali margini lascerà nel colloquio con Fico? Nel partito si moltiplicano le voci che chiedono un confronto in direzione: dopo Andrea Orlando è uscito anche Francesco Boccia, vicino ad Emiliano. Sono gli aperturisti, che immaginano un passaggio formale per mettere in minoranza la posizione degli aventiniani, ovvero dei renziani.
L’ultimo dubbio che il Colle scioglierà nelle prossime ore è sui paletti dell’esplorazione. La tendenza è limitare la cornice ai colloqui con il centrosinistra, ma si fa sapere che «nulla è stato ancora deciso». Non è scritto da nessuna parte che Fico debba replicare, al contrario, la prova della Casellati. E un’esplorazione più ampia potrebbe fornire al capo dello Stato qualche elemento per l’esperimento finale: il governo del presidente. Perché un punto rimane fermo: a sciogliere le Camere Mattarella non ci pensa nemmeno.