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 2018  aprile 22 Domenica calendario

La scuola dura rende felici gli studenti

Prendete un bambino, dategli 10 secondi per trovare il libro della cartella e aprirlo alla pagina giusta, dategli 10 minuti per il pranzo in mensa, insegnategli anche le buone maniere (niente gomiti sul tavolo, bocca chiusa mentre si mastica, sparecchiare la tavola appena finito). Dategli una nota di demerito se gli cade una penna dal banco (...) :::segue dalla prima COSTANZA CAVALLI (...) e un’altra se distoglie gli occhi dall’insegnante per guardare alla finestra. Togliete gli specchi dai bagni, perché guardarsi distrae, e cronometrate la transumanza da una classe all’altra, fateli procedere lungo una linea nera al centro del corridoio, in assoluto silenzio. Sembra una ricetta bizzarra, anzi totalitaria, soprattutto per un Paese, il nostro, in cui i liceali obbligano gli insegnanti a mettersi in ginocchio o li legano a una sedia. Ma in Inghilterra, questa scuola spopola. È la Michaela Community School di Wembley Park, scuola elementare alla periferia nord di Londra, uno dei quartieri più disagiati della capitale, dove un terzo delle famiglie vive in povertà e che ha il secondo tasso di sfratto più alto di Londra. Qui, la giornata scolastica è gestita con precisione militare. Tutto, dalle lezioni al pranzo, è programmato al secondo e grandi orologi digitali collocati in ogni stanza non permettono di sgarrare. Famosa come la «scuola più severa della Gran Bretagna», ma forse del mondo, la scuola ha aperto nel 2014 ed è impostata secondo i criteri che la signorina Rottermeier di Heidi avrebbe considerato nazisti: rigida austerità, controllo capillare, obbedienza, ritualità, ossessione dei particolari. TEMPI CRONOMETRATI Qualsiasi compito venga assegnato è cronometrato, ogni dettaglio è progettato per massimizzare la quantità di tempo di apprendimento. La Michaela Community School è una delle circa 400 “free school” della Gran Bretagna, introdotte dal governo guidato dai conservatori nel 2010: scuole spesso discusse per i metodi educativi poco ortodossi, ma senza scopo di lucro, indipendenti, finanziate da privati e in minima parte dallo Stato, che non mette il naso nei programmi scolastici. Katharine Birbalsingh, la preside che ha fondato l’istituto quattro anni fa, figlia di un accademico della Guyana e di un’infermiera giamaicana, è convinta che, nonostante l’enfasi della scuola su ordine e disciplina, «i bambini qui possono essere bambini». Il suo metodo punta «a rimuovere lo spazio per le piaghe sociali che altre scuole affrontano». Qui, zero bulli.Il motto della scuola è «Knowledge is power. Work hard, be kind», la conoscenza è potere, lavora sodo e sii gentile. E, come nelle caserme, la scuola ha il proprio gergo. Se l’insegnante ordina «Slant!», gli studenti devono sedersi di colpo, a braccia incrociate e volto in avanti. Ma i comandi sono così tanti che i nuovi iscritti devono frequentare un bootcamp di sette giorni prima che l’anno scolastico inizi. «È lì che apprendiamo quanto il rigore faccia bene, e quanto siamo diversi dalle altre scuole», dice fieramente un bambino. IL RIGORE CHE FA BENE Le opinioni sulla scuola sono contrastanti: c’è chi ritiene che la totale dedizione alla disciplina, l’apprendimento meccanico o a memoria siano nocivi (la scuola crede che solo memorizzando nozioni gli studenti possano sviluppare un’opinione informata), che ai bambini non venga insegnato a pensare autonomamente e che perdano la loro spontaneità. La scuola è spesso oggetto di contestazioni, è stata picchettata e distrutta dai manifestanti. A gennaio un hacker ha sostituito su Google Maps il nome dell’istituto con «Prigione comunitaria di Michaela». La reputazione della scuola attira visitatori, giornalisti e insegnanti da tutto il Paese. All’arrivo, agli ospiti vengono consegnate delle istruzioni su come comportarsi: prima di tutto, «Non mostrare incredulità quando gli studenti dicono di amare la loro scuola». Gli alunni, infatti, non danno segni di antipatia per gli insegnanti, piuttosto ne sembrano orgogliosi. E nonostante l’età, molti dicono già che andranno a Oxford o Cambridge. La qualità dell’istruzione è stata definita “eccezionale” in un rapporto di maggio 2017 secondo l’Office for Standards in Education, Children’s Services and Skills (Ofsted) inglese. Ma la vera prova arriverà quando gli alunni, nel 2019, faranno gli esami nazionali, che ogni studente britannico sostiene a 15 o 16 anni. Nei corridoi della scuola sono appesi cartelli con il conto alla rovescia, ma nessuno di loro se ne dimenticherebbe mai, sarebbe un demerito. riproduzione riservata